Bruxelles, 4 novembre 1999
DIBATTITO SULL'IMPIEGO IN EUROPA INTERVENTO DI MARCO CAPPATO
Cappato (NI). - Signor Presidente, noi siamo chiamati a discutere sulla proposta di istituire un comitato per l'occupazione. Spesso le istituzioni di comitati, in realtà, sono soluzioni che vengono adottate proprio quando non si vuole affrontare un problema o non si hanno la capacità, il potere, la base giuridica per affrontarlo. Io credo che questo sia, in realtà, il primo problema che abbiamo di fronte, il problema cioè di chi decide in materia di politiche per l'occupazione. Abbiamo già detto che a Colonia il Parlamento europeo è stato tenuto quasi completamente fuori; io credo che, almeno, visto che già le politiche a livello europeo in materia di occupazione sono politiche di suggerimento, di indicazione, di spinta di coordinamento tra gli Stati membri -_quindi non c'è un vero e proprio potere effettivo e decisionale, ciò che credo sia una cosa, tutto sommato, positiva in nome del principio di sussidiarietà, bensì un potere alquanto limitato -_il Parlamento dovrebbe essere pienamente coinvolto. Un comit
ato, invece, un comitato apolitico rischia, appunto, di essere una camera di compensazione dove si cerca di togliere la drammaticità del dibattito, di trovare alternative politiche che esistono in nome di un consenso, appunto, neutro e apolitico, che in materia di occupazione credo non sia possibile trovare. Il sistema dei comitati, della concertazione e del dialogo sociale non deve diventare sostitutivo delle prerogative parlamentari. Non lo deve diventare a livello europeo ma non lo deve diventare, ovviamente, neanche a livello nazionale perché quando c'è il dialogo sociale -_che in realtà consiste nel dialogo tra i grandi sindacati dei lavoratori, spesso dei settori più tradizionali dell'economia, e la grande impresa -_sono spesso dei dialoghi, delle cooperazioni, delle concertazioni che hanno il risultato di escludere chi oggi resta a margine dei sistemi economici europei, cioè i disoccupati, gli immigrati, i condannati, appunto, a restare fuori dal sistema degli insider, quelli che si trovano fuori dal
sistema del lavoro garantito. E, infatti, c'è un grande assente nelle indicazioni sulle politiche in materia di occupazione, e questo grande assente è l'immigrazione. Noi dovremmo in realtà, come Unione europea e come Stati membri, avere il coraggio di chiedere e di promuovere l'ingresso di centinaia di migliaia di persone che, oggi, soltanto venendo dall'esterno dell'Unione europea possono coprire i lavori a più alto tasso di innovazione, perché non è soltanto la formazione della manodopera, della forza lavoro attualmente esistente all'interno dell'Unione europea che lo può fare. Una politica quindi coraggiosa e attiva in materia di occupazione e di immigrazione è quello che può aiutare l'occupazione all'interno dell'Unione europea.