da L'Unita' domenica 13 febbraio 2000, di Giuseppe Caldarola
Come e' potuto accadere che una simpatica coppia di mezza eta' (l'anagrafe e' piu' severa ma la definiamo cosi' per rispetto della signora) stia diventando l'ago della bilancia dei prossimi scontri elettorali? Marco Pannella e Emma Bonino sono in politica da una vita. E' il loro mestiere, il loro unico mestiere, e lo fanno bene. Hanno condotto battaglie memorabili e altre su cui e' bene stendere un velo pietoso. Hanno, come Renzo Arbore, che pero' e' piu' simpatico, il mito dell'America.
Parlano una forma speciale di politichese, assolutamente incomprensibile ma efficace soprattutto nelle loro due specialita', il vittimismo e l'invettiva. Non sono mai stati sperimentati in attivita' di governo. Per Pannella e' un cruccio e nessuno sa se questa sfortunata circostanza sia stato un danno o un vantaggio per gli italiani. La signora Bonino e' stata commissaria europea (si dice che l'abbia fatto bene ma non siamo certi che la fama sia all'altezza dei risultati reali) e sarebbe diventata ministra se solo l'avesse voluto.
Molti italiani li detestano. Per altri sono un punto di riferimento. Il loro partito, il piu' vecchio in circolazione, si gonfia e si ammoscia a seconda delle stagioni. L'italiano che protesta, ma che non vuole perdere il contatto con il potere, spesso e' tentato di votarli e qualche volta lo fa, di piu' negli ultimi tempi. Questo tipo di italiano puo' essere di destra o di sinistra perche' la particolarita' della coppia Pannella-Bonino, veri precursori in materia, e' dichiararsi ne' di destra ne' di sinistra. In verita' sono l'una e l'altra cosa assieme. Sui diritti civili non hanno quasi mai sbagliato un colpo, sulle questioni sociali fanno rabbrividire anche gli imprenditori piu' estremisti. Anni fa questa loro propensione ultraliberista creava scandalo nella sinistra. Oggi un po' meno perche' anche a sinistra ci sono posizioni, su questi temi, che talvolta fanno rabbrividire.
Il segreto del loro attuale successo sta in questo strano impasto. Ogni tentativo di etichettarli o di paragonarli a protagonisti assai simili comparsi sulla scena in Italia o altrove, e poi scomparsi, e' decisamente fuorviante. Sono un piccolo pezzo del caso italiano. Il paradosso e' che due ultramaggioritari come loro si trovano in queste settimane a lucrare sul momento di maggior crisi del nuovo sistema politico parzialmente maggioritario. Questo e', infatti, il momento in cui conta molto il voto marginale, che nel loro caso quantivamente non e' neppure marginale. Ed e' anche il momento in cui la disaffezione alla politica e la crisi di identita' dei due blocchi alternativi aprono un varco per una "terza forza" che alla protesta suggerisce comunque una collocazione di governo. I partiti che hanno fatto della protesta e dell'autoesclusione, e' il caso di Rifondazione, la loro bussola sono in una difficolta' piu' grande. Per di piu' Pannella e Bonino hanno una acuta sensibilita' per la crisi dei rapporti fr
a grandi apparati politico-economici e settori di opinione pubblica. I referendum contro il sistema sanitario e quello contro i sindacati vogliono appunto far leva su un malessere diffuso. L'italiano medio si colloca spesso con Pannella e Bonino perche' stare con loro gli consente di mantenere nel proprio foro interiore l'identita' scomparsa o appannata, soprattutto nei settori estremi dello schieramento politico. Cosi' ai due leader radicali capita spesso di portare allo scoperto alcune malattie sociali e politiche. Quasi sempre sono pessimi medici.
Perche' sono sempre piu' tentati di andare con Berlusconi? Per alcuni la risposta e' semplice: perche' quando vengono fuori al naturale sono di destra. E' una risposta errata. Fra loro e la destra sono piu' i punti di dissenso che quelli di contatto. Dissentono da Berlusconi sul sistema elettorale, sono liberisti in un mondo politico di centro-destra affollato di statalisti e diretto da un signore che grazie alle omerta' pubbliche ha potuto costruire, con grande fiuto e capacita', un impero economico e mediatico altrove impossibile. L'impianto culturale differisce da quello di una destra normale, quella che enfaticamente chiamiamo di tipo europeo, ma soprattutto dalla destra italiana che e' fra le piu' arretrate culturalmente che ci sia. A sinistra troverebbero maggiore udienza e soprattutto convergenza reale su grandi questioni civili e uno spazio di discussione persino nelle loro irresponsabili ricette liberiste. Il referendum per togliere ai lavoratori la tutela contro i licenziamenti e' un'ostacolo gross
o fra loro e gran parte della cultura democratica italiana, ma se si riuscira' a sconfiggerli con una massiccia partecipazione al voto e una valanga di no, si potra' tornare a discutere. Una loro qualita' e' che non portano rancore e se li batti - come accade molto spesso - gridano al regime come l'ansioso cavaliere di Arcore, ma non vogliono rovesciare il tavolo.
Tuttavia non saranno questi ragionamenti a convincerli a recedere dal possibile accordo con Berlusconi (e Fini, Casini, Buttiglione, Cossiga, Publio Fiori, Bossi e i transfughi di Rauti: dimentichiamo qualcuno?). In questo momento sembrano attratti da una politica corsara che sfasci i due poli. Cossiga ha imparato da loro. Pannella e Bonino corrono tuttavia un rischio mortale. Anzi piu' di uno. Il principale e' che la tendenza inarrestabile alla polarizzazione politica li condannera' sempre piu' all'irrilevanza sostanziale. Due personalita' discutibili ma di rilievo della politica italiana potranno fare la fine di Casini, eterno e sfortunato erede a un trono che Berlusconi non abbandonera' mai. Incombe su di loro la berlusconizzazione. Se qualcosa questi anni hanno insegnato e' che la destra si gonfia come un palloncino ma perde pluralismo e pluralita' di voci. Se vai con Berlusconi diventi come lui. Comanda lui. Berlusconi non si puo' dirigere ne' si puo' aprire con lui una trattativa decente e senza trucch
i. Lo si puo' solo sconfiggere, come e' gia' accaduto e come accadra'. I leader del centro-destra si offendono quando si dice loro che e' probabile che saranno sconfitti alle elezioni e che in ogni caso se vinceranno non andranno lontano. Questa confusa assemblea plebea diretta dai ricchi produrra' lacerazioni sociali e istituzionali molto gravi. Impegnarsi per batterli e promettere, se vincono, una opposizione senza tregua e' il minimo che si possa fare per senso di responsabilita'.