Verso il no per i quesiti su Csm, imposte, sanita' e InailDa La Repubblica, Pagina 9, venerdi' 28 gennaio 2000
di SILVIO BUZZANCA
ROMA - La Corte costituzionale lavora ancora sull'ammissibilita' dei 21 quesiti referendari e sembra proprio che abbia intenzione di sfruttare tutto il tempo a disposizione per emettere i suoi verdetti. Dunque bisognera' attendere i giorni precedenti il 10 febbraio, forse il 10 stesso per sapere quale sara' la sorte dei referendum. Segno che questa volta la scelta e' complessa, soprattutto per i cosiddetti "quesiti sociali". Anche se, dalle poche indiscrezioni che filtrano dalla Consulta, sembra che le contrapposizioni fra i giudici siano minori rispetto ad altre tornate referendaria. Cioe' sia per i no che per i si' si tenderebbe verso maggioranze larghe.
Ovviamente il riserbo e' assoluto e l'unica cosa che si puo' tentare, quando e' possibile, e' un ragionamento sulla base dei precedenti e delle griglie interpretative della Corte. Il criterio base per giudicare l'ammissibilita' di un referendum e' l'articolo 75 della Costituzione, articolo che al secondo comma recita: "Non e' ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali".
Poche materie, ben precise. E su questo fanno leva i radicali che in un recente convegno hanno chiesto proprio il ritorno allo spirito della Costituzione, all'ammissibilita' di tutti i quesiti non espressamente vietati dalla Carta. Emma Bonino e Marco Pannella, ma anche Mario Segni, Gianfranco Fini e Umberto Bossi, pero' debbono fare i conti con la complicata giurisprudenza che la Consulta ha accumulato in anni di sentenze. In pratica i giudici chiedono che un quesito non intacchi contenuti costituzionalmente vincolati e sia formulato in maniera chiara, univoca ed omogenea. Un altro requisito, particolarmente controverso, e' quello della cosiddetta "non manipolazione del testo". In questo caso i giudici chiedono ai promotori di non presentare collage ricavati dal taglio dalle legge di parole o frasi. Ragionando su questi dati sembrano esserci molte probabilita' di un no per alcuni quesiti. Quello sul Csm, per esempio. E' gia' stato bocciato nel 1987, relatore Casavola, e nel 1997, relatore Mirabelli: lo stes
so giudice che relaziona oggi. Stesso discorso vale per il sostituto di imposta, il servizio sanitario nazionale e l'Inail. La Corte li ha considerati in passato assimilabili a quesiti tributari e quindi proibiti dall'articolo 75. Bisogna pero' ricordare che nel 1993, relatore Mirabelli, la Consulta aveva detto si' ad un altro quesito sul Ssn. Il no sembra scontato anche per la smilitarizzazione della Guardia di Finanza. Un referendum bocciato nel 1997, relatore, come oggi, Neppi Modona, e nel 1981, relatore De Stefano.
Il si', invece, sembra scontato, per il quesito elettorale, ammesso l'anno scorso, relatore sempre Chieppa, l'abolizione degli incarichi extragiudiziali dei magistrati, il quesito sul finanziamento ai patronati di assistenza e quello sulle trattenute sindacali. Lo stesso si puo' affermare per il finanziamento pubblico ai partiti e la separazione delle carriere dei magistrati, quesito ammesso nel 1997 con Capotosti relatore. Incertezza massima, invece, sugli altri referendum. Quello sulle pensioni, per esempio, potrebbe essere rinviato alla Cassazione perche' la Suprema Corte non ha tenuto conto di una "svista" dei proponenti (che non hanno chiesto la cancellazione di un comma) e anche perche' sono intervenute modifiche legislative dopo la presentazione del quesito. Sembrerebbero ammissibili i quesiti su collocamento, part time e contratto a tempo determinato, ma circolano molti dubbi. Sul lavoro a domicilio, invece, potrebbe scattare la tagliola della mancanza di chiarezza, omogeneita' e univocita'. Resta il
grande dubbio sull'abolizione del reintegro e la responsabilita' civile dei magistrati. Quest'ultimo quesito, relatrice Fernanda Contri, fu bocciato nel 1997.