D' ALEMA ha vinto, i »quattro gatti che volevano detronizzarlo sono stati sconfitti. E andata così, Presidente Cossiga?
»No, se permette è andata in modo più serio e più ridicolo .
Ridicolo?
»Esatto. Perché quello che all'inizio della crisi poteva sembrare un dramma, cioè la contrapposizione tra D'Alema da una parte, i diesse di Veltroni e i Democratici dall'altra, alla fine si è trasformato in farsa .
Dov'è che vede gli elementi di farsa?
»Nel fatto che una crisi voluta e innescata nel nome dell'Ulivo, ma in realtà per dare al centro-sinistra una leadership diversa da quella di D'Alema, con democratici e popolari che gridavano "con lui si perde", ebbene: questa crisi è terminata in maniera farsesca con un D'Alema riconvertito all'Ulivo. In pratica, con un vincitore che è un vinto, imbarcato in un'avventura pseudo-ideologica e dai contorni di potere non ben definiti .
Con lui vi siete più sentiti?
»Sì, per sbaglio. Una mattina avevo chiesto al centralino di Palazzo Chigi che mi passassero il vicepresidente del Consiglio Mattarella. Invece al telefono ha risposto D'Alema .
Com'è andato il colloquio?
»Gli ho detto: "Caro Presidente, è stato un felice errore, perché mi consente di farti gli auguri" .
E lui?
»Cortese. Poi ci siamo scritti per esprimerci, insieme agli auguri, la testimonianza della reciproca stima, amicizia e anche incomprensione .
Il premier professa tutti i giorni ottimismo sul futuro dell'Italia...
»Le sembra questo un Paese in cui si può essere ottimisti? Dove mette la bassa crescita, la disoccupazione, la mi crocriminalità, i focolai di crisi che restano accesi intorno a noi e nei Balcani? .
I conti pubblici non sono mai andati così bene.
»Ma via, su, non scherziamo .
La stabilità ritrovata può consentire un fine legislatura operoso...
»Quale stabilità? Quella basata sul senso di responsabilità del Trifoglio o sulle quattro astensioni raccattate nella logica del referendum? .
Si potrebbero fare di qui al 2001 alcune grandi riforme istituzionali.
»E chi ne parla più?
Ne ha parlato autorevolmente, nel suo messaggio di fine anno che lei ha definito "alto e nobile", il presidente Ciampi.
»Quando ero al Quirinale mi hanno insegnato (il tono è scherzoso) che il Presidente della Repubblica non può proporre riforme. E se le propone finisce sotto accusa per attentato alla Costituzione... come è capitato a me. O lo ha dimenticato anche lei? .
I tempi da allora sono cambiati.
»Ah, certo. Parlare di riforme, sette-otto anni fa, significava mettersi fuori della legalità repubblicana. Adesso sulla carta sono tutti favorevoli a cambiare la carta costituzionale. Tutti. L'ultimo siluro lo ha lanciato Norberto Bobbio .
Bobbio?
»Sì. In una splendida e coraggiosa intervista al Foglio ha ammesso che la Resistenza, mito fondante della Costituzione, era stata non solo una guerra patriottica, ma quasi soltanto una guerra civile. E una guerra di classe, aggiungo io, che trovò poi sbocco nella folle ideologia delle Brigate Rosse .
Torniamo alle riforme.
»Macché riforme... .
Però tra pochi mesi, Consulta permettendo, si terrà un referendum sulla legge elettorale, che introduce nei fatti una vera rivoluzione istituzionale.
»Lei sbaglia. Io mi sono convinto che i sistemi elettorali poco servono a garantire la stabilità, che si ottiene invece attraverso il riassetto del sistema politico. Un riassetto che sia rispettoso dei valori e delle tradizioni politiche fondamentali del nostro paese .
Vuole dirci che il bipolarismo, così come emergerebbe dal referendum elettorale, andrebbe stretto all'Italia?
»Ha capito perfettamente .
Senza bipolarismo, però, addio Seconda repubblica...
»La Seconda repubblica è già abortita .
Dove?
»Sulla pacificazione nazionale. Sullo Stato di diritto. Sul giustizialismo. Soprattutto, ha fallito sulla mancata reale socialdemocratizzazione dell'ex Pci. Io, ripeto, ero per un bipolarismo rispettoso del nostro patrimonio storico e culturale. Il che esclude ogni egemonismo. E quindi richiede una conversione dell'ex-Pci alla socialdemocrazia europea .
Che finora non c'è stata.
»Non c'è stata. L'ultima speranza di ottenerla consisteva nel portare D'Alema a Palazzo Chigi, cosa per la quale un anno fa mi ero battuto. Perché crede che io abbia sfidato l'incomprensione di molti e, a quanto vedo, anche dello stesso D'Alema? Perché volevo un presidente del Consiglio coi baffi, o perché volevo dargli la possibilità di riprendere il cammino verso la socialdemocrazia europea? Avevo fatto male i miei conti .
Ora lei teme che questo bipolarismo rischi di diventare uno strumento di egemonia dell'ex-Pci. Per questo non le piace più. E così?
»E così. L'ho anche scritto a D'Alema: "Io sono contro il nuovismo, perché non vi è politica solida senza rispetto della storia e della cultura. Non è concepibile Lincoln senza i padri pellegrini protestanti del Massachusetts, non è pensabile Stalin quale costruttore della grande Russia senza Pietro il Grande" .
Ma scusi, non era stato proprio lei uno dei padri del bipolarismo italiano? Addirittura fu tra i primi firmatari del referendum Segni-Di Pietro.
»Non vedo nulla di strano nel cambiare idea. Se si è pentito Bobbio, su grandi questioni come il giudizio sull'antifascismo e la Resistenza, perché non posso farlo io sul bipolarismo? Faccio autocritica così come l'ha fatta lui. E dico che temo l'abolizione della quota proporzionale. Così come sono per votare "no" su quelli contro i sindacati, di cui io difendo il ruolo nell'economia di mercato. In un Paese individualista come il nostro, i sindacati sono indispensabili. Altrimenti verrebbero sostituiti da gruppuscoli facilmente condizionabili dal grande capitale .
Ma se il referendum elettorale invece passa?
»Se passa, temo che D'Alema assecondi il proprio disegno egemonico portando il Paese ad elezioni. Perché questo, a ben vedere, è anche interesse di Fini e di tutti quelli che sperano di bloccare la formazione di un centro della politica italiana, verso il quale la stessa Forza Italia si sta dirigendo .
Quali sono i suoi rapporti con Berlusconi?
»Io ero stato l'unico suo vero oppositore, per motivi politici e culturali. Poi D'Alema mi ha insegnato che Forza Italia non è un partito di plastica ma è una forza politica vera, che Berlusconi è un leader rispettabile. Del resto, ha fatto eleggere Ciampi al Quirinale, ha difeso a spada tratta Prodi in Europa, è stato accolto tra i Popolari europei. Mica posso fare contro di lui la battaglia di Don Chisciotte! .
Contro il Cavaliere sta per abbattersi la "par condicio"...
»In questa situazione è più un pericolo per la libertà il tentativo egemonico, politico e istituzionale dell'ex-Pci, che non certo gli spot sul tipo di quello fatto da Berlusconi per Natale, su cui con tutto il rispetto calerei un velo... .
Torniamo al sistema elettorale. Lei quale propone?
»Io sono per un sistema che garantisca la stabilità, che ci consenta di essere un soggetto europeo e non di scivolare lentamente in un protettorato d'Europa .
Dunque?
»O il cancellierato, oppure il sistema proposto da Boselli, e cioè l'elezione del sindaco d'Italia attraverso il sistema che è già in vigore nelle regioni e nei comuni. A me personalmente andrebbe bene anche il doppio turno, che come dimostra la Francia non fa scomparire le forze politiche minori. Le do un annuncio. Il Trifoglio s'impegnerà a fondo, nelle prossime settimane, su questo terreno. Incalzeremo le forze politiche nel Parlamento e non solo. O si fa un sistema elettorale rispettoso delle tradizioni e delle identità di ciascuno, oppure si favoriscono i pasticci, soggetti indistinti che nascono senza radici. Bisogna arrivare a risultati, questo è il mio appello, prima delle prossime elezioni politiche .
Sulla riforma elettorale lei e Giulio Andreotti da qualche tempo parlate con la stessa lingua. E una semplice coincidenza?
»Non è una coincidenza. Entrambi abbiamo percorso tutte le vie e tutti i sentieri tortuosi della vita politica. E quindi ci troviamo, senza esserci messi d'accordo, a dare gli stessi consigli. Per esempio, tutti e due abbiamo suggerito l'altro giorno a Berlusconi di smetterla con questa storia del comunismo, perché in Italia non fu certamente quello sovietico, non ha mai mangiato i bambini .
Però anche lei insiste a chiedere che vengano regolati i conti col passato...
»Lo chiedo perché sono fermamente convinto che questo Paese abbia bisogno di essere non conciliato, bensì pacificato. Ecco perché io sono per l'amnistia. Sì, l'amnistia. Tutto il resto è finzione. Come non me la sentirei di punire chi sempre ha preso illegalmente, per motivi ideologici, soldi dall'Urss, Paese non solo forse potenzialmente nemico, così non posso accettare che la conciliazione si possa fare solo se ammettiamo che avevamo torto noi e ragione loro. Deve finire alla pari .
D'Alema è pronto a fare una commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli.
»Io chiedo una commissione sul finanziamento della politica dal '45 ad oggi, nel suo complesso. In cui si metta tutto. Non voglio che la partita venga vinta 2 a 0 dagli ex comunisti senza neppure averla giocata. Su questo, potete starne certi, io non rinuncerò alla mia battaglia. Come non rinuncerò a quella sulla giustizia. Dove bisogna far luce su chi ha messo alla gogna Andreotti .