Siccome io sono/sarei uno di quelli contrari all'obbligo scolastico, con alcuni distinguo legati ai tempi dell'eventuale riforma, eccomi qua a cercare di esprimere un paio di opinioni per vedere che reazioni si hanno tra i conferenzieri. e ora che si e' pure citati alla radio, forse la partecipazione potrebbe farsi anche piu' onorevole.
Come avevo cercato di dire in un altro intervento, ma andando a ritroso, mi sono accorto che alcuni interventi mi sono rimasti nel computer... anche l'educazione e' un mercato. non mi pare di poter arrivare a dire che vi sia o debba essere un diritto in materia -sicuramente non un diritto alla scuola semmai un diritto all'istruzione - senza farmi violenza... ma non tempo confronti sul mercato:)
Naturalmente, in paesi come gli stati uniti oppure l'inghilterra, tanto per fare sempre gli stessi esempi, dove esiste un mercato che e' assai piu' libero che in altre parti del mondo, dove il pluralismo, orribile termine pidiessino, non e' stabilito per legge, ma deriva dalle basilari leggi della domanda e dell'offerta, la scuola e' vista come una tappa fondamentale e fondante del futuro, della carriera, di un individuo. Da qui il privilegiare alcuni aspetti del processo educativo per poi, col passare degli anni, accentuare la specializzazione. (questo solo per fiorettare con il compagno russo)
Non so se esistano studi per cui l'apprendimento di materie umanistiche sia propedeutico a qualsiasi altro tipo di studio, oppure se per fare l'ingegnere elettronico serva solo o soprattutto la matematica... certo e' che se fossero veri entrambi i casi, di qualsiasi materia si tratti avere pessimi insegnanti mette in crisi una formazione capace di far esprimere l'individuo per quelle che sono le sue passioni i suoi interessi e quindi potergli consentire la ricerca della felicita' (bello no?).
La qualita' dell'offerta scolastica, come in genere la qualita' di molti beni e servizi e' difficilmente controllabile da un'entita' o autorita' terza, piu' semplice e fattibile e' poter ricorrere ad istituzioni non parte in causa, of corse, nel giudizio di dispute relative alla corresponsione di un servizio di qualita' non corrispondente al prezzo pagato. Ma, avere un istituzione che dice a che eta' iniziare, cosa studiare e per quanti anni, un'istituzione che fissa gli orari e le stagioni, pure il colore del fiocco da mettersi al collo non mi pare cosa augurabile e di sicuro non mi pare cosa funzionale ne' in teoria, ne' in pratica (e il sistema scolastico italiano occupato manu militari da preti e comunisti da oltre 40 annni).
L'educazione e' un mercato, e sicuramente un mercato al momento non solo non libero, ma anche malamente gestito nella sua pubblicita' egalitaria, e questo sempre e solo perche' abbiamo in mezzo lo stato....
Un paese come l'italia, potrebbe eccellere in istituti di vario tipo che si interessano di arti: architettura, restauro, storia dell'arte, giardinaggio, agricoltura, pittura, scultura, musica antica e moderna, design, moda, culinaria, enologia, turismo e sai quante ancora, ebbene questo tesoro, perche' di vero e proprio tesoro si tratta, che in un paio di migliaia di anni di civilta' i nostri antenati sono riusciti a mettere insieme, non viene per niente sfruttato dai nostri governanti e/o dai nostri liberi docenti.
E fondare istituti universitari, oppure scuole specializzate solo in questi campi, potrebbe attrarre cittadini di altri paesi, creare posti di lavoro in quantita' creare un indotto incredibile per la pubblicizzazione, l' accoglienza, tramite le nuove tecnologie potrebbe essere messo a disposizione online per un mercato ormai in crescita esponenziale, quello di internet, eccetera eccetera, ma tutto questo non si fa perche' si hanno leggi, in italia, che obbligano i bambini ad andare a scuola e che, in caso di diserzione, prevedono addirittura l'impiego della forza pubblica....
Quindi mettiamo da parte, i francesi direbbero nel cesso, gli obblighi e rilanciamo ancora una volta le liberta', la priorita' sicuramente non e' abolire l'obbligo di scolarizzazione, ma il valore legale dei titoli di studio, pero' ogni tanto prendere in considerazioni tutte le "storture" (sorry) italiane serve a rendersi conto di quanto radicali debbano essere i cambiamenti in questo cacchio di paese.
eja eja agora'!