COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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E QUESTO SAREBBE UN SERVIZIO PUBBLICO?
E' SOLO CENSURA OPERATA CON IL DENARO PUBBLICO E A PRESUNTO VANTAGGIO DI UNA PARTE DEGLI UTENTI.
Firenze, 25 Novembre 1999. La vicenda della censura della Tv di Stato e' l'ennesima conferma che la Rai si comporta come una emittente privata, ma col denaro pubblico.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Infatti un'emittente privata, che trae i suoi guadagni dalla pubblicita' e altre forme di promozione, avrebbe tutte le ragioni di decidere cosa trasmettere o meno. Ma cosi' non e' per la Rai che, fornendo il servizio pubblico in regime di monopolio, non puo' non tener conto di tutto cio' che viene espresso nella societa' economica, politica e sociale, con l'obbligo di riportarne fedelmente tutti gli aspetti e commenti, fatti salvi -ovviamente- i filtri professionali di giornalisti e tecnici.
Ma quello che e' successo alla trasmissione di Bruno Vespa -e il successivo comunicato con cui giustificano lo "spostamento" della trasmissione al 3 dicembre per motivi di responsabilita' aziendale nell'ampliamento del danno e il rispetto delle "regole" per la campagna elettorale in corso in alcuni collegi- e' molto oltre quello che che la stessa Rai fa ogni giorno.
E' censura, interpretando l'umore del capo del Governo e agendo per non contrariarlo. E' l'essere "piu' realisti del re", salvo poi -con la sollevazione generale che c'e' stata- tirare indietro la mano e fornire giustificazioni che neanche un bambino pizzicato con le mani nella marmellata oserebbe dire. E' censura operata a presunto vantaggio di una parte degli utenti; presunto perche', come in questo caso, gli fa fare dei dietrofront che' altrimenti il danno sarebbe ancora piu' grave.
Ma la Rai lo fa senza problemi, perche' in regime di monopolio, le decisioni vengono prese con quell'arroganza che le nasce dal potere enorme di cui e' investita.
E intanto noi utenti continuiamo a pagare per questo servizio di parte. Non solo, ma la Finanziaria in discussione prevede anche un aumento di 3000 lire per quello che eufemisticamente continuano a chiamare canone: ancora piu' potere economico, quindi, per chi compete sul mercato con i soldi pubblici, e schiaccia i suoi concorrenti grazie a questo privilegio che, se esercitato come nel nostro caso, si trasforma in un furto.
Siamo prevenuti? Purtroppo no. Siamo sempre ben disponibili verso i giganti come verso i piccoli dell'informazione, ma non ci piace essere presi in giro e registrare ogni giorno l'ennesima arroganza, tra l'altro a spese nostre.