CATTOLICI O NO, LASCIATECI SCEGLIERE I NOSTRI
MAESTRI
Quest'ultima è assai spesso »privata , nel senso che la sua esistenza
soddisfa solo interessi di singoli insegnanti incapaci a spese e danno
dei giovani, delle loro famiglie e della collettività tutta intera.
Sopravviverebbe l'unica distinzione rilevante in materia di scuole:
quella fra scuole serie, statali o meno, e scuole poco serie. Le prime
sono pubbliche per definizione, perché la loro attività soddisfa un
interesse generale, le seconde rappresentano solo una passività per il
Paese, che non potrebbe che benificiare della loro eliminazione. Nel
sistema del buono-scuola, le scuole che riuscissero a soddisfare
meglio le esigenze dei giovani, conquistandosi una reputazione di
serietà, vedrebbero le loro entrate accrescersi e sarebbero in
condizione di espandersi; le altre dovrebbero migliorare la qualità
dell'insegnamento per non correre il rischio di restare senza studenti.
Gli insegnanti più motivati e qualificati sarebbero molto richiesti e
vedrebbero i loro stipendi crescere a ricompensa della loro
professionalità e del loro impegno, quelli meno solerti o qualificati
avrebbero un incentivo ad impegnarsi di più, pena la loro esclusione
dall'insegnamento. Alle scuole verrebbe consentito, nel rispetto di
standard minimi e non discriminatori predeterminati, di adeguare i loro
programmi alle esigenze dei giovani ed a quelle della vita e del nostro
mondo in continua evoluzione.
Un tale sistema garantirebbe la libertà di scelta a tutti, anche ai meno
abbienti, senza aggravi di spesa per lo Stato e con vantaggi in termini
di equità. La concorrenza fra scuole, resa possibile dall'estensione
della libertà di scelta a tutti, fornirebbe un incentivo ad una maggiore
efficienza del sistema scolastico. Infine, la più ampia libertà di scelta e
la concorrenzialità del »mercato dell'istruzione costituirebbero
adeguata garanzia contro i rischi dell'indottrinamento, tutelando la
libertà. Il »buono segnerebbe la fine del quasi-monopolio pubblico nel
campo dell'istruzione, che è caratteristico di tutti i regimi totalitari.
Questo spiega la viscerale opposizione alla proposta da parte delle
sinistre tutte (vetero, post, o catto-comuniste), che a parole
criticano la statalismo ma poi si rifiutano di accettare proposte
alternative: separare la fornitura di un servizio, che va sottoposta al
controllo della concorrenza, dal suo finanziamento, che può anche
essere realizzato con le imposte, significa infatti abbandonare i vecchi
miti dell'assistenzialismo di Stato. Non si può chiedere tanto a chi fino
a dieci anni fa considerava la Germania comunista un modello da
imitare.