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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rino - 26 novembre 1999
Individuato nel Tirreno il vulcano più grande d'Europa
E' attivo, a 500 metri di profondità nel tratto Cefalù-Salerno

Rischio maremoto

per le coste del Sud?

Cnr: "Nessun allarme. E' pericoloso come quelli terrestri"

di NANNI VELLA á

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ROMA - E' il più grande vulcano d'Europa e il suo cratere è a circa 500 metri sotto le acque di casa nostra, nel tratto di mare tra Salerno e Cefalù. Si chiama Marsili, si innalza per circa 3 mila metri nel Tirreno, e ha un volume di 1.600 chilometri cubi. I ricercatori del Cnr dopo tre anni di rilevazioni lo hanno scoperto come lo immmaginavano: lungo 65 chilometri e largo 40, inquieto e imprevedibile, esattamente come i fratelli di terra: l'Etna, il Vesuvio o Stromboli. Come questi, infatti, Marsili può eruttare da un momento all'altro, tra cent'anni oppure domani. Con una differenza: quando deciderà di farsi sentire, l'esplosione sottomarina potrebbe provocare un maremoto, un'onda d'urto colossale capace di allungarsi fino alle coste delle Eolie, della Calabria e della Campania.

E' un nuovo allarme "vulcani" a pochi giorni dalle prove di evacuazione per le popolazioni che vivono alle falde del Vesuvio? Le coste meridionali sono a rischio come quelle dei paesi del Pacifico, colpiti dall'immensa onda tsunami che flagella ogni tanto il Giappone e l'Indonesia? Il Consiglio nazionale delle ricerche che ha portato a termine la prima carta geologica di tutto il Tirreno smorza subito i toni: "Nessun allarmismo, non c'è un rischio immediato per la popolazione", spiega infatti il responsabile del progetto Tirreno, Michael Marani. "Non è certamente una novità che i vulcani siano pericolosi e imprevedibili - aggiunge il ricercatore - semmai la novità scientifica è questa: abbiamo accertato che nel tratto di mare tra Salerno e Cefalù è attivo un vulcano gigantesco, pericoloso, imprevedibile come tutti i vulcani terrestri".

Ma come hanno fatto a capire i ricercatori che Marsili è attivo? "Sui suoi fianchi - spiega ancora il responsabile del progetto, si stanno sviluppando numerosi apparati vulcanici satelliti, molti dei quali hanno dimensioni comparabili con il cratere dell'isola di Vulcano". Su alcuni dei vulcani sottomarini, ha aggiunto, "sono state identificate le tracce di enormi collassi di materiale". Sono questi "collassi" i segnali del pericolo, purtroppo non prevedbile: "Il Tirreno è il mare più giovane del Mediterraneo - ha aggiunto lo studioso - e per questo è ancora molto instabile".

Gli studi del Cnr continueranno, proprio per portare a termine il lavoro di osservazione su Marsili e i suoi vulcani satellite, Alcione e Lametini: a partire dal giugno prossimo e per i prossimi tre anni, lavoreranno le telecamere guidate, si faranno le campionature per controllare l'entità dei fenomeni che proseguono "nascosti" dalle acque profonde. Il progetto Tirreno è costato più di un miliardo in tre anni: oltre 36 mila chilometri di navigazione in 100 giorni, per studiare il sottosuolo marino dove i crateri da rilevare sono ancora numerosi.

(26 novembre 1999)

 
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