Alla cortese ed urgente attenzione
del Direttore de "Il Corriere della Sera"
dott. Ferruccio De Bortoli
Roma, 7 febbraio 2000
Gentile Direttore,
sul Corriere di ieri, il prof. Renato Mannheimer ha cercato di spiegare come e quanto i comportamenti e le scelte delle principali reti televisive possano incidere sulle prestazioni dei partiti sul "mercato elettorale". E, in base a criteri e modelli statistici che restano ignoti (e dei quali l'ottimo Professore si limita a dirci che sono "molto complessi"), Mannheimer propone una tabellina riassuntiva dalla quale si desume che, nel periodo compreso tra il mese di gennaio e il mese di maggio del 1998, i "radicali" ("e altri") sarebbero stati sfavoriti dalle reti Mediaset, ma sarebbero stati contemporaneamente avvantaggiati dalle tre reti della Rai (rispettivamente con un -1,7% e un +0,7% -di che, se è lecito chiederlo?-).
Ora, al di là della materiale impossibilità, per il lettore, di conoscere i criteri da cui queste cifre sono scaturite; al di là della singolare scelta di "apparentare" i "radicali" con non meglio precisati "altri" (perché questo abbinamento? e chi sono questi altri? e quanto ha inciso la loro presenza sulla cifra che ci è stata attribuita?); al di là, poi, della curiosa tesi secondo cui, tra i "danneggiati" dall'intero sistema televisivo, vi sarebbe la coppia Casini-Buttiglione, che due anni fa -più o meno come accade oggi- imperversava a reti unificate (Mannheimer vuole forse dirci che più i due vanno in tv, e più perdono voti?); al di là di tutto questo, ci sono alcuni fatti che meritano di essere presi in considerazione.
Innanzitutto, è esattamente nel periodo oggetto dell'analisi di Mannheimer che i radicali toccano il loro punto più basso di presenza televisiva anche e soprattutto sulle reti Rai (in tutta quella fase, l'"Osservatorio di Pavia" e il "Centro d'ascolto", concordemente, ci collocano ben al di sotto dell'1% di "presenza"); è esattamente in quel periodo (10 marzo 1998) che, all'unanimità, la Commissione parlamentare di vigilanza vota una seconda risoluzione nella quale riconosce il perdurare di un sistematico ostracismo da parte della Rai nei confronti dei radicali, nonostante una prima delibera del 19 novembre 1997 in cui -sempre all'unanimità- la Vigilanza aveva già denunciato "la pressoché totale assenza" dei radicali dalle reti del servizio pubblico; ed è, infine, esattamente in quel periodo che depositiamo le nostre più consistenti e documentate denunce nei confronti dei dirigenti Rai per attentato ai diritti politici dei cittadini, abuso d'ufficio e associazione a delinquere, denunce sulle quali -sia pure
in modo limitato e parziale- sembra ora essersi mossa, con una prima richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei vertici Rai, la Procura della Repubblica di Roma.
Ora, se perfino la Commissione di vigilanza e la Procura della Repubblica di Roma, che non sono certo due covi di pericolosi filo-pannelliani, riconoscono che in quel periodo non tutto sia esattamente andato per il verso giusto, non potrebbe sorgere qualche dubbio anche all'ottimo professor Mannheimer?
Daniele Capezzone
Responsabile informazione dei radicali
(d.capezzone@agora.it)