Sulla carta sarei per la parita' scolastica, sopratutto per dare ai genitori la liberta' di scelta di dove portare il proprio pargolo.Dall'altro canto la scuola pubblica, traviato dalla mia esperienza che reputo positiva, mi lascia delle speranze che l'efficentismo dei privati annulla.
Voglio dire, ci sarebbero ancora scuole umanistiche ?
a quale scopo ?
l'unico introito per i privati sarebbe la retta della scuola, mentre nelle scuole tecniche, confindustria, la piaggio o chi per loro avrebbero anche l'interesse a formare dei tecnici, appunto, da utilizzare nel proprio circuito produttivo.
Qui il Perduca potra' elencarmi, senz'altro un congruo numero di mecenati anarcocapitalisti di sua conoscenza.
E' vero, chi oggi esce dalla scuola pubblica non sa fare nulla di attinente al mondo del lavoro, quel che e' peggio non sa neanche cercarselo un lavoro, e' risaputo pero' che chi esce da una scuola specialistica anglosassone sa tutto sulla storia del bullone e sulla chiave inglese ( nazionalisti ) ma se ad un americano si chiede dove sta la francia magari risponde che e' in africa.
Sara' un attacco di radical retro' alla Vecelio ma la casualita' delle tendenze dei prof in una scuola pubblica e' affascinate piu' di decidere di portare un figlio di leghisti in una scuola leghista.
So bene che questo riguarda me e non posso ne voglio imporlo ad altri.
Giorni fa, Cinzia Caporale ha intervistato un ricercatore dell'universita' di pisa, non ricordo il nome, autore di un libercolo sul non liberalismo delle societa' liberali, e se ho ben capito si metteva in risalto il conformismo che dall'apparente liberta' di scelta scaturiva.
Questo discorso introdotto nella scuola mi ricorda molto la societa' giapponese dove ad un bambino viene insegnato a competere fin dalla nascita .
Ma poi perche'?