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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 21 gennaio 2000
Segue intervista a Marco Pannella su "Il Messaggero"
venerdì 21 gennaio 2000 pag.4

Intervista al leader radicale che oggi apre lÆAssemblea nazionale

di MARIO STANGANELLI

ROMA - »Senti Bettino, visto che è chiaro che Scalfaro vuole sciogliere le Camere che lo hanno eletto, tu ti

dimetti allÆimprovviso, li costringi ad arrestarti subito. Lo fai adesso, ad agosto, e a settembre te ne vai a

Rebibbia, smetti - brutto scemo - di fumare, riceverai migliaia di lettere e alle elezioni che questi faranno

certamente, il 7 per cento non te lo leva nessuno . Il dialoghetto tra Marco Pannella e Craxi è dellÆestate Æ93,

quando il leader radicale, dopo aver difeso - alla sua maniera - nellÆaula di Montecitorio il segretario del Psi,

gli dava consigli su come affrontare i fulmini che la procura di Milano cominciava a scagliare su di lui. La

risposta di Craxi, accompagnata da un gestaccio, non lasciava spazio a equivoci: »Io in carcere? Mai .

»Beh, allora - replicava Pannella - scegli di andare in giro per il mondo a cercare qualche posto dove non ti

possono estradare. Ma quanto potrai durare così? .

AllÆargomento Craxi il leader radicale sbuffa, scuote la chioma bianchissima e sbotta: »Speravo, per una

volta, di essere interrogato su di noi, nelle ore in cui si apre una nostra Assemblea nazionale di straordinaria

gravità. Vi risponderò su Bettino ma a condizione che io possa ricordare, dire a chi non sa, che con Emma

Bonino siamo impegnati allo spasimo per una triplice, corale rivoluzione: quella liberal-liberista dei nostri

referendum; quella federalista che può prender corpo, con le elezioni del 16 aprile, in 15 Assemblee

costituenti, regionali certo, ma che riguardano quasi tutta lÆItalia; quella tecnologica di Internet, liberista,

libertaria, anti-Stato nazionale .

Sì, ma lei fa notizia non andando alla commemorazione del suo »amico Bettino alla Camera...

»Lasciamo stare... Fra lacrime di coccodrillo, concerto di jene, sciacalli, intellettuali, ce nÆè già di troppo.

Vede, da qualche decennio, i funerali "ufficiali" italiani sono divenuti infrequentabili. Così è stato per Pasolini,

per Sciascia e ora anche per Craxi. Lasciamoli soli, tutti gli uomini del potere, tornare sul luogo del loro

delitto per celebrare la morte di chi hanno assassinato come un capro espiatorio. Non fanno un ambiente per

bene e frequentabile, proprio in termini borghesi. Io me ne sto a casa e ascolto la viva voce degli scomparsi

a Radio Radicale, finché non la spegneranno, continuando a lapidare i radicali. Per me, quando crepo,

chiedo il buon gusto e la pietà di lasciarmi salutare da compagni e amici e - se lo vorrà - dalla gente, dal

popolo .

Non è un poÆ presto per parlare di morte?

»Non è questo. Ma alla vita non si possono pagare tutti i prezzi. Incalza lÆora nella quale lÆamore per la

stessa vita, per le sue ragioni e speranze, rende il "morire per la Patria" dolce, nobile e necessario. A 70

anni, tocca probabilmente a me. Nelle prossime ore, nellÆassemblea allÆErgife, comincerò a spiegare questa

riflessione .

Tornando a Craxi, lei e lo scomparso leader socialista avevate una concezione "totale" della

politica. Con quali differenze?

»Una cosa posso dirla: incrociando i ferri alla Camera con Bettino, nel corso della sua splendida requisitoria

del Æ93 sullÆautorizzazione a procedere contro di lui, gli ricordai che ad insegnargli quel che lui, con assoluta

franchezza e verità, denunciava essere costume e malcostume dellÆintera classe dirigente, erano stati

proprio i nostri padri nobili: La Malfa, Lombardi, Basso, Saragat, che ritenevano il finanziamento occulto per i

loro partiti e correnti un dovere democratico .

Non si può dire che non fosse un costume diffuso...

»Appunto questo era il dissenso tra noi: lui riteneva che poiché lo facevano tutti, il "consensus" fosse fonte

di legittimazione. Ma siccome i radicali non seguivano gli "insegnamenti" di La Malfa, Lombardi, eccetera,

Craxi doveva ammettere che noi non ci stavamo. Era costretto a dire "quasi tutti", ma il consenso totale non

cÆera e non valeva più la massima: tutti colpevoli, tutti innocenti. Inoltre gli ricordavo spesso che chi prende il

potere ne è preso, non lo prende .

Ora la commissione su Tangentopoli potrebbe venire a capo di tutta la vicenda sul

finanziamento?

»Presentare oggi la commissione su Tangentopoli come lo strumento di indagine e di verità che Craxi

proponeva, dopo tutto quello che è accaduto, è come proporre ai grandi capi e dignitari del regime - ladro di

verità prima ancora che di danaro - di suicidarsi per sfuggire alla verità e alla giustizia. Mi pare una

scemenza. Con i nomi che sono circolati, mi sembra piuttosto una galleria dei mostri di Goya. Insomma tutti

quelli che hanno voluto Craxi come agnello sacrificale perché togliesse "tutti i peccati del (loro) mondo",

dovrebbero ora, liberatisi di lui, trovare la verità per autoaccusarsi. Mi spiace, ma gli unici che potrebbero

costituire la commissione, siamo noi radicali .

 
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