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Partito Radicale Sandro - 4 gennaio 2000
ARCIGAY. LETTERA AI CATTOLICI ITALIANI NELLÆANNO DEL GIUBILEO

In occasione dell'anniversario della morte di Alfredo Ormando l'ARCIGAY organizza manifestazioni e volantinaggi in prossimità di S.Pietro a Roma e nelle altre città italiane. Pubblichiamo il testo del volantino che sarà distribuito

13 GENNAIO 2000

Il 13 gennaio 1998, Alfredo Ormando, quarantenne scrittore siciliano, si dava fuoco in Piazza San Pietro a Roma per lanciare un tragico grido di protesta contro chi lo condannava, in quanto omosessuale, ad un' esistenza segnata da pregiudizi e condanne morali. Scegliendo quel luogo, Ormando volle sottolineare le responsabilità morali delle gerarchie cattoliche nel permanere di un immotivato ed anacronistico stigma sociale nei confronti delle persone omosessuali.

Nell'anno del Giubileo, e nella ricorrenza di quel drammatico episodio, vogliamo lanciare ai cattolici italiani, e ai tanti pellegrini venuti nel nostro paese a celebrare l' Anno Santo, un messaggio di dialogo, di informazione, di conoscenza, la cui mancanza, ne siamo convinti, sta alla base degli ingiusti atteggiamenti di discriminazione che permangono ancora nel nostro paese.

La Chiesa, intesa come comunità di fedeli, è una parte importante dell'Italia democratica. Cattolici e laici operano insieme in molte associazioni, anche in quelle omosessuali, nelle organizzazioni del volontariato e del privato sociale. Su tante importanti questioni le stesse gerarchie vaticane sono in prima linea nellÆopera di costruzione di una società più giusta: dalla denuncia dello strapotere del mercato allÆimpegno per i diritti umani nel mondo.

Tuttavia, quando si parla di diritti civili delle persone omosessuali, l'attenzione alla dignità delle persone, l'impegno nella comprensione di una realtà che cambia, l'ascolto verso le ragioni dell'altro lasciano il posto alla cieca riproposizione di una condanna di immoralità, che, peraltro, distanzia la chiesa di Roma dalle altre confessioni cristiane.

Un adolescente gay e' portatore di un disordine morale oggettivo, ogni sua relazione amorosa eÆ un peccato, i suoi diritti sono inaccettabili pretese. Una legge che lo difenda da discriminazioni, insulti, offese è un vulnus alla nostra civiltà, licenziare un insegnante gay non è ingiusta discriminazione. Riconoscere giuridicamente le relazioni dÆamore fra persone omosessuali significa allearsi con la morte.

Nel corso del tempo la Chiesa di Roma ha rivisto le sue posizioni sulla base di una reinterpretazione dei testi sacri, implorando il perdono di ebrei e protestanti per le persecuzioni messe in atto nel passato. Verso le persone omosessuali, una minoranza perseguitata per secoli, unÆinterpretazione discutibilmente letterale di brani biblici provoca, invece, un atteggiamento discriminatorio e contrario al comandamento dÆamore di Cristo, come in passato era accaduto rispetto a temi come la colpa deicida degli ebrei, l'inferiorità della donna rispetto all'uomo, la violenza punitiva nei confronti dei figli.

Il Catechismo della Chiesa cattolica, definendo l'omosessualità come inclinazione oggettivamente disordinata rappresenta una condanna senza appello per i milioni di omosessuali cattolici che si vedono così estromessi dalla comunità se non al prezzo crudele della negazione di sé, della rinuncia alla propria identità e ad ogni pratica amorosa e sessuale. Il Giubileo, momento di comunione per eccellenza, per le persone omosessuali credenti diviene così bruciante momento di esclusione.

Questo atteggiamento di chiusura, inoltre, porta con sé una pressione costante verso le forze politiche italiane, in direzione contraria a qualsivoglia riconoscimento delle persone omosessuali come cittadine e cittadini portatori di diritti civili e dignità sociale. Le persone omosessuali, donne e uomini, trovano così nella Chiesa cattolica la principale fonte della negazione della loro identità, della loro affettività, dei loro diritti. Noi non crediamo che questo atteggiamento di incomprensione sia nello spirito delle Scritture, né che sia condiviso dagli italiani.

Ci rivolgiamo quindi alla comunità dei fedeli chiedendo loro di intervenire dove possibile, perché si ponga fine alla continua e diffamante ostilità da parte di chi, dovendo essere ministro dÆamore, produce esclusione e discriminazione. Perché la celebrazione di un messaggio universale di pace e giustizia non sia una tavola imbandita a cui non tutti sono invitati.

Stampato in proprio da Arcigay, Piazza di Porta Saragozza,2 - Bologna

 
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