SCUOLA MATERNA DI GROTTA DI GREGNA DEL 1.12.99Signor Presidente e' difficile governare?
E' un lavoro difficile, un po' come dirigere il traffico. La societa' e' il traffico (persone che si muovono, interessi) e chi governa deve fare applicare le regole. Il Parlamento fa le regole, le leggi e il Governo le deve fare applicare, deve conciliare gli interessi e deve fare in modo che tutto funzioni. La tal cosa, pero', non e' facile anche perche' l'attivita' di un Paese e' abbastanza vivace. Non e' facile, ma quando le cose funzionano un po' meglio noi siamo contenti.
Qualche volta il Governo pensa a noi bambini?
Il nostro Governo ha preso dei provvedimenti a favore dei bambini, a favore delle mamme e a favore degli asili. In realta' e' stato merito del Ministro Turco, io mi sono limitato ad incoraggiarla.
Il Governo come utilizza i soldi?
Nel Governo a volte ci sono delle discussioni terribili per decidere come utilizzare i soldi (generalmente pochi) che abbiamo a disposizione. C'e' chi vorrebbe utilizzarli per i trasporti, chi per le ferrovie che non funzionano e che hanno dei debiti, chi dice che servono per far funzionare meglio l'amministrazione, chi dice che devono essere utilizzati per gli asili. Io sono colui che, alla fine, ha il compito di tirare le somme, e nel farlo ho lasciato parecchi soldi a Livia Turco.
E' vero che in Italia nascono pochi bambini?
L'Italia ha un grande problema - e voi siete una risorsa da questo punto di vista - dato che ci sono pochi bambini. Noi siamo un Paese nel quale la popolazione e' vecchia - e questo va bene perche' vuol dire che si vive di piu' -, un Paese pero' nel quale i bambini sono pochi e noi dobbiamo incoraggiare le famiglie a metterne al mondo di piu', cosa non facile ma molto importante per il futuro del nostro Paese. A voi probabilmente questo non dispiace perche' siete piu' coccolati, ma per l'Italia e' un problema.
La scuola chi la deve gestire?
Le famiglie, gli insegnanti, il preside, il direttore che ha la responsabilita' di tipo manageriale. Questo principio dell'autonomia scolastica e' essenziale; non c'e' piu' il Provveditorato, il Ministero, non bisogna piu' chiedere l'autorizzazione per cambiare un vetro. Le risorse disponibili sono queste, non sono moltissime, ma le gestite voi sulla base di priorita' che decidete voi. E in questo quadro sono essenziali la professionalita' e la passione degli insegnanti. Noi abbiamo dovuto fare una politica delle retribuzioni del personale pubblico molto rigorosa, ma anche in questo caso abbiamo fatto due strappi: uno per la scuola e uno per la medicina. Abbiamo fatto un contratto per gli insegnanti che, per la prima volta dopo tanto tempo, e' un buon contratto. Abbiamo investito 2.700 miliardi, che adesso devono essere gestiti nei contratti integrativi, per incoraggiare la professionalita' e l'impegno.
Che cos'e' l'autonomia scolastica?
L'autonomia scolastica significa, in molti casi, un aggravio di impegni, di orari, di partecipazione. Abbiamo, quindi, messo a disposizione delle risorse anche per premiare, attraverso un trattamento modulato, differenziato - saranno poi i sindacati a negoziarlo -, la professionalita' e l'impegno aggiuntivo di quegli insegnanti che si mettono a disposizione per un funzionamento pieno della scuola e per le attivita' non strettamente didattiche. L'autonomia scolastica, infatti, muove dall'idea che la scuola deve essere una comunita' viva, che funziona non soltanto durante l'orario scolastico ma che deve essere aperta alla partecipazione e alla presenza costante. Io credo che qualche soldo in piu' l'abbiamo previsto proprio per premiare maggiormente la professionalita' e l'impegno. Ma, al di la' dei soldi, questo discorso mira, evidentemente, a restituire all'insegnante il senso della sua funzione sociale. Per molto tempo gli insegnanti italiani si sono sentiti dimenticati, come in una zona d'ombra, in una soci
eta' che coltivava altri valori, come ad esempio l'arricchimento facile. Io credo che l'aver messo al centro la scuola, la riforma della scuola, l'autonomia scolastica sia anche un modo per restituire agli insegnanti il senso di una funzione, di una missione sociale; e' un modo attraverso cui il Paese dice agli insegnanti: "Siete una risorsa importante". Poi, naturalmente, sta agli insegnanti corrispondere, uscire da una logica di routine.
Per Lei, signor Presidente, e' importante il lavoro dell'insegnante?
Per quanto mi riguarda lo considero un lavoro molto importante. Vedo, ad esempio, quanto e' difficile per noi, anche se non per molto tempo, convivere con i nostri figli. E' un impegno difficile, un grande impegno intellettuale. I bambini hanno molto da comunicare e stare con loro non significa soltanto trasmettere. L'impegno e' difficile e per questo ho grande rispetto di questo lavoro. Questo lavoro non puo' essere vissuto come una routine; chi perde la passione deve cambiare vita o non sara' piu' in grado di dare alla societa' cio' di cui c'e' bisogno.
Tutti parlano di mobilita', che significa signor Presidente?
Noi dobbiamo considerare anche una maggiore mobilita' all'interno del pubblico impiego. Tra l'altro, abbiamo un problema: siccome, purtroppo, malgrado i nostri sforzi, il tasso di natalita' tende a scendere, noi ci troveremo ad avere un certo numero di insegnanti in piu' rispetto alle necessita' della scuola. Per questo prevediamo anche la possibilita' della mobilita'. In fondo, ad esempio, un insegnante puo' benissimo andare a lavorare in un museo. Le professioni intellettuali nell'ambito della pubblica amministrazione possono essere piu' di una. Noi, pertanto, dobbiamo prevedere una forma di mobilita' tra una professione e l'altra. Al di la' di questo aspetto, pero', credo che sia molto importante l'attenzione verso questi temi, qualche risorsa in piu' - che c'e' - per premiare la professionalita' degli insegnanti e che gli insegnanti si sentano importanti proprio perche' la societa' ha bisogno di loro e della loro missione.
da http://www.palazzochigi.it/governo/faq/index.html