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Conferenza Rivoluzione liberale
Vernaglione Piero - 4 febbraio 2000
Sono d'accordo con Antonio che "si sapeva benissimo a cosa si andava incontro", ma non mi convince il suo giudizio sul contenuto e le potenzialità "rivoluzionarie" dei sette referendum rimasti. Gli undici quesiti di argomento economico-sociale rappresentavano nel loro insieme un attacco ai quattro pilastri dei soffocanti e decrepiti Welfare contemporanei: mercato del lavoro, sanità, previdenza e sindacato. Mancavano solo la riduzione della pressione fiscale (ma, come per l'istruzione, non era possibile attuarlo attraverso referendum) e la liberalizzazione degli ordini professionali, e sarebbero state toccate tutte le tematiche oggetto della riflessione e dell'iniziativa liberista contemporanea. Le reazioni suscitate e lo spazio ottenuto sui mezzi di comunicazione da quei referendum confermano il loro valore dirompente in termini di innovazione e al tempo stesso di dissolvimento di un vecchio ordine burocratico e parassitario. Un'eventuale vittoria in quei referendum avrebbe cambiato il corso della storia soc
iale (e forse politica) dell'Italia; ma tale circostanza era strettamente connessa all'apertura contemporanea di più fronti, come gli undici referendum facevano. Da liberale sono sospettoso nei confronti di operazioni di "traslazione di significati" relativamente alle norme giuridiche. In sostanza non trovo metodologicamente corretto rendere "simbolico" il referendum sul reintegro, caricarlo di significati, innalzarlo a portavoce dei quesiti (economici) bocciati. La vittoria (difficile) del referendum sul reintegro rappresenterebbe un'innovazione importante, ma parziale. L'impatto rivoluzionario dell'operazione referendaria era inestricabilmente legata alla molteplicità dei punti di attacco, circostanza che è venuta meno. Non dico che il progetto si teneva solo se fossero stati ammessi tutti, condizione non realistica; ma se, ad esempio, i sette referendum residui fossero stati: sanità, pensioni di anzianità, reintegro, part time, patronati sindacali, finanziamento ai partiti, legge elettorale, la valenza

della sfida sarebbe rimasta intatta. Nella situazione attuale, francamente, mi sembra di no.

 
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