UN'ARCHIVIAZIONE VENUTA ALLA LUCE CON DUE ANNI E MEZZO DI RITARDO...Pubblichiamo integralmente:
1 - Il decreto di Archiviazione - 7 maggio 1997
2 - Il testo del Comizio di Marco Pannella del 25 gennaio 1996, replicato nei giorni seguenti da molti militanti radicali in diverse piazze italiane.
3 - Ansa 16 gennaio 1996 - ore 15.47 Relazione Polizia a Magistratura su Comizio Pannella Milano
4 - 30 gennaio 1996 - Dichiarazione di Pannella "Voglio il processo"
5 - 30 gennaio 1996 - La Stampa: "Pannella indagato a Milano"
6 - 31 gennaio 1996 - Il Giornale: "L'ex radicale 'voglio essere processato'"
7 - 31 gennaio 1996 - Il Giornale "Tutti indagati come Marco"
8 - 1 febbraio 1996 - Il Giornale "Criticare il Colle e' un diritto" (Iuri Maria Prado)
NOTA DI RITA BERNARDINI: Dell'archiviazione del maggio del 1997, sono venuta a sapere il 20 dicembre quando il gentilissimo e bravissimo Avvocato di Milano Maurizio Italo Brighi al quale avevo chiesto pochi giorni prima di difendere due nostri compagni ancora sotto accusa (Giannino Cusano e Franco Grattarola), mi dava la notizia dell'archiviazione del procedimento che li riguardava; archiviazione che si era basata sulla precedente della quale pero' non avevamo avuto alcuna notizia.
Come e' possibile che ne' Pannella, ne' chi scrive, ne' gli altri indagati abbiano mai saputo alcunche' della prima archiviazione?
Avere quella notizia nel maggio del '97, quando Scalfaro era ancora saldo sul Colle, ci avrebbe giovato o no dal punto di vista politico?
Qualcuno di voi ricorda come fummo trattati dopo che la raccolta delle firme fu brillantemente lanciata con l'aiuto del Giornale? E le telecamere della Digos che riprendevano i firmatari al tavolo? E i documenti richiesti a chi firmava? E Il Giornale che dopo un po' si ritirava dalla campagna?
--------------------
Tribunale Ordinario di Milano
Ufficio del Giudice per le indagini preliminari
Dott. Rosario Lupo
DECRETO DI ARCHIVIAZIONE
il Giudice per le indagini preliminari
- Visti gli atti del procedimento penale relativo alla ipotizzata responsabilità di Pannella Giacinto detto Marco, Grandi Cristiano, D'Ignazio Ezio (Enzo, N.d.R.), Bernardini Rita, e D'Ovidio Roberto, per il reato di cui all'art. 278 c.p., commesso, rispettivamente, a Milano il 25.1.96, a Piacenza il 3.2.96, a Teramo il 3.2.96, a Livorno il 31.1.96 e a Trani il 3.2.96
- Vista la richiesta di archiviazione depositata dal Pubblico Ministero in data 17.4.97
- Rilevato in via preliminare come nella specie non sussista il presupposto per l'applicazione del 2 comma dell'art. 408 c.p.p.
OSSERVA
che la richiesta del Pubblico Ministero deve essere accolta, per le ragioni che sono illustrate nella richiesta stessa, la cui parte motiva deve intendersi qui richiamata integralmente. Il Pubblico Ministero, infatti, ha correttamente ricostruito gli avvenimenti sulla base delle risultanze disponibili, ed altrettanto correttamente concluso per l'insussistenza dei presupposti utili al promovimento dell'azione con riguardo ai fatti in questione.
In particolare, l'ipotizzato reato di offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, astrattamente configurabile nel testo del comizio tenuto a Milano il 25.1.96 da Marco PANNELLA e, successivamente, letto dagli altri indagati, rappresentanti del movimento politico facente capo a PANNELLA , nei luoghi e nelle date sopra indicate, in realtà manca di quel disvalore penale che la norma incriminatrice tende a sanzionare.
Infatti, il diritto di critica, costituente una manifestazione del diritto di libertà di espressione garantito dall'art. 21 cost., può essere lecitamente esercitato anche nei confronti delle istituzioni costituzionali dello Stato e, pertanto, se correttamente esercitato, ad avviso di questo giudice, vale a scriminare la condotta stessa ai sensi dell'art. 51 c.p., al pari che per il reato di diffamazione, anche nel caso del realto "de qua".
L'unico limite insuperabile consiste nella tutela del prestigio, del decoro e dell'autorità delle istituzioni stesse ed in primo luogo del Capo dello Stato.
Ciò posto, nell'interpretare la disposizione di cui all'art. 278 c.p. (modificata dall'art. 2 legge 11.11.47, n. 1317 per adeguare il sistema al passaggio dell'istituzione monarchica con quella repubblicana), non può prescindersi dal momento storico in cui la stessa è sorta, laddove l'originario destinatario della tutela predisposta dal reato era il re, soggetto, come noto, del tutto irresponsabile per i suoi atti.
Con l'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione; in tal caso è prevista una procedura di stato in messa d'accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri (art. 90 Cost.).
Pertanto, perché il Capo dello Stato (che, essendo diretta espressione del Parlamento, è, sia pure in forma mediata, rappresentante del popolo), possa essere giudicato dalla Corte Costituzionale ai sensi dell'art. 134 Cost., occorre una delibera del Parlamento, massimo organo costituzionale di indirizzo politico, direttamente rappresentativo, come noto, del popolo.
Il popolo può rivolgersi direttamente all'organo che più direttamente lo rappresenta attraverso la presentazione di progetti di legge (art. 71, 2 comma Cost.) e petizioni (ar. 50 Cost.).
Il Presidente della Repubblica, inoltre, rappresenta l'unità nazionale e, pertanto, tutta la sua attività istituzionale deve essere informata a tale ruolo neutrale; legittimamente, pertanto, può essere criticato qualora dovesse ritenersi che venga meno a tale sua posizione.
Naturalmente ciò non può non avvenire attraverso forme e metodi leciti e con il limite del decoro e del prestigio dello stesso.
E', quindi, in tale quadro normativo e costituzionale che va inquadrata la vicenda "de qua".
Gli indagati, infatti, rappresentanti di un movimento politico e, comunque, di opinione operante a livello nazionale, avevano deciso, nell'ambito della loro attività politica, di raccogliere firme di cittadini al fine di chiedere alle Camere di procedere alla messa in stato d'accusa del Capo dello Stato, unico modo costituzionalmente consentito ai cittadini non parlamentari di mettere in discussione il comportamento dello stesso; quindi, le parole "incriminate", pronunciate in occasione della raccolta delle firme, lungi dal voler violare il prestigio e il decoro dello stesso, erano critiche di carattere politico, espresse anche con linguaggio "colorito", ma comunque tipico nei rapporti politici, rivolte al Capo dello Stato per la sua attività istituzionale, secondo i "comizianti" parziale in favore di una determinata parte politica e, in quanto tale (rappresentando il Capo dello Stato l'unità nazionale), integrante i reati, tipicamente presidenziali, di "alto tradimento" e "attentato alla Costituzione", fatt
ispecie, come noto, non definite da alcuna norma e, pertanto, dai contorni e contenuti alquanto vaghi.
Pertanto, la tesi sostenuta dal p.m. secondo cui le frasi incriminate si riducono, in ultima analisi, ad una critica espressa in modo istituzionalmente corretto all'operato del Presidente della Repubblica e, quindi, non lesive del suo onore o prestigio, è del tutto condivisa da questo giudice.
Conseguentemente la notizia di reato è infondata perché il fatto non sussiste.
P. Q. M.
- Visti gli artt. 409 e seguenti c.p.p.
DISPONE
l'archiviazione del procedimento meglio indicato in epigrafe ed
ORDINA
la restituzione degli atti del Pubblico Ministero in sede.
Milano, 7 maggio 1997
IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
(dott. Rosario Lupo)
DEPOSITATA IN CANCELLERIA IL 14 MAGGIO 1997
-------
STRALCI DEL COMIZIO DI MARCO PANNELLA PRONUNCIATO A MILANO IN PIAZZA DEL DUOMO GIOVEDI' 25 GENNAIO 1996
Io ringrazio intanto i cittadini che oggi pomeriggio hanno di gia' sottoscritto la richiesta di dimissioni del Presidente della Repubblica e la dichiarazione di appoggio della procedura di messa sotto accusa per tradimento e attentato alla Costituzione.
[...]
Amiche e amici, compagne e compagni di Milano e della provincia [...] siete venuti a questo appuntamento che e' appuntamento di speranza, di determinazione molto prima che appuntamento di rivolta o di protesta.
[...]
Siamo venuti per dare l'avvio ad una azione precisa e difficile. State molto, molto attenti, ma siamolo fino in fondo. Ci si chiede, e vi chiedete, "ma fino a quando andra' avanti questa raccolta di firme?". Io lo capisco; in questo paese firmavano su tutto: sulle colombe, sulla pace, sulla guerra; firmavano cambiali politiche tanto per raccontare balle. Quando abbiamo firmato sui referendum e' accaduto qualcosa, ma adesso, per quanto mi riguarda - e dovete stabilire se riguarda ciascuno di voi - non per odio, non per disprezzo, non per rancore, non per frustrazione, ma per amore di diritto e di liberta', questa raccolta di firme sulla petizione terminera' con le dimissioni del Presidente della Repubblica, non prima.
Sara' dura, sara' difficile. Senza il Giornale di Vittorio Feltri non ci saremmo ritrovati qui stasera. [...]
Amiche, amici, compagni, compagne in ogni scuola di Milano e d'Italia si raccolgano le firme per il diritto, per la Costituzione, per le dimissioni di un Presidente della Repubblica che ha tradito la Costituzione, che ha attentato al diritto e alla democrazia non certo per motivi abietti. Ma sempre, nella storia del nostro paese, incocciamo in chi, credendo di salvare la patria, ne avvilisce la cultura, le tradizioni, avvilisce la vita, la distrugge piegando il diritto alle proprie esigenze e non servendo la legge che e' il primo dovere di un Capo dello Stato.
[...]
Il Presidente della Repubblica sa, lui per primo, di aver tradito non solamente la Costituzione - per stato di necessita', pensera' - ma di aver tradito le ragioni per le quali fu eletto e per le quali lo scegliemmo. Il Presidente della Repubblica che difendeva, contro l'eloquio di Cossiga, contro l'esternazione di Cossiga, il dovere al silenzio, alla riservatezza, al non impegno politico. [...]
Ripetero', a titolo di esempio, due sole cose.
[...]
La Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica esprima, se crede, in modo responsabile le proprie opinioni attraverso messaggi scritti al Parlamento, perche' egli non ha diritto di accesso alle aule parlamentari, nell'esercizio del lavoro parlamentare. Ebbene, il Presidente della Repubblica, quotidianamente, e solennemente nel messaggio di capodanno, si e' permesso di attaccare il Parlamento perche' per 11 o 10 volte non era riuscito ad eleggere un giudice costituzionale mentre il Presidente della Repubblica non aveva mandato un solo messaggio per richiamare il Parlamento, eventualmente, a questa opportunita' se non a questo dovere.
Quando si straccia la Costituzione, quando si manda in desuetudine l'unico strumento costituzionalmente riconosciuto e responsabile dell'espressione presidenziale (i messaggi alle Camere, N.d.R.),si colpisce e si ferisce non solo il Parlamento ma la Costituzione.
E ancora alcuni giorni fa - mentre nel parlamento repubblicano giace tuttora una mozione firmata da tutte le forze politiche e parlamentari per la riforma dell' Onu - il Presidente della Repubblica, ricevendo il segretario generale dell' Onu per quaranta minuti, ha indicato, lui, qual e' il pensiero dell'Italia sulla riforma dell' Onu. Ma che cosa si riunira' a fare il Parlamento, per discutere una mozione, quando di gia' contro la mozione e contro il parlamento, il Presidente della Repubblica in modo irresponsabile ha indicato quale sia la posizione del nostro paese? Sono piccoli esempi.
[...] Stavo dicendo che sul piano tecnico, tecnico-giuridico, il Presidente della Repubblica e' in flagrante reato di tradimento e attentato alla Costituzione secondo le reiterate parole del deputato Scalfaro. Ed e' in nome di cio' che pensava allora il deputato Scalfaro che lo eleggemmo in alternativa a Craxi, Andreotti o Forlani. Ed e' a difesa di quelle ragioni che noi chiediamo che in Italia accada finalmente qualcosa che dimostri che le regole vanno rispettate o va colpito chi non le rispetta anche se non e' un cittadino qualunque.
[...] Allora, questo Presidente della Repubblica e' oggi - se voi volete - il grande capacissimo capo dello schieramento conservatore del nostro Paese. Noi, in quanto tale, lo rispetteremmo e diremmo a Silvio Berlusconi che la nostra posizione dovrebbe essere quella all'americana di costituire il partito contro lo schieramento conservatore del neo-paleo-democristiano Scalfaro e dei suoi alleati post-paleo-comunisti e trasformisti che abbiamo nel paese.
[...]
C'e' di che fare, amici, ogni giorno e in ogni momento. Impariamo ad ascoltare Radio Radicale, esiste! Impariamo amici a dire una cosa. Voi che dite con affetto e serieta' e sorridendo a Marco Pannella "Marco legalizzala", voi dovete dire [...] "legalizziamo l'Italia, legalizziamo la Presidenza della Repubblica, legalizziamo la vita nella quale siamo costretti a camminare". E allora capiranno che chi vuole la legge, chi vuole il controllo, chi vuole legalizzare, vuole controllare, vuole servire la responsabilita' prima ancora che la liberta', vuol combattere il malaffare, vuol combattere la criminalita' fatta di grandi illusioni molto spesso. La criminalita' dei dittatori, la criminalita' dei violenti che s'anima a volte dell'illusione di farlo per il bene della patria o degli altri.
Presidente Scalfaro, in attesa di legalizzare altro, ti legalizzeremo!
[...]
-------------------
RELAZIONE POLIZIA A MAGISTRATURA SU COMIZIO PANNELLA MILANO
MILANO 26 GENNAIO 1996 - ANSA DELLE ORE 15,47
"La questura di Milano ha inviato all'autorità giudiziaria una relazione sul comizio tenuto ieri sera in Piazza Duomo da Marco Pannella, nel quale il leader dei Riformatori aveva ribadito l'accusa di 'tradimento e attentato alla Costituzione' nei confronti del Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. La notizia e' stata confermata in ambienti della stessa Questura, dai quali si e' anche appreso che la segnalazione è stata fatta 'per le valutazioni di competenza' della Magistratura. Con il comizio, tenuto davanti a circa 1500 persone, il Movimento Riformatori-Club Pannella aveva ufficialmente lanciato la campagna, sostenuta dal "Giornale" di Vittorio Feltri, per raccogliere firme a sostegno di una petizione popolare per le dimissioni del Presidente Scalfaro e per l'appoggio a iniziative parlamentari per la messa in stato di accusa del Capo dello Stato".
----------------
SCALFARO: PANNELLA " VOGLIO IL PROCESSO "
Roma, 30-1-96
INTERVISTATO DA RADIO RADICALE SULLA SUA ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI PER LE "OFFESE" AL CAPO DELLO STATO, MARCO PANNELLA HA, TRA L'ALTRO AFFERMATO: "VEDREMO COSA FARA' IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA. SPERO CHE DIA QUESTA AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE NEI MIEI CONFRONTI. SE NON LO FARA' MI DIMETTERO' DAL PARLAMENTO EUROPEO PERCHE' QUESTO E' UN PROCESSO CHE VOGLIO".
BERLUSCONI TI CHIEDE UNA MAGGIORE MISURA NELLE "ESTERNAZIONI" SUL CAPO DELLO STATO.
BERLUSCONI LEALMENTE HA RISPOSTO SULLA NOSTRA INIZIATIVA E SU QUELLA DI BORRELLI CHE ERA MOLTO IMBARAZZATO. E LO CAPISCO.
ANCORA UNA VOLTA TUTTO VA A LODE DI BERLUSCONI. LUI SI AUGURA CHE LE ESTERNAZIONI SIANO MENO AMPIE.
SI E' SBAGLIATO: LE ESTERNAZIONI MENO AMPIE NON DEVONO ESSERE LE MIE MA QUELLE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA".
--------------------
LA STAMPA 30 GENNAIO 1996
PANNELLA INDAGATO A MILANO
Ha offeso l'onore del Capo dello Stato
di Francesco Grignetti
ROMA - Marco Pannella finisce nella bufera per via della sua ultima campagna contro il Capo dello Stato. Aveva urlato, in un comizio milanese: Scalfaro, noi ti legalizzeremo!. E adesso la Procura di Milano lo iscrive al registro degli indagati per offese all'onore al prestigio del Presidente della Repubblica. Ma intanto i buttiglioniani si dissociano dalla raccolta di firme anti-Scalfaro che definiscono ridicola. Pierferdinando Casini, dei Ccd, si spinge anche pi- avanti: Iniziativa impropria, eversiva, ridicola. E lui? Reagisce alla sua maniera: denuncia Borrelli per calunnie e abuso in atti d'ufficio; litiga con Casini che non ha senso della misura nel parlare, se non nell'operare; promette di insistere fino alle dimissioni di Scalfaro. E' guerra aperta, insomma, nel Polo tra i centristi (impegnatissimi a scongiurare elezioni) e Pannella (che attacca Scalfaro). Ed e' un coro di lamentele postdemocristiane. Angelo Sanza (Cdu) Fini e Pannella rischiano trasformarsi in una bomba a orologeria che mina l'unita'
del Polo. Michele Vietti (Ccd): Non possono essere le folcloristiche iniziative dei club Pannella o del Fuan a far dimenticare il positivo ruolo svolto dal Presidente. Casini: La raccolta di firme pannelliana e' un'iniziativa gravemente lesiva delle garanzie costituzionali. Ma Pannella non intende affatto cambiare linea. Primo bersaglio, i magistrati. Annuncia che se sara' con fermata la sua iscrizione al registro degli indagati, denuncera' il procuratore Saverio Borrelli. Il reato ipotizzato, art. 278 del codice penale non e' uno scherzo: Chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica e' punito con la reclusione da uno a cinque anni. Ma Pannella addirittura rilancia. Punta al caso eclatante: Borrelli non puo' ignorare la differenza che esiste tra il gravissimo "vilipendio" e il molto meno grave "offesa all'onore". Una differenza che, se dolosamente ignorata, offende la verita' e mi offende. Io ho precisato in ogni sede che l'alto tradimento e l'attentato alla Costituzione realizzat
i dal capo dello Stato sono sicuramente da attribuirsi a motivi "non abietti", non di interesse privato, ma ideologici e politici. Staremo a vedere. Ove il ministro della Giustizia Dini non concedesse l'autorizzazione a procedere, mi dimetterei da parlamentare europeo per dar corso a questa vicenda giudiziaria. Pannella reagisce duramente anche alle critiche in- terne al Polo. Da giorni i banchetti dei radicali raccolgono firme in calce a una petizione che chiede le dimissioni e lo stato di accusa contro il Presidente della Repubblica. A rigore di Costituzione, le firme raccolte dovrebbero essere quelle dei parlamentari. I radicali invece si rivolgono alla gente comune. Sostengono di aver raggiunto oltre centomila firme in pochi giorni. Gridano al successo. Insiste dunque Pannella nella sua battaglia. Radio radicale - annuncia - trasmettera' concetti e interventi, anche parlamentari del deputato Oscar Luigi Scalfaro nei confronti di quanto andava facendo, in modo colposo e preterintenzionale, il Presidente C
ossiga e che oggi in modo limpidamente doloso, fa il Presidente Scalfaro. Alla fine, oltre al Giornale diretto da Vittorio Feltri, resta a solidarizzare con i radicali solo Armando Cossutta (Rifondazione comunista). Non sono un magistrato dice - e capisco che vogliano seguire le vie formali. Ma c'è' il diritto di liberta' di opinione (art. 21 della Costituzione). Non mi risulta che Pannella stia portando offese e vilipendio al Capo dello Stato. Una critica, politica. Pannella raccoglie le firme... Noi non sosteniamo questa iniziativa, ma la nostra critica su Scalfaro E' severa quanto quella di Pannella.
-------------------------
IL GIORNALE 31 GENNAIO 1996
L'EX RADICALE: VOGLIO ESSERE PROCESSATO
Berlusconi pero' lo invita a usare toni meno accesi. La raccolta di firme contro il capo dello Stato intanto prosegue
di Marco Ventura
Quel processo io lo voglio. E se il ministro della Giustizia, che se non sbaglio e' sempre Dini, non concedera' l'autorizzazione a procedere contro di me per vilipendio del capo dello Stato, mi dimettero' dal Parlamento europeo. Galvanizzato per l'iscrizione del suo nome nel registro degli indagati, Marco Pannella passa al contrattacco e si dice pronto a rinunciare anche all'immunita' parlamentare, Stavolta, tra coloro che lo criticano c'e' pure Silvio Berlusconi, Il leader di Forza Italia si dice imbarazzato per il tono delle accuse al Quirinale, ma anche per le iniziative giudiziarie: Credo che Marco dovrebbe adottare nelle sue esternazioni una misura che non c'e'. D'Altra parte, il vilipendio del capo dello Stato e' un reato che da pi- posizioni si tende a voler eliminare dal nostro ordinamento giuridico. Forse, se l'una e l'altra cosa succedessero, sarebbe meglio per tutti. Che Pannella non scagli pi- anatemi e insulti contro il Quirinale, e che qualcuno pensi di processarlo per aver espresso a suo modo
il dissenso da Oscar Luigi. Solo che Berlusconi utilizza un termine che appartiene al lessico della politica, e in particolare a quello del Quirinale: esternazione. E fornisce cosi' il destro a Pannella per la replica: Berlusconi lealmente ha risposto che era molto imbarazzato sulla nostra iniziativa e su quella del procuratore capo di Milano, Borrelli. E lo capisco. Ancora una volta, tutto va a lode di Berlusconi. Lui si augura che le esternazioni siano meno ampie. Si e' sbagliato: le esternazioni meno ampie non devono essere le mie, ma quelle del presidente della Repubblica. Ad accelerare gli eventi e' stato lo stesso Scalfaro, con la sua esternazione a Taormina davanti all'Associazione nazionale magistrati, nella quale ha promesso che finche' ci saro' io, non passera' la riforma sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Osserva il presidente della Commissione giustizia della Camera, l'azzurra Tiziana Maiolo: Il presidente Scalfaro non dimentica mai di essere stato anche se per poc
hissimo un magistrato. Cosi' e' andato laddove c'e' la corporazione pi- corporativa, a solleticare il corporativismo dei magistrati, e con una frase a effetto si e' guadagnato l'ovazione. Ha detto una cosa gravissima. Quando c'e' un attacco politico che tende a denunciare un presunto comportamento anti-costituzionale del presidente della Repubblica, osserva Publio Fiori (An), dovrebbe essere questo l'oggetto delle indagini dei magistrati e non le modalita' con le quali si e' arrivati alla denuncia. Il forzista Pietro Di Muccio e' convinto che l'iniziativa dei giudici sia una bolla di sapone, perche' in un sistema libero e' diritto dei cittadini criticare in maniera aspra e dura la condotta delle autorita' supreme, altrimenti avremmo la categoria degli intoccabili e il reato di lesa maesta'... Solidarieta' a Scalfaro, fatto oggetto di ignobili attacchi che assumono l'aspetto di un vero e proprio tentativo di intimidazione, viene dalla direzione dei popolari di Bianco e, con una lettera al Quirinale, dai minat
ori della Carbonsulcis. I giovani del Ppi e del Pds distribuiranno a Roma volantini in solidarieta' a Scalfaro. La raccolta delle firme intanto prosegue. Chi ne vuol sapere di piu', puo' telefonare allo 06/689791, oppure (per chi ha il fax) ricevere direttamente il modulo della petizione formando il numero a pagamento 166114626.
------------
IL GIORNALE 31 GENNAIO 1996
OFFESE A OSCAR, PIOGGIA DI DENUNCE
Prosegue la raccolta delle firme mentre Radio Radicale registra le voci di protesta contro il capo dello Stato
Pioggia di auto denunce per vilipendio del capo dello Stato. Dopo l'iscrizione di Marco Pannella nel registro degli indagati, i militanti riformatori annunciano che sabato leggeranno nelle piazze di tutta Italia il testo del comizio per il quale Pannella e' indagato. Lo faranno davanti ai tavoli dove si raccolgono le firme per le dimissioni di Oscar Luigi, e avvertiranno in anticipo la polizia. Radio Radicale apre i microfoni con gli ascoltatori, e molti sottoscrivono le accuse. Silvio Berlusconi si dice imbarazzato e invita il leader riformatore a moderare i toni, ma Pannella replica. Scalfaro a dover moderare le sue esternazioni. Pannella rinuncera' all'immunita' parlamentare e si dimettera' da eurodeputato se il ministro della Giustizia ad interim, Dini, non concedera' l'autorizzazione a procedere: Quel processo io lo voglio. Tiziana Maiolo rimprovera al capo dello Stato di aver ferito la Costituzione, mentre il senatore di An Luigi Natali dichiara di condividere in pieno le critiche a Oscar Luigi e apre
il suo studio di avvocato per raccogliere firme.
----------
IL GIORNALE 31 GENNAIO 1996
TUTTI INDAGATI COME MARCO
I Riformatori ripetono in piazza il discorso che e' costato la denuncia a Pannella
di Marco Ventura
Pannella indagato per vilipendio del capo dello Stato? Ah si', allora ci autodenunciamo tutti. La proposta parte dai militanti dei Club Pannella Riformatori sulle frequenze di Radio radicale. Microfoni aperti per oltre un'ora sulle firme contro Scalfaro e sull'annuncio dell'iscrizione del leader radicale nel registro degli indagati a Milano. Ciao, sono Gian Claudio da Roma, un tavolinante o tavolinaro a tempo perso o a tempo libero, fate voi. Ecco la mia idea: un'autodenuncia collettiva su moduli prestampati, per solidarieta' con Marco In studio, il maratoneta della diretta, Emilio Targia, prende il microfono al balzo: Caro Gian Claudio, ci stiamo organizzando. Nella sede del Movimento, i promotori della petizione hanno gia' deciso: sabato, in tutta Italia, i tavolinanti rileggeranno, dopo aver debitamente avvertito magistrati e polizia, il testo del comizio di Milano per il quale Pannella e' indagato. Un'anteprima nazionale dell'autodenuncia la fara' oggi alle 16, a Livorno, la coordinatrice dei Club Pannel
la, Rita Bernardini, davanti al Teatro Gran Guardia. Al centralino di Radio Radicale piovono le telefonate. Per un ascoltatore che si autodenuncia, un altro denuncia Scalfaro. Buongiorno, sono Costantino Schirone, avvocato, chiamo da Bari. Ho presentato un esposto contro l'onorevole presidente della Repubblica per violazione della Costituzione. Una voce da Pescara: La disaffezione della gente e' totale, ecco perche' questo Paese comincia a sognare un Pannella che a furor di firme riesca finalmente a laicizzare il Palazzo. Berlusconi in pratica ha la sindrome di Stoccolma. La sindrome che lega i prigionieri ai loro aguzzini. L'obiettivo delle dimissioni di Oscar Luigi e' spontaneamente associato, nelle chiamate alla radio, all'incitazione al Cavaliere perche' non scenda a patti con la sinistra e non dia pi- ascolto agli ex e postdemocristiani. Massimo da Roma: Berlusconi stia attento ai Casini, D'Onofrio, Mancino.... Ancora dalla capitale, Francesca: Ho firmato con tutta la mia famiglia, se potessi metterei u
n milione di firme per far dimettere Scalfaro, lo sono di Alleanza nazionale, ma Pannella e' l'unico che si fa sentire. Non tutti la pensano cosi'. I microfoni della radio registrano pure il dissenso. Mi chiamo Gianni. Scusate, non e' stato Pannella a candidare Scalfaro al Quirinale e ora dice che e' un traditore? Allora un po' di coerenza !. Paolo da Genova: Il procuratore capo di Milano, Borrelli, ha tra le mani il codice di Vittorio Emanuele III, che vuoi che faccia! Lo processeranno, a Pannella. Beh, noi rideremo, tanto in galera non ci va. Nord chiama Sud: Salvatore, da Napoli. Scalfaro appartiene alla Prima Repubblica, alla Costituzione antifascista e parlamentarista, e resiste fino all'ultimo: fa il tifo da una parte. Un bolognese: Penso che voi radicali fate male. Non serve a niente, e poi ci sono cose pi- importanti. Perche' non tirate su le firme contro l'evasione fiscale?. Salvatore Sansone, da Termini Imerese: L'iniziativa e' giusta. Il presidente attualmente non rappresenta l'unita' della nazion
e come dovrebbe, e' evidente che fa il gioco del centrosinistra, di uno schieramento politico preciso. Quel che e' successo a Pannella, poi, e' indicativo del clima che c'e' in Italia: di censura, autoritario, lo si vede nell'eccesso di controlli ai tavoli. Enrico da Roma: Volevo dire che il presidente e' di sicuro una persona dotta e competente, che conosce la Costituzione meglio di chiunque altro, e quindi sa anche quando esce dalle righe. Le sue dimissioni sono una questione di buon gusto. Da San Remo: Pannella, perche' hai proposto tu Scalfaro? E' inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Clotilde, Roma: La gente forse non conosce la Costituzione, ma si accorge che Scalfaro e' il residente solo di una parte.... Per Anna Maria di Pescara, il vero obiettivo di Scalfaro e' il compromesso storico. Mario, Roma: Quando Mattarella introdusse il 25 per cento di seggi proporzionali alla Camera, li' Scalfaro doveva opporsi, perche' con un referendum pi- dell'80 per cento degl'italiani aveva votato pe
r il maggioritario. Un altro: Perche' viene inquisito Pannella, e invece il signor Bossi puo' dire quello che vuole in Parlamento offendendo la bandiera? I soliti due pesi e due misure . Infine un suggerimento a Vittorio Feltri: Perche' non allega al suo Giornale una cassetta con i discorsi di Scalfaro deputato per sentire la sua coerenza, lui che e' tanto bravo a denunciare l'incoerenza altrui?.
----------
IL GIORNALE 1 FEBBRAIO 1996
CRITICARE IL COLLE E' UN DIRITTO
La legge consente a tutti di manifestare il proprio pensiero
articolo di Iuri Maria Prado
pag.5
Ho gia' detto cosa penso della campagna promossa dai Riformatori e coraggiosamente (e solitariamente) "patrocinata" da questo giornale: essa non legittima la richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica, né da' fondatezza all'accusa di attentato alla Costituzione (accusa che sara' fondata o infondata, ma comunque a prescindere dal fatto che sia "sostenuta" dai cittadini). Pi- semplicemente e direttamente, invece, la raccolta delle sottoscrizioni adempie al fine di "dar voce" e possibilita' di replica a quel popolo cui Scalfaro (legittimamente o no) continua a rivolgersi. Questa precisazione non diminuisce il valore della campagna: ne precisa invece l'obiettivo e lo legittima, rendendo assolutamente inattaccabile l'iniziativa.
Tanto e' vero che se un Casini tenta di definirla "eversiva", deve aggrovigliarsi in complicate considerazioni sul rispetto formale delle regole per proporre la denuncia, mentre nulle il segretario del Ccd riesce ad argomentare in relazione al preponderante valore "politico" -nel senso sopra precisato- di tutta la vicenda. Ai cittadini bisognera' pure spiegarlo: o le dichiarazioni di Scalfaro sono espressione di prerogative a lui attribuite dalla Costituzione (si indicino le norme, cortesemente), oppure a esse il presidente della Repubblica si abbandona, diciamo cosi', "liberamente" e dando luogo ad altrettante spese di posizione di carattere politico. Ebbene, senza nemmeno stare a discutere della legittimita' di un tale comportamento (anzi: diamo per legittimo senz'altro) qualcuno si decide a spiegare perche' mai dovrebbe essere impedito ai cittadini di esprimere una propria opinione -ed eventualmente contraria- sui medesimi argomenti dei quali tratta Scalfaro? Spieghi l'on. Casini agli elettori (anche ai s
uoi, perche' tra i firmatari ve ne sono) che per essi non vale il principio secondo cui "tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione" (art.21 della Costituzione).
Ma Casini, va riconosciuto, e' almeno coerente rispetto alla sua tradizionale morbidoneria. Inaccettabile, piuttosto, e' l'attuale contegno del Pds. E' noto come il presidente della Repubblica abbia dichiarato la sua contrarieta' a ogni ipotesi di separazione delle carriere dei magistrati. Della cosa, tra gli altri, si e' puntualmente occupato Vittorio Mathieu (Giornale, 30 gennaio). ma due aspetti ancora devono essere chiariti al lettore: Il primo (di diritto) e' questo: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata" (art.74 della Costituzione). Lo strumento dunque concesso al presidente della Repubblica per opporsi, e per una sola volta, alla promulgazione di una legge, e' quel messaggio motivato. al quale il capo dello Stato puo' ricorrere nel momento in cui (non prima) la legge gli e' sottoposta. perche' "non prima"? Rispondo alla domanda ven
endo a toccare il secondo aspetto (che questa volta e' di fatto s o storico).
Il 30 ottobre 1991, l'allora capo dello Stato, Cossiga, dichiaro' la propria intenzione di opporre un rifiuto assoluto alla promulgazione di una certa legge (si trattava, se non sbaglio, di una legge che estendeva le funzioni della Commissione sulle stragi). Ebbene, particolarmente sopra quella circostanza, il Pds architetto' la propria denunzia per attentato alla Costituzione nei confronti di Cossiga.
Usando questo argomento: "Con tale dichiarazione, il Presidente ha tentato di impedire al Parlamento lo svolgimento di una sua specifica funzione, abusando delle proprie prerogative". "Anticipare la propria decisione prima ancora che siano maturate le condizioni per assumerla" proseguivano i denuncianti pidiessini "serve evidentemente ad interferire illegittimamente nelle funzioni di un altro organo". Ora si domanda: non ha tenuto lo stesso comportamento Scalfaro, dichiarando che non farebbe mai passare una legge tesa alla separazione delle carriere dei magistrati? Io voglio ripeterlo: non so dire se fosse fondata l'accusa a sua tempo rivolta a Cossiga, ne' se lo sia (e anzi confermo i miei dubbi in proposito) quella oggi mossa contro Scalfaro. Ma o il Pds si decide a chiarire la differenza tra le due ipotesi o dovremo prendere quella loro denuncia come un mezzaccio di guerriglia politica, e il silenzio di oggi come la prova definitiva che a parlar tanto di "regole" sono gli stessi che non si curano della re
gola prima e fondamentale: la certezza e l'uniforme applicazione del diritto.
Perche' e anche su queste faccende che si misura - che misureranno- la "serieta'" di certa gente.