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Conferenza Rivoluzione liberale
Grippo Antonio - 27 gennaio 2000
Fattore K

Nella politica italiana, ma piu' ancora nel paese, c'e' un grosso conto in sospeso: il conto mai saldato con il comunismo.

Il rischio dei cosacchi a Fontana di Trevi non e' mai stato reale, il "bipolarismo" consociativo DC-PCI e' storia.

Comunisti ieri e postcomunisti oggi sono stati e sono una colonna perfettamente integrata del regime di potere dei partiti.

Eppure il fattore K e' esistito ed esiste anche oggi - in altra forma - e pesa come un macigno, con altri macigni, sulla strada verso una democrazia compiuta.

Il fattore K che nega l'individuo e rifiuta le idee altrui perche' le considera semplicemente come non lecite. Non qualcosa cui contrapporsi, ma qualcosa da sciogliere nell'acido, polverizzare, far scomparire, cancellare. Il fattore K che ha sempre "ragione", qualsiasi abito indossi, per definizione: da comunista, da postcomunista, da socialdemocratico, pure da liberale. Chi ha ragione per definizione non fa battaglie politiche, schiaccia semplicemente ogni cosa intorno a se'. Tutti i mezzi sono leciti. La menzogna e' il metodo, la cancellazione della storia, dei grandi avvenimenti come dei piccoli fatti, della parola, e' il dovere. "1984" sul comodino, un manuale.

Il Muro e' caduto, non c'e' piu' il PCI, Veltroni afferma che "il comunismo non e' compatibile con la liberta'".

Benissimo, sono passi avanti. Ma il macigno K non e' esploso, ancora. Ci vuole tempo, molto tempo. La menzogna come metodo, il disprezzo, la macchina che schiaccia ogni ostacolo, di "destra" e di "sinistra", sono ancora qui.

A Radio Radicale telefonano in tanti, che condividono molti fra gli obiettivi radicali, per dire che la priorita', l'urgenza, e' pero' un'alleanza per "battere i comunisti", prima delle riforme, prima della rivoluzione, prima di tutto. Non sono d'accordo con loro, la scuola di Pannella mi ha indicato altre priorita' rispetto ad un'alleanza ad ogni costo "contro" qualcuno.

Eppure capisco, se non tutti, molti di loro. Generazioni di italiani, anticomunisti, liberali, socialisti democratici, altri, che il fattore K ha sempre relegato fra i "non democratici", i "fascisti", i "servi" di questo o di quello; che sono stati sempre sotto processo per quello che leggevano, per quello che pensavano e per quello che non pensavano.

Quegli italiani, giovani e vecchi, vedono coloro che li hanno sottoposti ad un processo eterno come i vincitori che si sono appropriati delle loro idee e dei loro riferimenti culturali, su cui avevano sputato, e li usano oggi contro di loro, con il disprezzo di sempre. Non solo, quegli italiani sono ancora una volta sotto processo, oggi, in quanto non abbastanza liberali, questa volta servi del "padrone delle TV" e/o non ancora, mai, pienamente democratici.

Se la loro analisi delle priorita' non e' la mia, se il Polo com'e' non mi piace per niente - anzi, mi dispiace assai - se un certo anticomunismo d'accatto e' solo stridio senza senso, pure non mi sento di liquidare semplicemente quegli ascoltatori come "tifosi da stadio", cio' che viene fatto in certi fili diretti, nell'eterna ed immancabile replica dell'ultima definizione di Pannella.

Il quale, come ho gia' scritto, sa pero' usare certe espressioni, perche' comprende le persone, le vicende e le parole.

 
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