Confesso che a questo punto, dell'esito del processo palermitano nei confronti di Giulio Andreotti, m'importa poco o punto. Il fatto è che quale sia la sentenza - di colpevolezza o di innocenza - sarà sempre una pagina nera e cupa per la giustizia e questo Paese.
Ma che stato di diritto è mai quello che consente un processo-mostro contro un imputato e che può raggiungere, come a Palermo ha raggiunto, 800mila pagine di atti processuali? Ma chi, e come ( a parte l'ormai mitica, e chissà se umana avvocato Buongiorno) può orientarsi in una simile babele di carte? E' giusto che uno Stato sedicente civile e democratico sommerga e seppellisca un cittadino sotto quella valanga di documenti? Solo i diritti di cancelleria sono astronomici, e si tratta, per inciso di spese non risarcibili, visto che si viene risarciti - a volte - solo per ingiusta detenzione.
Le cifre del processo palermitano nei confronti di Andreotti sono ciclopiche:
250 udienze.
234 testimoni dell'accusa e 116 della difesa.
27 collaboratori di giustizia ascoltati.
Duemila poliziotti e carabinieri che hanno fatto indagini su Andreotti.
49 mesi di processo.
Certo, quello di Palermo non è il solo processo-mostro. Da quello che ha coinvolto Tortora in poi, ce ne sono stati decine e decine. Ma questo di Palermo, data la notorietà del personaggio, assume valore di paradigma. Mi chiedo cosa attendano le organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti dell'uomo a occuparsene e insorgere.
Mi chiedo se i due veri "processi del secolo" (anche sulle definizioni bisognerebbe andar cauti), quello di Norimberga e quello ad Adolf Eichman siano durati forse meno, e meno onerosi in termini di energie e costi. E' uno scempio questo, che va imputato non solo alla procura di Palermo, ma anche all'associazione nazionale dei magistrati, che osserva compiaciuta; al Consiglio superiore della magistratura, che tace compiaciuto, ecc.
A questo punto, ripeto, che Andreotti sia colpevole o meno d'essersi incontrato con Riina a Palermo, o con Badalamenti a Roma, di aver ricevuto vassoi d'argento che non si trovano, e di aver avuto frequentazioni con i cugini Salvo che nessuno documenta, m'importa poco.
In quella bieca patria del kapitalismo ultraliberale che sono gli Stati Uniti, al Prosecutor si fanno le pulci, e gli si ricorda quotidianamente che non può scialare impunemente il denaro del contribuente. In quel Paese sono volgarmente sensibili solo al dio denaro, ma infine danno qualche garanzia in più: il signor John Gotti entra libero in aula e fino al momento prima di essere condannato. Poi quando viene condannato non esce più di cella, al contrario di quello che accade in Italia. Last but not least, loro Cosa Nostra americana sono riusciti a ridurla a organizzazione che non fa più paura neanche ai ragazzini; mentre da noi ogni giorno ci dicono che nonostante è più forte e potente che mai