L'INTERVISTA / Il presidente di Alleanza nazionale: "Non andro' al congresso dei Ds perche' sara' solo un immenso, ingannevole spot elettorale"
"Il centrosinistra li teme, il Polo li sostenga. Accordi con Bossi? Vedremo"
Il Corriere della Sera, domenica 9 gennaio 2000, di Paola Di Caro
ROMA - Attacca i Ds: "Non andro' al loro congresso, perche' sara' solo un immenso, ingannevole spot elettorale". Fustiga il governo: "E' il maggior responsabile della crisi politica che investe questo Paese". Sotterra D'Alema: "E' presuntuoso, arrogante, insofferente". Ma soprattutto, Gianfranco Fini si rimette al centro della scena politica e indica al Polo la via per spiazzare "un centrosinistra senz'anima" fin dalle regionali, che con decreto "il governo deve indire per il 26 marzo, e' l'opposizione che glielo chiede".
"Servono alleanze coese, basate sui programmi - dice il leader di An -, tali da non disorientare gli elettori". E serve un si', rompe il tabu' Fini, sui "referendum sociali proposti dai radicali".
Dunque An approva quei referendum definiti dalla sinistra ultraliberisti, pericolosi, un attacco contro i lavoratori?
"Io non ho firmato quei quesiti, sono convinto come altri che il referendum agisca piu' come mannaia che come fioretto e riterrei preferibile lavorare in Parlamento su un tema delicato come lo statuto dei lavoratori. Ma so anche che in questa sede non si e' riusciti ad ottenere nulla, mentre i referendum sono li', esistono. Sono temuti dal centrosinistra, sono avversati da quel mondo che della maggioranza costituisce l'ossatura, primo fra tutti il sindacato, e si rivolgono invece a quel blocco sociale costituito dalle sette milioni di partite Iva che fanno riferimento proprio al centrodestra, al nostro elettorato. Per tutti questi motivi, credo che il Polo debba prendere una posizione comune e schierarsi a favore dei cosiddetti referendum sociali promossi dai radicali: lo deve fare sia affermando la necessita' che la Corte costituzionale li dichiari ammissibili, sia sostenendoli nel merito".
Insomma, i referendum non sono in contraddizione con la politica di An?
"No, va contrastata la campagna di falsificazione di chi sostiene che i referendum danno "la liberta' di licenziare" o rappresentano la fine dei diritti dei lavoratori. Si propone invece, tra l'altro, di abolire il divieto di licenziamento senza giusta causa, che peraltro non viene quasi mai riconosciuta dai pretori del lavoro, con la garanzia di indennizzo per il lavoratore. E poi chi tra i nostri elettori non ritiene giusta l'abolizione del finanziamento pubblico ai patronati sindacali o la liberalizzazione del part-time e del collocamento?".
Lei sta pronunciando un si' a tutti i referendum radicali?
"Su qualcosa non siamo d'accordo, come la smilitarizzazione della Guardia di Finanza. Sul referendum anti-proporzionale il Polo non credo riuscira' a trovare una posizione comune, visto il nostro si' e il disaccordo di Forza Italia. Ma sul cuore dei referendum, quelli cosiddetti "sociali" appunto, la partita e' squisitamente politica e il Polo deve giocarla".
Intende dire che nella partita rientra la possibile alleanza con i radicali alle regionali?
"I margini per un accordo con i radicali mi paiono ristretti, vista la loro annunciata volonta' di correre da soli alle regionali. Una scelta che mostra contraddittorieta': i radicali si considerano sostenitori del bipartitismo, e a noi che siamo bipolaristi convinti fa piacere, ma poi, anziche' cercare una collocazione stabile in uno dei due poli, Pannella e Bonino finiscono per diventare i terzi o i quarti competitori, aumentando la confusione. Dunque quando dico che il Polo non deve avere esitazioni a schierarsi per i referendum non lo faccio solo per stringere accordi con i radicali, ma soprattutto perche' quei quesiti si rivolgono al nostro mondo di riferimento. E allora saremo piu' credibili quando chiederemo agli elettori di dare un voto che serva per il governo delle regioni, quando li inviteremo a non disperdere i consensi scegliendo una forza che non si schiera".
Restando in tema di alleanze: cercherete l'accordo con il Cdu e con la Lega?
"Di fronte all'atteggiamento della sinistra, che e' solo alla disperata ricerca dell'accordo con tutti senza anima e senza attenzione ai programmi, che apre a Rifondazione e cerca di tenersi il Trifoglio, che tiene la porta aperta a Bossi e strizza l'occhio a Pannella, beh io capisco la tentazione del Polo di ripagarli con la stessa moneta. Ma sono contento che Berlusconi e Casini la pensano come me e non sono disposti ad alleanze purchessia, a desistenze mascherate. Cio' non significa che non si debba tentare di andare oltre il Polo".
Come?
"Con il Cdu non solo e' possibile, ma e' anche auspicabile un'intesa: e' un partito che fa parte del Ppe, c'e' convergenza sugli obiettivi comuni e Buttiglione si e' accorto subito dell'errore commesso sostenendo il primo governo D'Alema".
Con la Lega e' altrettanto disponibile?
"Prendo atto del fatto che Bossi, in crisi di consenso e identita', ha capito che tutte le sue utopie si sono dimostrate fasulle e non parla piu' di secessione. Ma non sono tanto ingenuo da non sapere che Bossi e' Bossi, che il suo partito si chiama ancora "Lega per l'indipendenza della Padania"... Beh, a Bossi che dice che gli accordi con la Lega costano, rispondo che anche gli accordi con An costano, in termini di chiarezza sui princi'pi. Dunque, attendo di capire qual e' il loro obiettivo reale, il federalismo o la secessione".
Ma l'accordo alle regionali lo farete o no? I tempi stringono.
"La premessa che ho fatto resta, ed e' una discriminante. Ma insieme dico che le prossime sono elezioni regionali, dunque e' su un programma per le regioni che dobbiamo verificare se esiste o meno possibilita' di intesa sui programmi. La Lega, per dire, come la pensa sul piano sanitario della Lombardia? Sull'istruzione professionale, sull'ambiente? Queste sono le risposte che vogliamo, e se verificheremo che la pensiamo allo stesso modo, Bossi decida pure di appoggiare i nostri candidati, perche' di questo si tratta. Se mi vengono invece a dire che l'intesa puo' nascere sul ritorno alla proporzionale dico no: primo, perche' siamo assolutamente contrari e decisi a votare il referendum, secondo perche' non e' materia che riguarda la politica regionale".
Insomma, a certe condizioni, di Bossi ci si puo' fidare?
"Piu' che di lui mi posso fidare della legge elettorale regionale: stavolta sono impossibili i ribaltoni, chi decide di far cadere una giunta si assume la responsabilita' di far tornare tutti al voto".
Veniamo alla maggioranza. Che si aspetta dal congresso dei Ds?
"Non ci andro', perche' si tratta di una manifestazione elettorale, e poi Sting non mi piace e alla Ferilli preferisco la Cucinotta... Organizzano solo un grande spot elettorale, dopo aver tanto polemizzato contro la propaganda in tivu'. Il loro obiettivo e' manifesto: mostrare una sinistra forte e vincente a dispetto della realta', nonostante le critiche durissime che arrivano anche dalle loro file, da Amato che parla giustamente del centrosinistra come di "un'espressione geografica", a Natta. Solo lo slogan di Veltroni, "I care", ovvero "mi faccio carico", e' sincero: perche' i Ds oggi si fanno carico di tutti gli alleati, di tutte le loro richieste, pur di rimanere abbarbicati al potere a ogni costo".
Amato coglie contraddizioni anche nel Polo, pero'.
"E' un passaggio forzato e improprio quello, un tentativo di riequilibrare l'attacco impietoso che fa al centrosinistra. E' ormai chiaro a tutti che il sistema italiano rischia di precipitare in una crisi sempre piu' grave soprattutto per responsabilita' di D'Alema e del suo governo, per la sua navigazione a vista, per il cinismo di voler restare al potere nonostante tutto e tutti. Rivedo il leader presuntuoso e insofferente della Bicamerale, che credeva di essere migliore di tutti: abbiamo visto come e' andata a finire".
Con questa maggioranza allora niente intese su legge elettorale e riforma istituzionale?
"Sulla legge elettorale An non accetta alcuna trattativa: si vada al referendum, che avra' il si' della maggioranza degli italiani. L'elezione diretta del premier, che e' una riforma costituzionale, puo' essere varata dopo il referendum, perche' nulla vieta che il sistema di elezione diretta del capo dell'esecutivo si innesti su una legge elettorale maggioritaria".