Roma, 7 Ottobre 1999 "Il Gazzettino" ha ieri ritenuto di dover non informare i propri lettori di una dichiarazione ufficiale del movimento radicale sulle prospettive elettorali e referendarie che incombono nel Nord-est, con particolare riguardo al Veneto.
Tale dichiarazione era firmata da Emma Bonino e Marco Pannella, e dai due parlamentari europei eletti nel Nord-est il 13 Giugno, Marco Cappato e Gianfranco Dell'Alba: conteneva l'annuncio delle posizioni programmatiche e di schieramento in base alle quali radicali e "Lista Bonino" si impegnano sin d'ora ad esser presenti nel e dal Veneto per le prossime elezioni regionali e per i prossimi referendum, oltre che per le non improbabili elezioni politiche anticipate.
La censura che oggi denunciamo, la slealtà e l'incompiutezza -a dir poco- dell'informazione de "Il Gazzettino", non è di oggi. Ma dura e si aggrava da qualche anno. Sull'intera campagna elettorale e su quella referendaria l'ostracismo è stato costante e documentabile. Nei confronti della "Lista Bonino" e del movimento radicale nel suo assieme, questa linea editoriale si è aggravata fino alla provocazione proterva da quando, il 13 Giugno, gli elettori veneti hanno fatto della "Lista Bonino" la seconda forza elettorale veneta. Fino all'episodio di ieri, che non intendiamo lasciar passare sotto silenzio.
Abbiamo scritto: " linea editoriale ". E una linea editoriale è affare degli editori , non di loro dipendenti, che possono essere solamente più o meno zelanti nella loro dipendenza.
E' certo accaduto, apparentemente, che "Il Gazzettino" desse spazio all'informazione. Perfino a quella referendaria. Ma solo quando si trattava di segnalare l'adesione di questo o di quello, o l'ostilità, leale perché pubblica ed esplicita, di altri.
I firmatari della dichiarazione censurata chiederanno ufficialmente un incontro con la società editrice di "Il Gazzettino". Ma, in tanto, e sin d'ora, non ci si meravigli se considereremo questa società, come si rivela essere o operare, come un interlocutore e un soggetto politico, che fa politica, non importa poi tanto se - come sembra- paleo-dorotea rispetto al potere ed a qualsiasi potere, o se d'altra natura.
La "apoliticità" di editori può esistere, certo. Ma come foglia di fico politica dei potenti e strumento di disinformazione antidemocratica e sleale nei confronti dei propri lettori proprio non va. E non ci si meravigli se si opera per togliere quella foglia che copre la nuda verità.