Del 4 /11/99 pag.1UNA PROPOSTA ANTIPROIBIZIONISTA
di Rita Bernardini
Ci risiamo con l'allarme ecstasy! Accade ogni due o tre mesi da almeno 5 anni, basta passare in rassegna i quotidiani italiani. Il segnale di pericolo è lanciato oggi dal Corriere della Sera, dopo la morte di un ragazzo in Lombardia. C'è da scommettere che nelle prossime ore tutti i mezzi di informazione saranno mobilitati a raccogliere le opinioni di preti e di responsabili di comunità, le testimonianze di giovani e giovanissimi, i pareri di medici e politici di governo e d'opposizione. Tutti la penseranno allo stesso modo, ma non importa, saranno le sfumature a fare il dibattito nei salotti di Vespa perché sulle inezie, frutto della stessa impostazione proibizionista, tutti si accapigliano: occorre dare voce al coro dei proibizionisti dove il massimo dell'originalità è rappresentata da chi propone spot per convincere gli adolescenti a non assumere sostanze stupefacenti. Spot che non hanno finora sortito alcun effetto se non quello di pubblicizzare lo sponsor e cioè la "Presidenza del Consiglio dei Ministri
".
In realtà nessuno vuole ammettere che la guerra alla droga è fallita e continua a seminare morte e criminalità grande, piccola e micro. Gli stessi che periodicamente provano a proporre misure di riduzione del danno, come la somministrazione controllata di eroina, precisano sempre - andiamo a rileggerci, per esempio, le dichiarazioni di Caselli - che però sono contrari alla legalizzazione delle droghe e, comunque, le loro deboli prese di posizione sono presto sommerse dal coro della proibizione e della repressione. Che il mercato mondiale delle sostanze illegali produca ricavi da "sballo" ed esentasse pari all'8% del totale del commercio internazionale; che nonostante la guerra alla droga e gli ingentissimi investimenti degli stati per ingaggiarla, solo una piccolissima percentuale delle sostanze venga sequestrata; che la mobilitazione della polizia e degli eserciti in tutto il mondo non arresta l'ingresso della droga nemmeno nei luoghi dove dovrebbe essere più difficile la penetrazione come caserme e carceri
, sono fatti concreti che non suscitano dibattito, che non fanno riflettere. Il dibattito, il confronto che i radicali propongono da anni fra proibizionismo e antiproibizionismo è semplicemente vietato, tabù. Di fronte a questo muro di ignoranza e di superstizione i radicali hanno persino tentato la strada degli arresti attraverso azioni di disobbedienza civile per poterne discutere almeno nelle aule dei tribunali, ma anche su questo tentativo di aprire il confronto e il dibattito attraverso il clamore dei processi che vedono alla sbarra l'intera classe dirigente radicale, è calato il muro del silenzio dei mass media, nonostante le delibere della Commissione Parlamentare di Vigilanza che invitavano il servizio pubblico ad occuparsi delle tematiche sollevate dai radicali..
Accadrà così che il prossimo 16 novembre per il leader dei radicali Marco Pannella ci sarà la seconda sentenza per cessione gratuita di hascisc, dopo la condanna per i fatti di porta Portese del 1995. C'è da scommettere che non importa quale sarà l'esito, condanna o assoluzione, nessun dibattito sarà affrontato dai mezzi di informazione e tutt'al più sarà dedicato qualche secondo nei TG per parlare della "singolare protesta dei radicali". Credo sia giunta l'ora per i radicali e i veri liberali di riflettere, per le loro azioni future e per la loro strategia politica, su un fatto indiscutibile: più le loro ragioni sono forti, più devono essere negate, taciute, ignorate e possibilmente tumulate.