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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Sergio - 27 ottobre 1999
Andreotti. E' stata una sentenza tutt'altro che scontata e che al tempo stesso contiene un compromesso che c'è ma "non si vede". Poche righe. Asciutte. Per dire "assolto" 530 comma secondo. Non dimostrato a sufficienza che il fatto sussiste. Il senatore Andreotti, al contrario di Bruno Contrada ha goduto oltre che della caducità del fascicolo dibattimentale anche della buona sorte. Non possiamo fare nomi, ma a quanto pare l'ipotesi di condanna questa volta è andata in minoranza "uno contro due". Dopo undici giorni di camera di consiglio, sei anni di iter giudiziario, quattro anni di dibattimento, si assolve una persona senza ravvisare calunnia alcuna. Nessun rinvio di atti. Se fosse stato un 530 "pieno" le cose sarebbero andate forse diversamente. Non so se questo risultato è rassicurante. Mai come prima, occorrerà attendere rigorosamente le famose "motivazioni". I pentiti, viene fanno notare, essendo imputati di reato connesso fanno mettere in conto la loro possibilità di mentire... Dunque, oltre la facoltà
di non rispondere in tribunale, anche quella di mentire o inventare! A Contrada è andata peggio: due contro uno a favore di dieci anni di carcere per concorso in associazione mafiosa. Stesso presidente - stessa sezione. Trentun mesi già passati in solitudine sotto regime di carcerazione preventiva molti dei quali passati in un carcere borbonico appositamente riaperto per l'ex Capo della Mobile di Palermo. La sentenza letta da Ingargiola non "restringe" per la prima volta nemmeno la giurisprudenza sul c.d. 192 (univocità collaboratori) come qualcuno ha scritto. Grazie a quella "variegata" giurisprudenza della Cassazione, i giudici della quinta sezione, non avranno problemi.

Forse ha ragione Coppi quando parla di "impietosità" del tribunale penale. La mente, al difensore di Andreotti, andava a Perugia, dove c'era una corte "all'americana" di giudici popolari.

E poi il "clima". Lombardini, Caponnetto, il Generale Delfino, Scalfaro. Leggete e rileggete le interviste del "Day After". Caselli ha avuto un potere di influenza totale in questi anni su tutto il Palazzo di Palermo? Su tutta la magistratura del capoluogo siciliano requirente e giudicante, GIP inclusi? E' su questo che dobbiamo forse discutere, altro che autonomia dei giudici e "suggeritori". Adesso i magistrati di Palermo sono improvvisamente diventati "indipendenti" e nati a Berlino. E prima?

Ho ipotizzato la terza via derubricata, è vero. Ho anche detto (e scritto) che razionalmente Andreotti in questo processo andava assolto. Nel voler pensare con le teste di Palermo, è sfuggito un passaggio. La capacità di adattarsi oggi allo scirocco, domani alla tramontana e dopodomani al maestrale (vedi "ipse dixit" e Vizzini precedenti). Vedremo. Già si parla di venti di guerra da Caltanissetta: da accusatori ad accusati. Tutto questo è un pò nauseante. Anche questa sentenza lo è in parte, non perchè sono stato "colpevolista" o "innocentista" ma perchè a Palermo c'è sempre pronta la festa, la farina e la forca...

 
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