Il direttore Bordin: dopo le campagne fatte, un mare di debiti[la Repubblica 0610/1999]
di Aldo Fontanarosa
ROMA - "Sono preoccupato", dice Vincenzo Vita, sottosegretario alle Comunicazioni (Ds): "Radio Radicale ha fatto fuoco e fiamme per rinnovare la convenzione con lo Stato che le assegna quasi 35 miliardi, da qui al Duemila, per le dirette da Camera e Senato. E ora...". E ora Radio Radicale sta per essere venduta, in parte o addirittura in blocco, come ieri sera la proprietà ha annunciato alla redazione. Il destino delle dirette parlamentari diventa incerto, l' emittente stessa potrebbe trasformarsi nel profilo e nell'assetto proprietario, innescando così un "delicato caso giuridico e politico", pronostica ancora Vita. Il governo valuterà l'applicazione di penalità all'emittente, nel caso interrompa davvero le dirette ma anche se le continuerà sotto una diversa "ragione sociale". In questo delicato passaggio, poi, dovrà trovare giustificazione l' altro contributo di circa 8 miliardi che la radio riceve in quanto organo di partito dei pannelliani.
Massimo Bordin, voce storica e direttore di Radio Radicale, racconta: "Ho chiesto io a Paolo Chiarelli, rappresentante della proprietà di Radio Radicale, di informare ieri la redazione. Stavolta ci siamo, la vendita è prossima, se non imminente. Perché vendiamo? Il nostro movimento ha investito ogni sua energia in "Emma for president", nelle europee, infine nella campagna referendaria e accusa ora un grave ammanco economico". Paolo Vigevano, editore di Radio Radicale, ha calcolato in 30 miliardi la spesa sostenuta solo per raccogliere i 16 milioni e mezzo di firme per i 20 quesiti.
"La situazione è delicata per il passato - continua Bordin - e mancano poi i soldi per continuare la campagna referendaria. A chi vendiamo? Stiamo cercando un editore mecenate, che possa prendere anche solo una quota dell'emittente e tutelarne identità e programmazione. Trovarlo, però, è difficile. Se non lo individuiamo, allora dovremo vendere a un editore commerciale che si prenderà ripetitori, frequenze e licenza, in cambio dei soldi che chiediamo". A metà '97, quando la Rai provò a comprare Radio Radicale per varare un suo canale d'informazione parlamentare, l'emittente pannelliana dichiarò di coprire il 60% del territorio e di raggiungere così il 70% delle famiglie italiane. Gli impianti di diffusione erano 190, capaci di fare sponda con i satelliti lungo due canali audio digitali. Quanto possa valere tutto questo, e quanto la "licenza", è difficile da calcolare. A luglio, Marco Pannella - il cui senso degli affari è proverbiale - azzardò un prezzo record di 110 miliardi. Si ragionerà
, invece, su cifre molto inferiori nel caso di cessione di una quota dell' emittente.
Tace per ora l'organo sindacale della redazione (Cdr). Ma la tensione si taglia a fette tra i 50 dipendenti della stazione radio - sotto choc ieri all'annuncio della vendita - e tra i circa 30 che lavorano nelle società di servizio, cui si devono molti dei collegamenti in diretta.