Alla consegna delle firme in Corte di Cassazione.La gioia e' autentica, l'accoglienza della gente, nella giornata di ieri, mentre ingombravamo il traffico rutelliano di Roma, e' ancora una dimostrazione dello straordinario momento di sensibilita' di un'Italia diversa da quella che appare ai suoi vertici. Dalle finestre del Quirinale e dei vari palazzi istituzionali dove passavamo davanti, giungevano applausi molto delicati e molto belli e nelle strade la gente passava dall'espressione incazzata, torva, a un sorriso, a una simpatia che restava anche dopo che eravamo passati.
Pero' ricordo un'altra cosa, che non inquina la gioia, ma la rende piu' responsabile nelle sue ragioni e nelle sue finalita'. Il trattamento riservato alla conoscenza, al dibattito sulla nostra iniziativa politica, che e' ANCHE referendaria ho osservato Gianfranco Fini che scopriva il referendum come arma di strategia politica, mentre per noi sarebbe solo un'ossessione monomaniacale ma siamo consapevoli che al massimo, al massimo, le tv hanno riservato come informazione, informazione neanche politica, meno spazio in 5 o 7 giorni che agli incidenti stradali. Questo e' quanto affermiamo, e quanto come sempre documenteremo. L'assuefazione e' totale, come ai tempi nei quali spiegavamo che una corazzata, un armamento corrisponde al cibo per milioni di donne e uomini nel mondo; ma appunto in questo esercizio si scontrava con la sua enormita' antropologica, culturale delle classi dominanti nel mondo e dai loro dati per acquisiti. Cosi', quanto piu noi documentiamo l'atteggiamento fascista (profondamente totalitari
o e non totalmente totalitario, comunista). Quanto piu' lo dimostria,mo, tanto piu' segue vittimismo e tanto piu' capisco che come gioco' tanto durante il regime fascista, dai giornalisti, o dai parlamentari, non giunge altro che "che ci posso fare? C'ho famiglia " e quant'altro.." se voglio lavorare per la famiglia e cosi' via, alcune cose non le posso fare.."; anche perche' so che se le faccio, se torno in redazione e guardo le agenzie, in un certo modo, abbastanza obiettivo, giornalistico, a questo punto ci saranno il redattore, il responsabile che metteranno in un certo modo il titolo, la foto, il sommario Questa e' la realta' italiana. Cosa volevo dire, per terminare?
Non c'e' nessun rischio di tornare ad un'Italia democristiana e comunista; quello che e' in atto, in un modo veramente terribile (e qui le responsabilita' dei Bobbio, dei Galante-Garrone ) e indolore, e' che ci sono gli ingredienti per tornare a un nuovo regime fascista. Vi ricordate, no? Il corporativismo lo Stato etico. Ci sono gli ingredienti sempre piu' evidenti per un esito fascista della crisi sociale italiana. Guardate il contributo da legge elettorale fascista nel '26 (mi pare) del Polo alla vicenda degli spot. Il Polo offre alla gestione dei postcomunisti, una soluzione e un'enfatizzazione postfascista. Coloro che non fanno parte delle due coalizioni (e ai tempi del 1925-26 vi fu il tentativo di colazione, e la coalizione per non stare dall'altra parte) non hanno praticamente diritto di cittadinanza, di propaganda in Mediaset, Rai e quant'altro. Si inventano sulle leggi elettorali il diritto di tribuna al quale avranno diritto solo loro, perche' anche queste sono le dinamiche. Stiamo andando incontr
o ad un esito analogo a quello dell'ordine fascista: vi era un grande ordine sul piano delle intenzioni astratte e totalizzanti e totalitarie del nostro Paese. Per far questo io credo che occorre necessariamente -e in questo non c'e' cattiveria, in questo c'e' solo istinto e paura- da parte del potere eliminare nel popolo italiano, la cui sensibilita' liberale e radicale e' profonda e importante, eliminare qualsiasi possibilita' che si compia, per la prima volta, la riforma invece delle controriforme. Saro' stucchevole, ma ricordo l'intuizione felice di Croce: in Italia si fanno solo controriforme e manca l'unica riforna, quella contro il socio-capitalismo. Esistono le condizioni per la riforma; poi il potere lo sente, viola la propria stessa legalita', e dal Polo stesso arriva il contributo per arrivare, nella legalita', all'antidemocrazia e all'antilegalita'. E la tesi ufficiale, ma c'e' molta piu' ignoranza, Mussolini ne aveva meno, in fondo era un vecchio militante, e' quella di allora: nelle campagne el
ettorali, quelli che hanno piu' forza, devono anche avere piu' tempo.
L'uguaglianza dei punti di partenza, l'assioma fondamentale della tolleranza nella democrazia politica, non lo sfiora, per lui e' normale [non dice chi, ndr] cosi' avere diritto al 90%, ma anche al 100% perche' quel 10% non e' piu' neanche opposizione, e' diverso, e' dissidente.
Oggi e' sintomatico: il giornale di Giovanni Agnelli II, perche' questo e' il secondo senatore a vita, perche' anche lui aveva temuto che la sinistra, sociale, allora rappresentata da Mussolini, da Bombazzi, dai sindacati, dall'accordo, poteva meglio garantire l'ordine e il profitto parassitario che la democrazia, da' la sintesi di una notizia di agenzia, formulata correttamente, ma che non arrivi ai lettori.
Voi dite che noi siamo vittimisti. Credo che noi dimostriamo di avere una grande forza di resistenza, resistenza anche partigiana, anche perche' ogni tanto abbiamo l'ambizione di scendere tra la gente e di andare nel palazzaccio della Roma partitocratica, della Roma piemontese e pontifica, a depositare questa bomba di democrazia, in difesa della legalita' dei nostri nemici. Noi combatteremo dava