e' assai piu' basso che nel resto d'Europa; - alcuni casi tanto macroscopici quanto non eccezionali inducono a ritenere che soltanto una frazione modesta dei gia' magri finanziamenti che lo stato eroga a favore dei disabili si traduca in emolumento o vantaggio o assistenza effettiva per gli stessi disabili, mentre parte assai cospicua di quel costo pubblico va a strutture pubbliche e private troppo spesso non controllate. La mancanza di chiarezza e dati a questo riguardo non consente una politica sull'handicap; - le trattenute automatiche sugli emolumenti assistenziali destinati ai disabili, a favore di alcuni grandi enti sostanzialmente para-statali sottraggono risorse a persone che spesso sono gia' in gravi condizioni economiche. Si tratta di pochi elementi esemplificativi di una situazione che puo' essere affrontata solo nell'ambito di una profonda riforma del rapporto tra stato e cittadino. La Conferenza - stando ai comunicati ufficiali del Governo - si propone il compito di delineare la politica per il prossimo millennio: occorre che la Conferenza prenda atto che sempre piu' numerosi sono i disabili consapevoli che cio' che puo' garantirli non sono misure assistenziali. Le persone con disabilita' chiedono provvedimenti che li rendano protagonisti della loro liberazione, rendendoli soggetti e non oggetti di un mercato dei servizi di assistenza alla persona e degli ausili. Occorre che la questione disabilita' sia inclusa in un contesto di libero mercato, mercato che in Italia oggi non c'e' se non nelle forme degenerate delle clientele, dei monopoli e dei contratti "in nero". La comprensione di questi meccanismi ha fatto si' che tra i disabili moltissimi siano coloro che hanno firmato i 20 referendum radicali, nella consapevolezza che soltanto una profonda e rivoluzionaria riforma liberale puo' consentire in primo luogo ai piu' deboli una vita piu' dignitosa e piu' libera.