APPUNTAMENTO AL PROCESSO PER AFFERMARE IL DIRITTO DEI CITTADINI AD ESSERE CORRETTAMENTE E COMPLETAMENTE INFORMATI.Dichiarazione di Emma Bonino:
Roma, 13 dicembre 1999 - L'autodifesa di Bruno Vespa non è altro se non un clamoroso caso di autodenuncia. Con la sua risposta, che conferma in tutto e per tutto la fondatezza e la necessità delle nostre iniziative giudiziarie nei suoi confronti, Vespa ammette infatti che, al di là di alcuni sporadici inviti (sempre avvenuti con tempi e modalità tali da rendere impossibile la mia partecipazione al programma), a "Porta a porta" continua da anni ad essere ferocemente in vigore una vera e propria conventio ad excludendum nei confronti non solo dei radicali ("difficili", scrive incredibilmente Vespa, "da inserire nelle normali trasmissioni di dibattito politico"), ma anche dei temi oggetto della loro iniziativa, persino nel caso in cui questi coincidano con i temi che sono al centro del dibattito politico generale, dalla legge elettorale al finanziamento pubblico dei partiti, dal mercato del lavoro al fisco, dalla previdenza alla sanità, passando per la giustizia.
La verità è che quelle che Vespa considera "le normali trasmissioni di dibattito politico" altro non sono se non il luogo dove si continuano a stracciare le leggi, la Convenzione, il contratto di servizio, due delibere della Commissione parlamentare di vigilanza, compiendo reati gravissimi, dall'attentato ai diritti politici dei cittadini all'abuso d'ufficio. Di questi reati, Procura della Repubblica di Roma permettendo, Vespa dovrà rispondere in un processo, nel quale dovrà essere affermato il diritto degli italiani ad essere correttamente e completamente informati, e al quale gli diamo da subito appuntamento.