Roma, 5 ottobre 1999
"Al Presidente del Consiglio capitano ancora scivoloni che paiono dettati dall'ostilità per cio' più che appartiene alla civiltà politica e liberale occidentale.
Il quesito referendario che costituirebbe, per D'Alema, uno » sfregio ai lavoratori - in attesa di farne poi, sempre noi, magari uno anche agli imprenditori - vuole semplicemente allineare su quel punto specifico la legislazione italiana a quella di pressoché tutti i paesi di democrazia politica, liberale o socialdemocratica che sia. La difesa oltre il ragionevole del » posto fisso , di cui pure D'Alema a parole dichiara la scomparsa, assicurata dalla attuale disciplina dei licenziamenti individuali rappresenta un grave ostacolo alle nuove assunzioni, soprattutto dei giovani e delle donne. Il Presidente del Consiglio si informi meglio : noi non chiediamo l'abolizione del principio della » giusta causa nei licenziamenti. Chiediamo, questo si', che qualora il giudice non ne ravveda gli estremi imponga al datore di lavoro non il » reintegro del dipendente ma l'alternativa tra la riassunzione e un congruo indennizzo monetario. Come in tutti i principali paesi europei.
Inoltre, nei paesi di democrazia politica, sta ai cittadini ed al Parlamento, in quanto tali, fissare regole minime di libertà e garanzia per quel che si ritiene di pubblico interesse. Poi, se Sindacati padronali e di lavoratori vogliono aggiungere, in libera sede contrattuale, liberi accordi fra le parti possono sempre farlo. Com'è ad esempio accaduto fra Confindustria e Sindacato dopo che un nostro referendum aveva abolito l'obbligo di legge, per gli imprenditori, di fungere da » esattori fiscali nei confronti dei lavoratori. Quella funzione, oggi, continua e si é anche rafforzata, ma per volontà del sindacato e di Confindustria, che si sono d'altra parte ben guardate dal consultare in proposito le rispettive » basi ".
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