Faccio una premessa: non sono schierato a favore della cosiddetta scuola privata né mi convince appieno la proposta del buono scuola (anche se sarebbe indispensabile affrontare il tema senza ideologie): Continuo a preferire un sistema scolastico ad ampia presenza pubblica. Per varie e molteplici ragioni: in primo luogo per la storia (laici-cattolici) e per i gravissimi deficit di sviluppo economico e civile del nostro paese. Detto questo, mi pare (e continuo ad essere convinto) che la questione centrale del sistema di istruzione sia l'organizzazione del lavoro e della professione docente: senza un'organizzazione del lavoro efficiente non ci sarà scuola pubblica, privata, mista, intermedia, comunitaria, cattolica, laica o islamica decente. E qui ci riattacchiamo alla questione della libertà di insegnamento del docente. Caro Strik, non mi convince la teoria di una diversa libertà fra scuola pubblica e scuola privata che sottintende una ineliminabile differenza dei due modelli: la scuola privata può "licenziare" (con tutte le ovvie cautele e limitazioni) e quindi può organizzare più efficacemente i "fattori di produzione", la scuola pubblica per definizione no. E non sono d'accordo neppure che la scuola pubblica non debba avere un proprio progetto educativo. E' esattamente questa ideologia di una "neutralità" dell'istruzione (che fa ideologicamente, ontologicamente e gnoseologicamente come direbbe Vernaglione, il paio con la "neutralità" della magistratura in particolare del pubblico ministero) che non mi trova minimamente concorde. La scuola pubblica ha ovviamente il suo progetto educativo: bisogna stabilire se a definirlo deve essere il compromesso "di regime" fra insegnanti (e loro rappresentanze sindacali) e burocrazia ministeriale oppure i genitori (con i loro organi elettivi di governo scolastico) o altri soggetti (la fantasia non é mai troppa). E ovviamente bisogna stabilire se esiste un progetto educativo dell'intero sistema scolastico pubblico oppure una ampia pluralità di progetti educativi nel sistema
pubblico. Attualmente sotto la menzogna della sedicente libertà di insegnamento esiste un orientamento educativo egemone nel mondo scolastico ben rappresentato dai libri di testo, dai programmi ministeriali e dall'ideologia dominante degli insegnanti (che esiste, anche se certi astinenti intellettuali organici fanno finta di non saperlo, esattamente come gli ideologi del giustizialismo alla Mani Pulite). E' giusto, é efficiente, é accettabile tutto questo, oppure per "salvare" la scuola pubblica non sarebbe indispensabile cmabiare decisamente registro? Per esempio, che so, si potrebbe dare vero autogoverno agli istituti e vero potere di decisione (budget, tasse scolastiche e organizzazione del lavoro quindi possibilità di "licenziamento" compresa) ai consigli dei genitori. Per esempio.
Certamente la scuola privata ugualmente, in funzione del proprio progetto educativo, deve potere organizzare i "fattori produttivi" (Nb: mi dispiace per i docenti ma anche loro sono come qualsiasi lavoratore intellettuale o manuale "fattore produttivo") liberamente. Ovviamente anche in questo caso con le cautele e le limitazioni indispensabili per garantire i diritti civili del lavoratore (sorry, del docente).