La Confindustria ha diffuso una nota in cui spiega le conseguenze concrete in caso di una vittoria dei sì ai referendum »sociali .Sole 24 ore Mercoledì 19 Gennaio 2000 italia - politica
Per quanto concerne il merito di ciascuna proposta referendaria, si osserva che i quesiti in materia di lavoro sono in linea con le direttive Ue perché abrogano norme che avrebbero dovuto essere modificate per tener conto delle disposizioni europee. In particolare: Part-time. Il quesito mira all'abrogazione dell'attuale disciplina legislativa contenuta nella legge 863/84 e successive modifiche. In caso di esito positivo del referendum sarà, comunque, sempre possibile stipulare, con il consenso del lavoratore, un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato a orario ridotto. La disciplina esistente, che verrebbe abrogata dal referendum, è in contrasto con la direttiva Ue (97/81) che recepisce un accordo stipulato a livello europeo, i cui più importanti principi sono: facilitare lo sviluppo del lavoro part-time su base volontaria e contribuire all'organizzazione flessibile del tempo di lavoro in modo da tener conto delle esigenze delle imprese e dei bisogni dei lavoratori; assicurare l'applicaz
ione del principio di non discriminazione nei confronti dei lavoratori part-time (temperato dal criterio di proporzionalità) e migliorare la qualità del lavoro a tempo parziale. Alla fine di novembre '99 il ministro del Lavoro ha presentato alle parti sociali una bozza di decreto legislativo, attualmente all'esame delle Camere, che solo parzialmente accoglie i principi contenuti nella predetta direttiva. Infatti, in relazione a quelle esigenze di flessibilità indicate nella direttiva comunitaria, non è stato previsto un numero di ore di lavoro straordinario (cosiddetto "lavoro supplementare") che il datore di lavoro può chiedere al lavoratore part-time, come pure la possibilità di modificare, in corso di svolgimento del rapporto di lavoro part-time, l'orario di lavoro inizialmente concordato con il lavoratore. In tale maniera non si favorisce il part-time e si discriminano i lavoratori a tempo parziale perché per essi non valgono le regole applicate agli altri lavoratori. Se l'esito del referendum sarà pos
itivo, fermo restando che, come si è già accennato, i rapporti part-time potranno essere sempre posti in essere dal datore di lavoro anche in mancanza di una legge, il legislatore italiano sarà, in ogni caso, chiamato a intervenire con un nuovo provvedimento per recepire le parti della citata direttiva comunitaria non toccata dal quesito referendario (compresa la questione degli oneri previdenziali). Contratto a tempo determinato. Il referendum mira all'abrogazione della legge 230/62 e successive modificazioni. In ipotesi che l'esito referendario sia positivo, veranno meno i vincoli attualmente vigenti e, di conseguenza, il contratto a tempo determinato potrà essere stipulato liberamente prescindendo dalla sussistenza di causali oggettive, sempre che nel contratto di lavoro venga previsto un termine di scadenza. Anche in questo caso la legislazione italiana, che il referendum mira ad abrogare, non è coerente con la direttiva comunitaria (99/70), che recepisce un accordo sindacale a livello europeo, la quale
stabilisce i seguenti principi: libertà da parte del datore di lavoro di stipulare il primo contratto prescindendo da ogni causale; intervento del legislatore o delle Parti per impedire l'abuso che potrebbe derivare dalla stipula di successivi contratti a termine tra gli stessi soggetti; applicazione del principio di non discriminazione. In caso di esito positivo del referendum, il legislatore dovrà assicurare la recezione dei contenuti della citata direttiva non toccati dal quesito referendario. Licenziamenti. Con il quesito si mira all'abrogazione dell'articolo 18 legge 300/70, come modificato dall'articolo 1 legge 108/90, che concerne la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro a seguito di dichiarazione di illegittimità del licenziamento da parte del giudice. Se l'esito del referendum sarà positivo, non occorrerà nessun intervento successivo del legislatore visto che troverà applicazione generalizzata la legge 604/66. In tal modo, il nostro ordinamento si adeguerà ai parametri dei principal
i Paesi Ue, nel senso che, come attualmente previsto dalla citata legge 604/66 in materia di licenziamenti individuali, sarà rimessa al datore di lavoro la scelta se riassumere il dipendente o pagare una somma a titolo risarcitorio in caso di dichiarazione di illegittimità del licenziamento perché privo di giusta causa o giustificato motivo, eccezion fatta per il licenziamento dichiarato illegittimo perché discriminatorio (per motivi politici, religiosi, sindacali, ecc.) essendo lo stesso nullo in base alla normativa vigente. Collocamento. Premesso che già oggi in Italia l'attività di collocamento può essere svolta tanto da soggetti pubblici che privati, se il referendum avrà esito positivo verrà meno il principo dell'"esclusività" dell'oggetto sociale delle società che svolgono l'attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro e, pertanto, le stesse potranno svolgere anche attività diverse, nonché tutta una serie di vincoli che oggi il legislatore ha imposto a queste società (idonenità degli uffici,
competenza professionale dell'amministratore, direttore, ecc.). Inoltre, il quesito referendario mira a eliminare il principio della "gratuità", nel senso che oggi il lavoratore che si rivolge a un collocatore pubblico o privato non è tenuto a corrispondere alcun compenso che, viceversa, potrebbe essere richiesto dalle società di mediazione laddove il referendum avesse esito positivo. In quest'ultimo caso il legislatore dovrebbe, comunque, intervenire su questo aspetto per individuare un'analoga disciplina, in quanto una recente convenzione Oil, peraltro non ancora recepita nel nostro ordinamento, riconferma il suddetto principio di "gratuità". Lavoro a domicilio. Il quesito mira all'abrogazione della legge 867/73 e successive modifiche; in caso di esito positivo del referendum la materia sarà regolata dalla disciplina precedente e, quindi, verranno meno i vincoli attualmente presenti (ad esempio, controlli amministrativi sul lavoro a domicilio, libretto di lavoro, eccetera).