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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Luigi - 18 gennaio 2000
QR 67/69 - Segue estratto dall'editoriale di Rippa

QR 67/69 sarà disponibile nell'assemblea del 23 gennaio

La "terza fase" del regime

[...] La politica, ridotta oggi al rapporto e all'andamento di ciascuna economia nazionale al sistema degli scambi mondiali oppure alla resistenza degli interessi, legittimi e illegittimi, minacciati da questa globalizzazione, potrà ridivenire rappresentativa?

Potrà farlo se saranno sbaraccati tutti i lacci e laccioli che in Italia imbrigliano la nostra economia e le nostre istituzioni a difesa di una corporazione di garantiti.

I giovani sono l'attore sociale più evidente di questo processo di cambiamento. Per la maggior parte estromessi dal mercato del lavoro, si ripiegano sulla propria vita personale, sull'affermazione di sé come soggetto. I loro comportamenti sono influenzati dalla musica, dal cinema, dalla televisione, ma si manifestano anche nella partecipazione ad azioni umanitarie. Insomma sostituiscono la difesa della "società ideale" con quella della vita personale, che parte di loro non riduce a mera frenesia consumistica o a richiesta di assistenzialismo.

Lo stesso discorso vale per le donne. L'indebolimento dei movimenti femminili organizzati non ha impedito che la loro coscienza si rafforzasse e si definisse in termini che travalicano ampiamente la semplice richiesta di uguaglianza o la loro esigenza di identità.

La vera ragione, comunque, per la quale l'azione collettiva non prende corpo e questa consapevolezza, questo desiderio non si trasformano in movimento sociale e in azione politica, consiste nel fatto che la scena politica è ancora occupata dai "rappresentanti" dei vecchi movimenti sociali attualmente in via di estinzione.

I partiti e i sindacati che sono stati legati ai grandi conflitti della società industriale, siano essi di destra o di sinistra, sarebbero dovuti diventare da tempo agenti di gestione dei cambiamenti imposti dalle trasformazioni dell'economia mondiale e dei modi di vivere.

Il perdurare dei vecchi attori, quantunque camuffati da seconda repubblica, ha portato ad un imputridimento della situazione. Alla disfatta di un sindacato ululante dietro pretesi attacchi ai diritti dei più deboli, quando sono proprio i più deboli, i non garantiti, i "fregati" della situazione.

Ecco allora sussistere nella desolante vita politica e sociale italiana solo i cascami di attivisti che, in primo luogo, esprimono schemi di pensiero e di azione che ormai costituiscono dei forti ostacoli sulla strada del rinnovamento.

Nell'intera vita intellettuale e politica si sono diffusi frammenti di bolscevismo o, addirittura, un cinismo consumistico, che sono le due facce di una stessa medaglia.

E qui che Berlusconi è uguale a D'Alema, che Fini è come Veltroni.

La "terza fase" del regime partitocratico assistenziale all'italiana è un sistema arroccato, incapace di scelte politiche, omogeneo da destra a sinistra (leggi l'atteggiamento sui referendum detti "sociali"), privo di capacità di analisi serie.

Un sistema "concertante" e "sconcertante", non in grado di definire una ipotesi generale del cambiamento. Ridotto ad azioni difensive, incapace di prevedere le proprie conseguenze, tutti in fila indiana dietro a Bruno Vespa, che ha il compito di non far sapere...

Non si tratta più di conservare un ordine sociale, che ormai non esiste più.

Bensì di creare le condizioni sociali che tutelino la libertà personale e la diversità culturale e di attrezzarsi a confrontarsi, a interagire, anche a resistere all'utopia di un mondo trascinato da un moto perpetuo verso l'aumento sempre più rapido del consumo e delle comunicazioni. [...]

 
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