Due problemi di rapporti politici si sono posti al Polo per le libertà di fronte alle elezioni regionali; due problemi che riguardano altre forze incidenti sul suo elettorato. Una ha segnato gli anni Novanta, la Lega Nord, l'altra viene dagli anni Settanta, il Partito radicale.
La Lega Nord è un fenomeno centrale del cambio politico, perché è la ribellione dell'elettorato cattolico originario, quello del Lombardo Veneto, all'unità dei cattolici attorno alla Dc. Senza questa ribellione, non sarebbero nati né Forza Italia né il Polo per le libertà. Bossi ha fatto sognare i suoi elettori e così ha modificato il corso della politica italiana. Il sogno era illusione, ma i motivi per cui i sognatori sognavano erano reali e i sognatori sono tanti. Questo spiega perché Berlusconi ha ristabilito sulla questione del Nord un rapporto con Bossi: la riemersione della questione settentrionale è il fattore di modifica del sistema politico e della cultura politica italiana da cui nasce il Polo per le libertà.
Diverso è il tema dei referendum radicali. I referendum nascono per mettere il cappello del Partito radicale su un fenomeno diverso come la Lista Bonino alle elezioni europee. La Lista Bonino è stata una lista di governo, fondata sull'esperienza della Bonino commissaria europea e non della Bonino radicale. Non era quindi legata alla monotematicità dei temi referendari. Non a caso la Bonino era stata designata come commissario dal governo Berlusconi.
Del resto i venti referendum radicali sono un programma di governo scritto in forma referendaria. La via è dunque altamente impropria e destinata a non avere risultati in materia che chiede una legislazione tanto diversa dall'ordinamento vigente come quella proposta dai referendum radicali. I referendum sono un'arma impropria di Pannella per impadronirsi della popolarità della Bonino e costringere il Polo a dichiararsi come una forza politica referendaria anziché un'alternativa politica parlamentare. Pannella vuol mostrare che è il dominus del centrodestra. E lo fa in modo paradossale ponendosi come il decisore ultimo tra il centrodestra e la sinistra. Il mercato è avvenuto sotto gli occhi di tutti. Pannella ha annunciato la presentazione di liste radicali alle regionali come decisione presa solo dopo che D'Alema ha deciso di non costituire il governo come parte innanzi alla Corte costituzionale sui referendum radicali. Segno della poca incidenza politica che attribuisce ai referendum.
Il ricatto per il Polo è evidente: se non si sottomette al referendum come via principale della riforma politica, le liste della Bonino potrebbero far perdere il centrodestra alle regionali. E' ben singolare che una forza come i radicali che è per il maggioritario puro si ponga in uno spazio politico non collocato all'interno dei poli, ma come forza che può far vincere indifferentemente l'uno o l'altro. I radicali divengono così potenziali alleati della sinistra, come erano nati. E ciò in nome di referendum liberisti. I referendum, se appoggiati dal Polo come tale, spaccherebbero in due il Paese non sulla questione della libertà politica e dell'alternanza al dominio della sinistra, ma sulla questione dello Stato sociale. E' proprio questo a cui conduce la linea Pannella: la più idonea a dare delle ragioni a una sinistra che non ne ha più.