Grazie Irene,

il grazie di una semplice militante radicale, che nella sua presunzione ha perso il coraggio di parlare per la paura di essere per l'ennesima volta delusa dal silenzio, nei fatti e nelle parole, che hanno sin qui fatto seguito a provocazioni piene d'amore come la tua. Grazie di cuore perche' il tuo coraggio scalfisce l'accidioso sentimento della solitudine, riportando l'attenzione a cio' che solo conta: l'innamoramento per la vita.

Condivido profondamente il tuo timore. Sai, spesso, quando a notte fonda nel chiuso del mio laboratorio, accudisco i cloni di cellule faticosamente ottenuti in tanti mesi di lavoro, la stanchezza mi indurrebbe a tirar via nel fare cio' che e' necessario per mantenerli in vita sani, ed ogni volta mi devo ricordare cio' che l'esperienza mi ha insegnato:

"Il fatto che il tuo 'bene' sia il contenuto non ti deve indurre a trascurare la qualita' del contenitore, questo deve essere integro, altrimenti le cellule si contaminano, e deve contenere abbastanza nutrimento, gli stimoli alla crescita devono essere sufficienti, ma non troppo forti altrimenti diventano tossici, e, soprattutto, l'aria deve essere libera di circolare"

Ogni volta che me ne sono andata dal laboratorio avendo tralasciato di curare una di queste cose, al mio ritorno ho trovato le cellule morte, il mio lavoro compromesso, e non sempre mi e' stato possibile ricominciare da capo.

Il tuo monito e' importantissimo e vero, non raccoglierlo o dimenticarselo e' esiziale, la vita impone l'umile esercizio dell'amore quotidiano. Lottare per qualcosa impone di preservare la volonta' e l'energia per tener a bada il delirio di onnipotenza, che proprio nei momenti cruciali puo' compromettere tutto rendendoci ad un tratto vuoti d'amore .

:-)