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Conferenza Rivoluzione liberale
Donvito Vincenzo - 15 ottobre 1999
cazzola' cazzoqui'

da Il Resto del Carlino di oggi 15 ottobre, cronaca di Bologna

Le confessioni

di un laico

Caro direttore, gira la voce che la mia candidatura al Collegio 12 desterebbe qualche preoccupazione in ambienti cattolici. Io non posso negare di avere una formazione, una cultura e stili di vita laici. Ritengo tuttavia opportuno ed utile alla chiarezza precisare quanto segue:

1) sul tema delicato dell'aborto io condivido le riflessioni avviate ù come laico ù da Giuliano Amato;

2) per quanto riguarda la questione delle tossicodipendenze, sono tendenzialmente proibizionista;

3) sono attento ai problemi della famiglia, come dimostra la mia attività saggistica e scientifica. Inoltre ho fatto parte di una Commissione incaricata di studiare tale problematica, istituita dal Governo Ciampi (credo che sia stata l'unica) ed ho contribuito alla redazione del Rapporto conclusivo, curando il capitolo degli aspetti previdenziali; 4) sono a favore di una effettiva e competitiva parità tra scuola pubblica e scuola privata. Per quanto riguarda le questioni del Welfare state il mio pensiero è sotto gli occhi di tutti avendo io il privilegio di scrivere per giornali e riviste e di pubblicare libri. Io non sono avversario dei modelli di solidarietà sociale in nome di un pensiero liberista classico che non mi appartiene (la mia è una formazione riformista). Appartengo invece alla fitta schiera di coloro che criticano l'attuale sistema di sicurezza sociale statalista, burocratico, oneroso ed inefficiente, intessuto di interessi corporativi e sindacali, forte con i deboli e debole con i forti, squil

ibrato, maschilista, nemico dei giovani. Questo Stato sociale è non solo economicamente insostenibile, ma è particolarmente iniquo e delegittimato sul piano etico, in quanto non è in grado (e nemmeno si propone) di tutelare chi ha veramente bisogno. Io credo invece che spetti allo Stato fornire l'essenziale ai cittadini. Alla società civile e alle comunità intermedie vanno riconosciuti, però, maggiori spazi di autotutela e di libertà. E soprattutto penso che un modello di solidarietà, moderno ed equo, debba perseguire prioritariamente l'obiettivo della inclusione sociale, della lotta alle povertà e alle emarginazioni vecchie e nuove e debba promuovere la necessaria costruzione di una società multietnica e multirazziale attraverso politiche adeguate di accoglienza e di integrazione. Per molti anni sono stato componente della Commissione povertà presso la Presidenza del Consiglio ed ho lavorato, in verità con poco successo, affinché le politiche sociali si occupassero anche di chi dorme sotto i ponti e di chi

riceve il minimo per vivere dalle meritorie organizzazioni del volontariato e non solo di privilegiare (come avviene oggi) i cinquantenni che fuggono in pensione, magari per dedicarsi ad un'altra attività lavorativa. Questi sono i principi per i quali mi batto da anni in assoluta trasparenza. Pagando di persona, perché occorre molta forza morale per spezzare legami e vincoli con il passato, nel momento in cui si sceglie di servire la propria verità e non la consuetudine dell'appartenenza. Solo per questi valori e per il senso della mia battaglia culturale (che ritrovo attualmente nell'ispirazione antistatalista dei referendum radicali in tema di politica economica, sociale e del lavoro) vorrei essere giudicato, comunque si concluda la vicenda occasionale della candidatura.

Grazie

Giuliano Cazzola

 
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