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Partito Radicale Centro Radicale - 5 novembre 1999
Tibet/Cina/Panchen Lama

Il mistero del piccolo Budda

"La Cina ha ucciso il bimbo erede del Dalai Lama"

Esuli tibetani denunciano: Pechino ha eliminato la reincarnazione del decimo Panchen

di RENATA PISU

La Repubblica, 5 novembre 1999

LA DENUNCIA viene da un gruppo di esuli tibetani. Il cadavere di un bambino dell'età di circa dieci anni sarebbe stato visto in una prigione della città di Lanzhou, nella provincia cinese del Kansu, poco prima che venisse introdotto nel forno crematorio. Quel bambino non è un bambino qualunque, sarebbe infatti la reincarnazione dell'ultimo Panchen Lama, quindi la seconda autorità spirituale del buddismo tibetano, secondo in scala gerarchica soltanto al Dalai Lama.

Fu proprio il Dalai Lama, come è da sempre tradizione in Tibet, a riconoscere, nel 1995, in un bambino di sei anni di nome Ghedun Choeky Nyima, la reincarnazione del decimo Panchen Lama, morto nel 1989 in circostanze ancora non chiarite e che forse non lo saranno mai per l'intreccio perverso tra politica e religione che caratterizza ormai da decenni la storia dei rapporti di forza tra Cina e Tibet. Le autorità di Pechino hanno comunque immediatamente smentito la notizia della morte del piccolo dichiarando che Ghedun vive sano e tranquillo con la sua famiglia. Dove, però, non è dato saperlo, nessuno lo sa. Recentemente ho chiesto al Dalai Lama, in visita a Roma, se avesse notizie del bambino da lui prescelto. Mi ha risposto che non aveva nessuna notizia, che non sapeva se vivesse con i genitori o fosse in isolamento, e che era molto preoccupato per la sua sorte. "Penso che possa correre seri pericoli, temo per la sua incolumità e vorrei chiedere alla comunità internazionale di aiutarci a difendere la sua inte

grità fisica e psichica".

Ma ormai, se la notizia divulgata ieri corrisponde a verità, è troppo tardi. Comunque i Parlamenti di diversi paesi, tra cui quello europeo, si erano già espressi in proposito nel 1996, condannando la Cina che aveva intensificato la repressione nei confronti dei monaci che avevano collaborato con il Dalai Lama (il quale non può mettere piede in Tibet) nella ricerca del reincarnato e chiedendo la liberazione del nuovo Panchen Lama e della sua famiglia che Pechino aveva praticamente sequestrato. Anche Amnesty International aveva lanciato una campagna sul caso di quello che si può definire "il più giovane prigioniero politico del mondo", un bambino pericoloso per la Cina perché i fedeli tibetani avevano già posto sui loro altari domestici l'unica fotografia esistente di Ghedun Choeky Nyima. Inutili erano stati gli articoli denigratori diffusi dall'agenzia di stampa Nuova Cina sul bambino che, stando a uno dei numerosi dispacci, sarebbe stato visto "affogare con le sue mani, per puro divertimento, un cagnolino,

crimine imperdonabile per il buddismo"; e suoi genitori che non erano "persone pie e oneste ma speculatori che cercavano di trarre profitto dalla situazione". Per i fedeli tibetani quel bambino era, è, l'undicesimo Panchen Lama.

Per le autorità cinesi è invece un bambino qualunque perché la "vera" reincarnazione del Panchen Lama è stata scelta dal Partito Comunista Cinese, è una "reincarnazione" di regime. Nel novembre del 1995, pochi mesi dopo l'identificazione del reincarnato riconosciuta e proclamata dal Dalai Lama, le autorità cinesi hanno infatti convocato una sorta di conclave a Pechino per scegliere il "loro" Panchen Lama. Sotto la direzione dei più alti funzionari del Partito, sono stati messi in un'urna d'oro tre biglietti con su scritti i nomi di altrettanti eleggibili, e poi si è proceduto all'estrazione, seguendo un costume che gli imperatori dell'ultima dinastia manciù avevano tentato di imporre ai tibetani per la scelta dei Dalai e dei Panchen Lama.

E' risultato vincitore di questa lotteria buddista-comunista, un bambino di sei anni di nome Gyaincain Norbu del villaggio di Nagchu, figlio di una coppia di funzionari locali del Partito comunista. Come dire che le vie della Reincarnazione sono infinite. Tuttavia anche questo bambino è da considerarsi vittima innocente di una politica talmente cinica da risultare grottesca: infatti è estremamente malvisto dalla popolazione tibetana che lo considera un usurpatore e così non può vivere in Tibet ma viene educato a Pechino, non si sa in quale scuola, non si sa su quali sacri testi.

Sostiene Piero Verni, studioso della cultura tibetana, che la situazione, se non ci fossero di mezzo vittime innocenti, sarebbe davvero ridicola. "Che uno Stato come quello cinese, che si dichiara ateo fin nel suo dettato costituzionale, possa non solo creare un comitato governativo per la ricerca di una incarnazione - pratica alla quale ha detto più volte di non credere e, anzi, di considerare dannosa -, ma anche stabilire per legge che l'approvazione finale della scelta del nuovo Panchen Lama spetta unicamente al governo e al Partito Comunista è qualcosa di orribilmente grottesco. E la dice lunga su cosa intenda Pechino quando afferma che i tibetani godono della più ampia libertà religiosa".

In queste ore la tensione sta salendo in Tibet e nelle regioni abitate da popolazioni tibetane. La polizia cinese avrebbe aperto il fuoco sui manifestanti durante una protesta svoltasi nella città di Sarze, nel Sichuan, alla quale avrebbero partecipato oltre tremila persone, manifestazione indetta per protestare contro l'arresto di tre monaci accusati di avere avuto contatti segreti con il Dalai Lama. Ora che si va diffondendo la notizia della morte in prigione del piccolo Ghedun, notizia che Pechino smentisce anche se resta da chiarire perché mai dovesse trovarsi in prigione un bambino di dieci anni, fosse o non fosse il Panchen Lama, si teme che la situazione possa peggiorare, provocando quello spargimento di sangue che il Dalai Lama tenta di evitare predicando la via della moderazione e della non-violenza.

 
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