Le affermazioni di Salvi sulla presunta inammissibilità dei referendum perché "in contrasto con le direttive europee o con le convenizoni internazionali firmate dall'Italia" risultano false e tendenziose a seguito di un primo esame delle direttive e delle Convenzioni internazionali che Salvi stesso cita.
La direttiva della UE 97/81/CE sul part-time impone agli Stati membri di agire su due fronti: da una parte "assicurare la soppressione delle discriminazioni nei confronti dei lavoratori a tempo parziale e di migliorare la qualità del lavoro a tempo parziale", e dall'altra "facilitare lo sviluppo del lavoro a tempo parziale su base volontaria e di contribuire all'organizzazione flessibile dell'orario di lavoro", in linea con le decisioni dei capi di stato europei che hanno fissato come obiettivo ad Essen un "aumento dell'intensità occupazionale della crescita, in particolare attraverso un'organizzazione del lavoro più flessibile". La stessa direttiva sottolinea l'importanza che le confederazioni europee confidano nelle "misure che facilitino l'accesso al tempo parziale per gli uomini e le donne che si preparano alla pensione, che vogliono conciliare vita professionale e familiare e approfittare delle possibilità di istruzione e formazione per migliorare le loro competenze e le loro carriere" . Inoltre si evi
denzia la necessità di "favorire al competitività dell'economia della Comunità e di evitare l'imposizione di vincoli amministrativi, finanziari e giuridici che impediscano la creazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese".
La direttiva, emanata il 15 dicembre 1997 imponeva agli Stati di membri di recepirla entro il 20 gennaio 2000; il Parlamento ha delegato il governo, all'interno della legge comunitaria del 5 febbraio 1999, n.25, a emanare i decreti legislativi per dare attuazione alla direttiva, ma il governo ha appena inviato (il 15 dicembre) alle commissioni Lavoro della Camera e del Senato. Questo, come lo stesso Salvi afferma nell'intervista, è dovuto all'incapacità delle parti sociali di arrivare ad un accordo. Quindi il governo ha agito all'ultimo momento per applicare la direttiva e senza avere trovato un consenso tra le parti sociali italiane, situazione che ha probabilmente innervosito il Ministro.
Per quanto riguarda le convenzioni internazionali, ad esempio quelle dell'organizzazione internazionale del lavoro, l'Italia non ha ratificato (e sono pochissimi quelli che lo hanno fatto) le convenzioni su part-time, agenzie di collocamento private e lavoro a domicilio, che quindi non hanno valore in Italia.