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Conferenza Rivoluzione liberale
Manfredi Giulio - 4 gennaio 2000
"POCHI INFERMIERI, TROPPI MEDICI"
Sole 24 ore - Martedì 4 Gennaio 2000 - commenti e inchieste Da un'indagine nella Ue, il nostro Paese risulta in buona salute nonostante un sistema pletorico e inefficace Pochi infermieri, troppi medici L'Italia in ritardo nello smantellare strutture e curare i pazienti a casa - Negli ospedali posti letto in esubero

di Piero Micossi Il Parlamento europeo ha pubblicato recentemente un'indagine comparativa sulla Sanità dei 15 Stati membri dell'Unione, da quale si traggono interessanti informazioni sulle tendenze dei nostri sistemi sanitari. L'aspettativa di vita alla nascita è in media di 80 anni per le donne e di 74 anni per gli uomini. Si tratta di un dato ragguardevole, correlabile alle condizioni economiche, di nutrizione e di scolarità, che sono i fattori che più di ogni altro rendono ragione della migliorata aspettativa di vita nei Paesi industrializzati. Interessante il dato sugli anni di vita perduti a causa di morte per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e oncologiche. Si rileva infatti che gli italiani mostrano una mortalità per malattie cardiovascolari e cerebrovascolari inferiore di oltre il 30% alla media dell'Unione, mentre per i tumori degli uomini esiste una mortalità leggermente superiore in Italia alla media europea. Dunque le nostre condizioni di vita e probabilmente la dieta cosiddetta mediter

ranea mostrano ancora effetti benefici sulla nostra salute. Preoccupante il dato relativo all'Aids dove l'Italia mostra ancora, almeno fino al 1997, un numero di casi annui per milione di abitanti più che doppio rispetto alla media dell'Unione, seconda solamente alla Spagna. Dobbiamo ritenere che le politiche di prevenzione e informazione rivolte alla nostra popolazione risultano ancora insufficienti a contenere il fenomeno. E tuttavia di sollievo il fatto che in tutti i Paesi europei considerati la tendenza alla crescita dell'Aids si è ormai arrestata e si mostra invece una lieve riduzione percentuale dei nuovi casi annuali. I dati sulle strutture ospedaliere e sul personale mostrano le difficoltà che il nostro Paese incontra, insieme a Francia e Germania e ristrutturarsi. Nella tabella vengono presentati alcuni indicatori significativi, relativi solamente ad alcuni dei Paesi oggetto dello studio. La tendenza alla riduzione dei posti letto per acuti, avviata ormai da alcuni anni, procede lentamente in Itali

a, che possiede ancora oltre 5 posti letto per ogni mille abitanti, a fronte di una media europea di poco superiore a 4 e di un numero ormai consistente di Paesi con circa 3 posti letto per acuti per ogni mille abitanti. Il dato relativo al numero di ammalati curati su ogni posto letto disponibile mostra per l'Italia un miglioramento consistente rispetto ai dati antecedenti al 1994, anche se non si raggiunge ancora il dato medio europeo di circa 31 pazienti trattati per posto letto. Dunque il nostro sistema ospedaliero rimane pletorico per numero di posti letto e mostra ancora un'efficienza ridotta rispetto ai Paesi europei meglio funzionanti. Si osservi il caso della Gran Bretagna che riesce a curare ogni anno un numero di pazienti quasi doppio rispetto all'Italia e per questo dispone di meno della metà dei posti letto (48 contro 26). Si conferma purtroppo un'altra anomalia del nostro sistema sanitario: abbiamo un eccesso rilevante di medici per ogni 10mila abitanti (ben 53 a fronte di una media dell'Unione

di 28) e una carenza altrettanto notevole di infermieri (solo 41 per ogni 10mila abitanti a fronte di una media dell'Unione di oltre 70). Che cosa concludere dallo studio del Parlamento europeo? Lo stato di salute degli italiani è buono, assolutamente in linea con quanto si osserva negli altri Paesi dell'Unione europea. Ciò a dispetto di un sistema sanitario che si trasforma con lentezza, pur mostrando qualche miglioramento di efficienza gestionale, certamente non in linea con quanto avviene nei Paesi nordeuropei. L'Italia ha in effetti un problema in più rispetto ad altri Paesi europei, costituito dal debito pubblico che ci costringe a contenere la nostra quota pubblica di spesa sanitaria al di sotto della media dei Paesi dell'Unione. A questo dovrebbe corrispondere maggior efficienza, per evitare di far gravare sui cittadini gli effetti di una spesa sanitaria pubblica globalmente carente. Per quanto non manchino alcuni segni positivi, il grande vincolo costituito dall'incapacità di ridimensionare il nostr

o sistema ospedaliero impedisce di liberare risorse per offrire maggior servizio e migliore qualità ai nostri cittadini. Rimane insoluto anche il problema dello squilibrio nella composizione del personale del nostro servizio sanitario pubblico. Troppi medici e pochi infermieri. Fra l'altro, con l'introduzione del diploma infermieristico universitario, non si sono ancora risolti i problemi del fabbisogno di questa figura professionale, che per una serie di motivi è giudicata non interessante dai nostri giovani, per cui è già prevedibile una grande crisi di personale infermieristico nel prossimo triennio. Infine, ci si domanda come mai le informazioni sull'andamento del nostro sistema, anche in relazione ai Paesi dell'Unione europea, ci vengano sempre dall'estero, mentre i propositi di mantenere il Paese e il Parlamento aggiornati sugli indicatori di qualità ed efficienza del nostro servizio sanitario rimangono tuttora non esaudite promesse.

 
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