Come volevasi dimostrare, la risposta di Teresa Dentamaro illustra perfettamente il problema.
Ogni volta, e sottolineo ogni volta, che qualcuno si affaccia a far sentire la sua voce, anche se piena d'amore e di verita' come nel caso di Irene, viene frainteso.
Ed ogni volta il fraintendimento e' lo stesso.
Il disperato richiamo a preservare amore ed umilta', a non chiudersi nell'orgogliosa solitudine di chi, dando la vita alla lotta per il diritto, finisce per dimenticarsi che la lotta per il diritto e' una lotta per la vita, viene sempre scambiato per un intento distruttivo, dietro il quale ci sono ragioni personali che un facile freudismo puo' spiegare.
A forza di interpretare invece di ascoltare si muore.
Nel nostro difficile viaggio sul filo del rasoio tra dedizione e dannazione, noi radicali siamo spesso molto vicini a trasformare la nostra 'fede' in religione, assumendo i toni degli spaventati farisei, che, di fronte all'autocritica, reagivano con la mente resa ottusa dalla paura di essere contaminati dall'eresia, si affrettavano a dissociarsene davanti al Sinedrio per non perdere il proprio posto nel Tempio.
Un Tempio che, va detto, non sembra farsene un problema.
Davvero perdere le ragioni dell'umilta', sarebbe una brutta fine per degli 'anticlericali'.
;-)