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Conferenza Rivoluzione liberale
Poretti Donatella - 5 gennaio 2000
REFERENDUM: ICHINO; OCCASIONE PERSA, INAMMISSIBILI SU LAVORO

(ANSA) - ROMA, 5 GEN - I referendum radicali? ''Potevano

essere una grande opportunita' per riformare il mercato del

lavoro, ma sono quasi tutti inammissibili. Quello sui

licenziamenti, comunque, puo' servire a stimolare una riforma

finora sempre rinviata''.

A bocciare i referendum cosiddetti sociali e' uno dei

consiglieri economici del premier D'Alema, il professor Pietro

Ichino, docente alla Statale di Milano, tra i maggiori esperti

di diritto del lavoro. Da tempo fautore di una riforma piu'

decisa del mercato del lavoro (e' suo il ricorso alla Corte di

Giustizia europea contro il monopolio pubblico del

collocamento), Ichino, gia' deputato del Pci e consulente della

Cgil, oggi definibile come ''liberal'', spiega all'Ansa perche'

non condivide i quesiti dei radicali: ''Il mio non e' un rifiuto

a priori, ma credo che gli estensori si siano fatti prendere la

mano da un'eccessiva furia liberistica, formulando quesiti per

lo piu' impraticabili. E dire che poteva essere un'iniziativa

utile e opportuna se impostata bene. Ma l'istituto del

referendum, o si utilizza con raziocinio o si rischiano effetti

dannosi''. Ichino condivide quindi le preoccupazioni del

ministro del Lavoro Salvi e giudica ''incostituzionali'' i

quesiti su collocamento, part time, lavoro a domicilio; mentre

definisce ''drastiche'' le conseguenze del quesito in materia di

licenziamento.(SEGUE).

REFERENDUM: ICHINO; OCCASIONE PERSA, INAMMISSIBILI SU LAVORO(2)

(ANSA) - ROMA, 5 GEN - Sui licenziamenti - dice - ''la

riforma e' giusta ma la strada politicamente piu' praticabile e'

un'altra: quella che da' al lavoratore licenziato un margine di

tempo per trovarsi un altro lavoro e azzera i costi per le

imprese''. Ichino rilancia la sua proposta, oggetto di un libro

(''Il lavoro e il mercato'') ma anche di un ddl presentato dal

sen.Franco Debenedetti (Ulivo):''Salvo i casi di colpa grave,

per cui scatta il licenziamento in tronco, dal momento della

comunicazione del licenziamento deve essere garantito al

lavoratore il diritto di restare per altri 6 mesi, piu' un mese

per ogni anno di anzianita'.Se il lavoratore decide di andare

via, la parte di tempo residua andra' monetizzata'.

Quindi gli altri quesiti:''Quello sul collocamento - dice -

poteva essere formulato per colpire i veri punti deboli della

legge, ma cosi' serve solo a travolgere l'intera normativa,

anche norme giuste come quella sulla gratuita' del servizio per

i lavoratori''. Stesso discorso per quelli su part time e lavoro

a domicilio:''Il primo porta a risultati opposti a quelli

voluti. Obbligare i datori di lavoro a pagare i contributi sul

minimale giornaliero, anziche' su quello orario, serve solo a

penalizzare il tempo parziale. Sul lavoro a domicilio si rischia

di vedere abrogate le norme sull'obbligo delle assicurazioni

sociali''. Sintonia con i sindacati? ''In parte si', ma se i

referendum servono a stimolare la riforma...''. (ANSA).

 
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