Si tratta di due cose nettamente distinte. La Chiesa non mira certo a scuole libere, ma a sanare i deficit in cui versano i suoi istituti. Il colmo è che vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Vuole i contributi dallo Stato rivendicando di svolgere un servizio pubblico: solo che poi questo servizio lo gestisce a suo modo, scegliendo docenti e alunni.Non so se sia praticabile la politica del bonus scuola (le cifre dovranno essere consistenti, perché altrimenti sarebbe una farsa). So che il bonus non è ciò che chiede il Vaticano, anche perché esso costringerebbe gli istituti confessionali alla concorrenza con scuole non statali d'altro tipo.
So pure che la concorrenza pubblico/privato in questo ambito non produrrebbe effetti positivi: quale privato aprirebbe scuole in zone disagiate? Alla fine le situazioni problematiche si scaricherebbero solo sugli istituti statali, facendone scuole di serie B o Zeta.