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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 5 gennaio 2000
Segue intervista a Marco Pannella pubblicata oggi su 'La Stampa' pag. 5

IL LEADER RIFORMATORE "ABBIAMO RACCOLTO 46 MILIONI DI FIRME MA NON SIAMO MAI INVITATI NEI SALOTTI TV"

"Contro di noi riecco la prima Repubblica"

Pannella: Ppi come la Dc, Berlusconi erede della partitocrazia

Pierluigi Battista

ROMA

ONOREVOLE Pannella, ha letto che il presidente Cossiga è contrario ai referendum "sociali" proposti dai radicali?

"Ho letto. E mi sembra un eloquente sintomo di come è ridotto questo Paese il fatto che a menare la danza sulle prime pagine dei giornali sia un uomo senza nessuna legittimazione di tipo democratico e che siede in Parlamento soltanto nella sua qualità di ex Capo dello Stato. Proprio come ai vecchi tempi, quando l'allora presidente della Repubblica, violando clamorosamente la Costituzione, anzichè essere processato e condannato, si guadagnava ogni giorno la gloria della scena con le sue quotidiane "picconate". Questo è molto interessante".

Interessante?

"Beninteso, interessante non per l'eco che amplia ogni sua battuta, per la capacità di questo personaggio tragico, di questo personaggio dostoevskjiano, di questo ossesso del gioco, di tenere banco sui giornali. Interessante specie perché la dice lunga sulla stampa e sulla "politica" ufficiale. Da Cossiga me l'aspettavo questa sortita sui nostri referendum. Del resto, lo stesso Cossiga si aspetta di tutto da se stesso".

Il ministro del Lavoro Cesare Salvi aveva proposto al governo di costituirsi "parte civile" contro i referendum che a suo avviso puntano a smantellare brutalmente lo Stato sociale. Ma ha rinunciato all'idea.

"Non ha rinunciato all'idea Pierluigi Castagnetti. L'impopolarità evidente del suo partito, detto popolare, induce Castagnetti ad aver paura soprattutto del popolo, colpevole di essere europeo, anziché vandeano e cattocomunista, e lo fa schierare come punta del blocco conservatore e antireferendario. Castagnetti recupera la peggiore tradizione della peggiore Dc, quella che tentò di coinvolgere il popolo dei credenti italiani in battaglie sanfediste e clericali, uscendone sconfessata, travolta ".

Torniamo alla rinuncia di Salvi.

"Mi sembra che sia prevalsa la linea di D'Alema e di Bianco. Ma il fatto stesso che un ministro dellla Repubblica possa aver concepito l'idea di regolare i rapporti tra governo e la sua sola opposizione alternativa presso la Corte Costituzionale la dice lunga sull'inesistenza in Italia di una cultura dello Stato di diritto. Se poi la smettesse con la tiritera dello Stato sociale minacciato, potrebbe informarsi su quanti sono i Paesi dell'Europa socialdemocratica in cui è in vigore una norma come quella sui licenziamenti prevista dal nostro Statuto dei lavoratori e che uno dei nostri referendum vuole abrogare. Sono generoso con Salvi e anziché fargli perdere tempo con faticose indagini, ecco la risposta giusta: nessun Paese dell'Europa socialdemocratica o liberale prevede una simile norma".

Salvi chiede al congresso dei Ds che si aprirà a Torino il 13 gennaio di impegnarsi con una solenne dichiarazione anti-referendum.

"L'avrà, l'avrà".

Come fa a esserne così certo?

"Ne sono certo come già ne era certo nel 1953 un conservatore selvaggiamente liberista come Ernesto Rossi che diceva: qualsiasi forza che sia alleata delle organizzazioni operaie non può che produrre una politica reazionaria. Rossi, come del resto Gaetano Salvemini, aveva ben in mente la forza di quel blocco sociale che comprendeva il padronato del Nord e le burocrazie operaie. I ds, che ancora non vogliono sciogliere il nodo storico del rapporto con la cultura liberale non di Giulio ma di Luigi Einaudi, sono impastati di quella storia. Salvi avrà soddisfazione dal congresso di Torino".

Anche Silvio Berlusconi, però...

"Silvio Berlusconi, il nostro Ross Perot, una storia nemmeno ce l'ha e cerca disperatamente di trovarsene ora una inventandosi il ruolo di erede della partitocrazia. Tutto il contrario del Berlusconi del ?94, che almeno ascoltava quello che gli diceva Antonio Martino".

Lo sa cosa dicono i maligni?

"Cosa dicono i maligni?"

Dicono che lei negli ultimi tempi è molto tenero con D'Alema.

"Oltreché maligni, sono pure disinformati. Certo, i giornali non riprendono quanto ho detto e ripetuto recentemente e cioé che questi signori del centro-sinistra hanno dimostrato di non essere capaci quasi di nulla, mentre Berlusconi sembra capace di tutto. Le pare un complimento per Massimo D'Alema? E forse non abbiamo rotto con Berlusconi da quando lui si è messo a fare la gamba di riserva dell'Ulivo con l'inciucio della Bicamerale? Si informino, questi maligni".

Cominciamo con il vittimismo sui media che non vi danno spazio?

"Vittimismo? Adesso comincio con un po' di cifre e poi vediamo chi è la vittima. Noi siamo il terzo partito del Nord e sulle televisioni abbiamo uno spazio che è pari a un settimo del Ccd e un ottavo di quello dell'Asinello. Negli ultimi anni abbiamo raccolto qualcosa come 46 milioni di firme autenticate e solo per gli ultimi referendum le firme sono state oltre 16 milioni, il che vuol dire che almeno un mlione e mezzo di italiani ha messo la sua firma per i referendum. La trovi lei un'altra forza politica capace di trovare un avallo così forte da parte dei cittadini. E invece niente. Non siamo invitati mai nei tinelli televisivi di Bruno Vespa. E, tranne l'eccezione di qualche programma quasi notturno di Alan Friedman, silenzio assoluto non dico sui referendum ma sui temi sollevati dai referendum".

Cioè?

"Sulle pensioni di giovinezza, pardon d'anzianità. Sono anni che il Fondo monetario, la Banca d'Italia, gli economisti come Modigliani dicono che l'Italia deve cambiare sulle pensioni. Ma il fatto che ci sia un referendum conclusivo su questo tema viene totalmente rimosso. Un altro referendum, quello sulla sanità, può richiamare nel settore della sanità centinaia di migliaia di miliardi. Si tratta di un programma di riforme in senso liberale e liberista coerente ed è per questo che la sinistra delle burocrazie sindacali si allarma. Ma in tv, sui giornali, in politica, niente, proprio nessuno ne parla".

Ne parla Salvi, però.

"Lo fa soltanto adesso. Prima, durante la raccolta delle firme, preferiva non polemizzare perché la polemica, vivaddio, costringe l'opinione pubblica a conoscere l'oggetto della polemica. Ma anche adesso ci sono silenzi sospetti. Chissà come mai Silvio Berlusconi, che pure si dimostra così premuroso sulle questioni della giustizia quando la macchina rischia di fare, e fa, qualche vittima eccellente, non dice una sola parola sui referendum sulla giustizia che pure prevedono tra l'altro la separazione delle carriere, la perentorietà dei tempi in cui si devono svolgere i processi e così via. Certamente non è un'amnesia".

Però Berlusconi annuncia una campagna contro il referendum elettorale e si fa paladino del sistema proporzionale.

"Ma figuriamoci. Già me lo vedo, il comunicato di Forza Italia che lascia "libertà di coscienza" e un blando appoggio ai nostri referendum. La gamba di riserva dell'Ulivo è sempre pronta. Questo non lo prevedono, i maligni?"

 
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