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Radio Radicale Sergio - 13 novembre 1999
Intervista a Vasco Rossi [Il Manifesto, 12 Novembre 1999]

Fa più male l'ecstasy o l'imbecillità?

Intervista all'esperto, parla Vasco Rossi: "C'è un clima da caccia alle streghe"

- LIVIO QUAGLIATA -

Si è sempre dichiarato "tossico indipendente". Ha sempre detto (con Keith Richards) di non aver "mai avuto problemi con la droga, semmai con la polizia". Ha cantato il fegato spappolato a generazioni di adolescenti, e molto, molto difficilmente verrà chiamato dal governo a fare da testimonial - come Jovanotti e Ligabue - della prossima campagna antidroga. E' per queste ragioni che intervistiamo la rock star Vasco Rossi.

A Brescia è morto un ragazzo. Giornali e governo hanno scoperto l'ecstasy. In qualità di esperto, come commenti questi due fatti?

La prima cosa che mi sento di dire è che ho due figli e capisco il dolore dei genitori di Jannick Blesio. La seconda è che ogni volta che un ragazzo muore è una disgrazia vera, una tragedia. La terza cosa che devo dire, però, per onestà, è che secondo me Jannick è un'altra vittima del proibizionismo. E ti spiego. Le droghe che si trovano in giro spesso sono sostanze avariate. E se circolano - e circolano di brutto, cioé benissimo - dobbiamo ringraziare proprio il proibizionismo.

Se il proibizionismo fosse stato capace di eliminare le droghe dalla faccia della terra, allora saremmo tutti d'accordo. Il problema è che non le elimina, le fa solo circolare avariate ingrassando la mafia.

Tu che giudizio dai dell'ecstasy?

Io ne ho sempre avuto un certo timore, perché non so mai da quanto tempo le pasticche girano nelle tasche di quello che me le dà. Perciò quando ho preso l'ecstasy l'ho sempre fatto con uno stato d'animo non tranquillo.

Che cosa si dovrebbe fare?

In Olanda, ad esempio, o in Svizzera, si sono fatte esperienze diverse, tipo mettere le sostanze sotto controllo vero: si sa che cosa c'è dentro, che cosa si prende e soprattutto c'è una data di scadenza sopra. Io credo che questa sia una maniera più civile di limitare i danni e di affrontare un problema che è molto, molto complesso. Per alcuni troppo complesso. L'altra sera in televisione, per esempio, vedevo Fini, Gianfranco. Diceva che il tossicodipendente, in quanto tossicodipendente, è una persona che non ha alcun ritegno, alcuno scrupolo a far battere sua madre per 50 mila lire. Bene. Fini dimentica, in modo secondo me criminale, che sono le 50 mila lire il problema, e non la droga in sé. Non è la droga che ti toglie tutti gli scrupoli, ma è il bisogno dell'eroina e il suo costo, le 50 mila lire per comprarti la roba. Fini ha detto anche che se al drogato si desse l'eroina gratis, o controllata, come stanno sperimentando in Svizzera, il tossicodipendente non andrebbe a prendersela perché si vergogna di

essere un tossicodipendente. Beh, questa è bella. Secondo me è Fini quello che si dovrebbe vergognare, vergognare di esistere, perché è per colpa di gente come lui che i tossici sono ridotti a stare in mezzo a una strada. E poi qualcuno spieghi a tutte queste persone che antiproibizionismo non vuol dire distribuzione indiscriminata e gratuita di droga da parte dello Stato. Ma regolamentazione e controllo delle sostanze. Così come mi controlli la scadenza del latte, mi vuoi controllare per favore se mio figlio va in giro e si compra una pastiglia scaduta?

Come definiresti la droga?

Guarda, la droga è sempre quella che prendono gli altri, mai quella che prendi tu. Nel senso che l'alcol, il caffé, la nicotina, sono droghe o non sono droghe? Quanti morti fa la nicotina? quanti ne fa l'alcol? Vogliamo cominciare a distinguere? C'è la droga pesante e quella leggera, se non si fa questa distinzione diventa più facile passare da una all'altra. Di marjiuana non si muore. Di eroina si muore, e in fretta. Di alcol si può morire in fretta ma non tanto. Dell'anfetamina è più corretto dire che ti fa stare bene prima, poi dopo però ti dà dei gravi effetti collaterali, fisici e psichici. In tutti i casi io credo che quelli che prendono l'ecstasy sanno che cosa stanno facendo. Per esempio sanno che gli si svolta una serata. Quello che non sanno è che cosa ci sia dentro quella pastiglia, se è scaduta o meno, e questo grazie alla logica del proibizionismo che consente di mantenere un florido mercato nero di tutte le sostanze pericolose fuori da ogni controllo. E a quelli che dicono che il mercato nero e

sisterebbe ugualmente, rispondo: non vedo in giro un grande mercato nero dell'alcol.

Secondo te perché l'"emergenza" è scattata proprio ora?

Io credo che sia un po' per il clima elettorale che c'è già nell'aria. Mi sembra che si sia scatenata una caccia alle streghe e al voto. E poi avevano sottovalutato il problema, ha detto, bontà sua, la Jervolino. Io credo che lo stiano sempre affrontando a rovescio.

Anche i giornali e le tv? I ragazzi non vengono informati come occorrerebbe?

Sinceramente non si risponde a un problema di questo tipo agitando lo spauracchio dell'ecstasy che uccide. Ripeto: uccide di più il proibizionismo della droga in sé. E poi non è dicendo a un bambino che c'è l'uomo nero fuori dalla porta che lo educhi. Io mi chiedo chi di questi grandi giornalisti non ha mai preso dell'anfetamina, che so, per studiare. Mai sentito parlare di Plegine, o di Deadine? E allora la smettano di criminalizzare ragazzi che una volta a settimana vanno a ballare, solo perché bevono un po' di più o mangiano qualche pastiglia. Quando parlo di informazione corretta, dico che per mio figlio preferirei un mondo dove anche le pastiglie di ecstasy fossero vendute in farmacia, sotto controllo medico, con sopra scritto che cosa c'è dentro e quando scadono. Come preferirei che - se un giorno dovesse fare la scelta di farsi delle pere di eroina - se le potesse fare in casa, e l'eroina costasse 20 lire.

Forse i giornali pensano alle famiglie...

Appunto. Io capisco perfettamente i genitori, gli muore un figlio ed è una tale tragedia che chiedono aiuto a tutti, anche allo Stato. Però, a costo di essere sgradevole, chiariamo un concetto: lo stato non deve fare il genitore. E lo stesso genitore deve fare il genitore fino a che può e togliersi dalla testa che tutto dipende da lui, perché non è neanche lui il vero responsabile fino in fondo dell'educazione del figlio. C'è anche la scuola, e anche la scuola è responsabile fino a un certo punto. Perché poi ci sono gli amici, la compagnia, anche loro sono responsabili. Nel senso che, per esempio, io da ragazzo ricordo che davo più importanza al giudizio e al comporatamento degli amici, che a quello che diceva mio padre a casa.

Hai due figli, uno di 8 e uno di 13 anni. Che cosa gli racconti?

Intanto non gli dirò mai che la droga fa schifo, o che è cattiva. Perché non è vero. La droga è uno sballo, purtroppo, il problema è proprio quello - consiglierei di leggere il libro di Julia Sissa, Il piacere e il male. Sesso, droga e filosofia - ed è uno sballo che costa molto caro - a seconda di quale droga - in termini di salute e quindi di ricadute fisiche. Che comunque poi sentirà lui, e deciderà di conseguenza quello che vuole fare della sua pelle e della sua vita. E' tra mille esperienze - e non tutte belle - che si formano gli uomini.

L'hai scritto nell'ultima canzone: non puoi difendermi da me

E' così. Voglio dire: mi fa piacere che tu mi vuoi difendere da me, ma non ce la puoi fare, perché se non mi difendo io da me, non mi può aiutare nessuno. E allora rilassati, stai tranquillo, ti voglio bene, se mi vuoi aiutare stammi vicino, se ho bisogno ti chiamo. Ecco, se ho bisogno ti chiamo: io proprio non lo capisco questo aiuto imposto, non è un aiuto. Se poi pensi che la vita possa essere garantita da una polizia che va con dei cani dentro una discoteca a vedere se uno si sta mettendo in bocca una pastiglia...allora sbagli perché la vita non è garantita, è spericolata come minimo. Nessuno può garantirci, nessuno può difenderci dalle disgrazie: né lo Stato né la polizia né Gianfranco Fini e compagnia bella. Il problema, semmai, è chi ci difenderà da loro.

C'è chi ti accusa di non batterti abbastanza contro la droga...

Cosa dovrei dire? non drogatevi? Potrei farlo benissimo. Mi metto sul palco e dico non drogatevi. Ma che cosa significa? Guarda, sono discorsi talmente facili che preferisco stare zitto, che è meglio, e lasciare parlare le mie canzoni che mi sembrano già molto chiare. Poi ho troppo rispetto per le persone e credo che il problema droga sia una guerra che uno deve combattere e vincere innanzitutto, purtroppo, con se stesso e da solo.

(Fine dell'intervista. Vasco Rossi non lo dice, ma ha messo in piedi un'associazione che - aderendo alla "Rete internazionale contro l'esclusione sociale" - organizza corsi di musica "per giovani in difficoltà": tossicodipendenti, carcerati, stranieri, poveri, malati di mente...).

 
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