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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Antonio - 18 dicembre 1999
Un congresso per cosa? Per chiudere?
Un congresso per dare il pasto a risentiti che non saprebbero come e cosa di meglio fare, atteso che la politica tradizionale non ha più i tempi per proporsi ed affermare in un campo peraltro impraticabile? Un Congresso che metta a punto le linee e le strategie di riforma strutturale propria e del Paese e dell'Europa e degli organismi sovranazionali chiamati a prefigurare gli Stati Uniti del Mondo?

"Rivedere le forme radicali" vuol dire azione politica che è anche e soprattutto studio: ci sono compagni e "funzionari" e funzionari-dirigenti che lavorano con energia e capacità non facilmente eguagliabili. Tutto deve comporsi in un equilibrio possibile con la tempestività che questo tempo comanda.

Il Comitato di coordinamento dei Radicali per la Rivoluzione liberale e gli Stati Uniti d'Europa - nasce come cellula di crisi e resistenza ad un regime (che potrebbe oggi uscire allo scoperto) che aveva procurato il sistematico annientamento dei Radicali sino ad Emma Bonino giorno e notte sul marciapiede di Palazzo Chigi e Marco Pannella in pericolo di vita - nasce altresì con una mozione, qui pubblicata, forte e politicamente autorevole, che muove il corso delle cose.

Che poi il suo coordinatore Marco Cappato, e quanti altri decidano di non invitare me, ad esempio, dal 14 giugno scorso, come già da prima altri che pure produssero e/o sottoscrissero quel documento, può essere normale a condizione di una politica in linea così com'è che nulla importa del contenuto personale: il lavoro è duro, lo stress è tanto e un proprio equilibrio bisogna pur trovarlo poiché forti ed incisivi s'ha da essere.

Presidente è poi Pannella che non ha proprio da essere messo in discussione a questo punto di un disegno difficile e "impossibile" tracciato già sin fondo. Spero di rivedere presto Zevi e Vigevano accanto a Pannella, non potrebbero così che rafforzare se stessi e le ragioni dei Radicali e dei progetti compatibili con un purismo non integralista ma in fondo osservato, tipico di sempre, poiché, per quanto profondo un dissenso possa essere quel disegno va compiuto, ed uno ben più impegnativo e affascinante ci attende. Certo l'Enterprise se non si sa essere strumento e servizio non esiste o è un'altra cosa: ecco Pannella in se è Enterprise in quanto strumento e al servizio del radicalismo, lo stesso dove sono pure approdati Pasolini e Sciascia; l'Enterprice alla guida di una navicella lanciata nello spazio può valere una vita ma è ben poca cosa in confronto.

Evitiamo le stronzate, ci sono davanti a noi i sei mesi più importanti e decisivi della storia del movimento radicale, del Paese e non solo: che ognuno faccia quel che può, ed anche un vaffanculo detto in faccia ad un compagno, amico o "funzionario" o funzionario-dirigente che sia, fa il gioco suo!

Un congresso? Magari ce lo potessimo permettere come andrebbe fatto!

 
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