iale (e forse politica) dell'Italia; ma tale circostanza era strettamente connessa all'apertura contemporanea di più fronti, come gli undici referendum facevano. Da liberale sono sospettoso nei confronti di operazioni di "traslazione di significati" relativamente alle norme giuridiche. In sostanza non trovo metodologicamente corretto rendere "simbolico" il referendum sul reintegro, caricarlo di significati, innalzarlo a portavoce dei quesiti (economici) bocciati. La vittoria (difficile) del referendum sul reintegro rappresenterebbe un'innovazione importante, ma parziale. L'impatto rivoluzionario dell'operazione referendaria era inestricabilmente legata alla molteplicità dei punti di attacco, circostanza che è venuta meno. Non dico che il progetto si teneva solo se fossero stati ammessi tutti, condizione non realistica; ma se, ad esempio, i sette referendum residui fossero stati: sanità, pensioni di anzianità, reintegro, part time, patronati sindacali, finanziamento ai partiti, legge elettorale, la valenzadella sfida sarebbe rimasta intatta. Nella situazione attuale, francamente, mi sembra di no.