(ANSA) - ROMA, 4 GEN - I licenziamenti in Italia sono un
fenomeno contenuto e l'uscita dal lavoro e' soprattutto
volontaria con le dimissioni che superano i licenziamenti in
senso stretto. E' quanto afferma il sociologo del lavoro Aris
Accornero, autore del volume ''L'ultimo tabu''' ricordando che
comunque l'Italia resta spaccata in due. Mentre nel Nord infatti
uscire dal lavoro significa spesso cambiarlo con uno migliore al
Sud l'uscita e' soprattutto involontaria e significa la perdita
del posto di lavoro. A livello nazionale - sottolinea Accornero
commentando l'indagine dell'Isfol sui soggetti a rischio
licenziamento - i licenziamenti sono il 7,7% dei motivi di
abbandono del posto di lavoro a fronte dell'11,7% dei motivi
personali o familiari. Aumentano anche i casi di fine di lavoro
a tempo determinato (13% del totale) mentre i pensionamenti
sfiorano il 55%% delle cause di abbandono del lavoro.
''Il dato piu' interessante - afferma - e' il calo della
percentuale dei licenziati tra i giovani. Tutto cio' e' dovuto
all'aumento dei contratti a termine e del tempo a disposizione
delle aziende per provare i lavoratori. La prova dura anni, una
volta entrati definitivamente in azienda e' piu' difficile
essere licenziati. E' cambiato l'ingresso al lavoro - avverte
Accornero - ed e' buffo chiamare questi contratti atipici
perche' rappresentano il 70% dei contratti di entrata. Ormai
sono il modo tipico e dominante di ingresso al lavoro. (SEGUE).
LAVORO: ACCORNERO,LICENZIAMENTI CONTENUTI,MENO DI DIMISSIONI(2)
(ANSA) - ROMA, 4 GEN - ''In Italia le dimissioni dal lavoro -
prosegue Accornero - sono piu' frequenti dei licenziamenti. Sia
per la normativa che tende a scoraggiarli (anche attraverso
l'uscita con pensioni di anzianita' e cigs) sia perche' spesso
lavoratori e aziende preferiscono accordarsi per un esodo
volontario magari con una buonuscita''. Accornero ha ricordato
che la vera mobilita' e' quella dei contratti a termine che
spesso rende inutile il licenziamento. ''La legge sul
licenziamento - dice - si puo' anche lasciare cosi' perche'
ormai c'e' un'alta quota di lavoratori a tempo determinato. Il
periodo di prova e' diventato molto lungo e si e' reso meno
necessario licenziare''. (ANSA).
04-GEN-00 17:49 NNNN