Roma, 14 febbraio 2000
"Continuare a lasciare senza risposta l'escalation fondamentalista del Papa, comporta in realtà mancanza di rispetto e considerazione per le responsabilità che si assume l'incidenza che le sue prese di posizione possono avere nella vita della società e del nostro tempo.
Quando il Papa accusa la quasi totalità degli Stati liberali e laici di avere "legalizzato il delitto", quando chiede che "nulla resti di intentato" contro le leggi non conformi alle scelte "politiche" del Vaticano, scomunica e anatemizza gli Stati di diritto e i principi liberali.
Il fondamentalismo ideologico e pratico di Roma non è diverso, se non nelle sue conseguenze pratiche, nella Roma di oggi da quello di Teheran e dintorni.
La differenza pratica, determinata dal fatto che la Chiesa, non in quanto autorità religiosa ma come autorità morale e politica, illiberale e intollerante, non ha credito nemmeno nella maggioranza dei fedeli e dei popoli anche a maggioranza di anagrafe cattolica.
Spiace ricordarlo a Papa Wojtyla, così umanamente caro, prezioso, anche per chi, come noi, dissente assolutamente e da sempre con le tesi oggi egli ripropone e che scaglia contro i principi laici e liberali".