E' molto interessante, il dibattito che si sta sviluppando tra noi in questi due giorni a proposito della scuola pubblica, privata, dei finanziamenti da assicurare ecc.
Sarò radical-retrò, e chiedo scusa a chi invece può esibire lombi di liberal-liberis-libertarismo dei miei, che evidentemente non mi sono sufficientemente depurato da pericolosi germi di statalismo. Sommessamente, e di notte, quando nessuno mi poteva vedere,per non rischiare di finire a Cuba con Bandinelli (Castro più Angiolo giustificherebbe il suicidio; e disposto al massimo ad andare a Porto Rico, sono andato a rileggermi alcune pagine scritte, tanti anni fa, su una rivista del buon tempo antico, "La Prova Radicale", il fascicolo 10-11-12 che pubblicava la quarta puntata di una inchiesta di Silvio Pergameno: "La 'roba clericale': la scuola". Lo segnalo in particolare al mio amico Luigi Rintallo: "Statistiche alla mano possiamo ben affermare che esiste in Italia soltanto una scuola pubblica e una scuola cattolica e che tutto il discorso sulla cosiddetta 'libertà della scuola', sul cosiddetto 'pluralismo scolastico', in concreto riguarda la sola scuola dei preti; non esiste in altri termini nel nostro Paese
, ed è senza dubbio una limitazione con lontane implicazioni nel nostro passato controriformistico, altra scuola espressa dalla società civile; con poche eccezioni, come gli asili montessoriani, che rappresentano comunque fenomeni limitati"(pag64).
E ancora: "Sviluppare la scuola confessionale, condizionare comunque la scuola pubblica e infine sfruttare al massimo l'apparato statale: si tratta di una 'filosofia' sostanzialmente identica a quella della politica assistenziale(pag.67).
Mi spiace non poter trascrivere l'intero articolo: sono 17 pagine formato "Panorama" più prospetti. L'articolo è stato pubblicato nel 1973. Mi permetto di credere che la situazione sia perfino peggiorata, rispetto allora.
Radical-retrò impenitente qual evidentemente sono, non trovo superata l'analisi di Gaetano Salvemini, sebben sia del 1907 (in occasione del congresso nazionale degli insegnanti medi):
"La politica scolastica del partito clericale non può essere in Italia che una sola: deprimere la scuola pubblica, non far nulla per migliorarla e più largamente dotarla; favorire le scuole private confessionali con sussidi pubblici, con sedi d'esami, con pareggiamenti; rafforzata a poco a poco la scuola privata confessionale e disorganizzata la scuola pubblica, sopprimere al momento opportuno questa e presentare come unica salvezza della gioventù quella. Programma terribilmente pericoloso, perché non richiede nessuno sforzo di lotta aperta ed attiva, ma solo una tranquilla, costante inerzia, troppo comoda per i nostri burocrati e per i nostri politicanti, troppo facile per la oligarchia opportunista che ci governa".
C'è poi la "marginalissima", "banalissima" questione della Costituzione. Forse sarò maniacalmente attento alle forme, ma non capisco perché si continua a glissare.
Il terzo comma dell'articolo 33 è chiarissimo: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato".
Coloro che, clericali o liberal-liberist-libertari più di me, questi oneri vogliono che ci siano, per prima cosa dovrebbero chiedere che quel comma sia cancellato o modificato. E' una "piccola" questione di forma, ma si sa: la forma è sostanza. O non più?