Facolta' di Scienze Politiche, Torino.LA RIVOLUZIONE NORMALE.
Gli italiani, in data ancora da definirsi, verranno chiamati a pronunciarsi sui 7 referendum sopravissuti alla sentenza della Corte Costituzionale. Uno dei quesiti riguarda la legge elettorale.
In Italia, come nella stragrande maggioranza dei Paesi democratici del mondo, si e' votato sempre, regime fascista incluso, con la ripartizione proporzionale dei seggi in base ai voti presi complessivamente, sull'intero territorio, dai singoli partiti: se un partito, ad esempio, prende, ad una tornata elettorale, il 7.3% dei voti, ad esso spetta in Parlamento il 7.3% dei seggi.
Nel 1993, grazie ad un referendum promosso anche dai radicali (c'e' da dire che comunque solo loro si sono da sempre dichiarati per il passaggio ad altro sistema) e' stata abolita la legge proporzionale. I promotori chiedevano una legge elettorale in stile anglo-sassone, chiedevano cioe' il maggioritario a turno unico: i seggi non sarebbero piu' stati distribuiti in proporzione ai voti presi dai singoli partiti su tutto il territorio; al contrario, il territorio viene diviso in tanti collegi territoriali, quanti sono i posti in Parlamento: e' eletto chi vince il computo della consultazione elettorale nel singolo collegio. Si chiama anche sistema uninominale. Ogni collegio da' un eletto.
Quali sono i vantaggi? Ci sono motivazioni vere e motivazioni false.
Le motivazioni false sono riempitive di luoghi comuni: si vota la persona, tendenzialmente, e non il partito di appartenenza; il candidato acquista importanza e l'attenzione si sposta sulla sua persona; i partiti tendono percio' a diminuire e si consolidano due grandi schieramenti, destinati a combattere su due fronti: quello della maggioranza e quello dell'opposizione. Il guadagno politico risulterebbe in termini di chiarezza e di governabilita'.
Ma in realta', fino al 1993, i partiti in parlamento non erano circa piu' di 10. Erano comunque tanti, gia' considerati troppi. Un Governo si reggeva sui voti di 5-6 gruppi diversi. (Nota: in Argentina, col sistema proporzionale, ci sono due-partiti-due)
Le leggi elettorali che scaturirono da quel referendum furono avversate dagli stessi piu' accesi sostenitori del maggioritario: vennero stabilite due diverse quote: al Senato si sarebbe votato col 100% di maggioritario, mentre alla Camera venne mantenuta una quota di proporzionale, corrispondente ad un quarto dei seggi; cioe' alla Camera il 75% dei seggi sarebbero stati assegnati col maggioritario, e il 25% in base ai voti che i singoli schieramenti avrebbero preso su tutto il territorio.
Col sistema impuro, da allora, ancora piu' di quanto si potesse immaginare, la situazione e' degenarata: i partiti si sono moltiplicati, fino ad arrivare a 40. Si sono formate due grosse coalizioni: il Polo, sedicente di centro-destra, e l'Ulivo sedicente di centro-sinistra, contenenti entrambi, ma soprattutto il secondo, un numero infinito di partiti grandi e piccoli. Caduto il Governo Dini, siamo tornati a votare, grosso modo dovendo scegliere tra i candidati del Polo, dell'Ulivo, di Rifondazione Comunista, dei radicali, dell'estrema destra e della Lega. Ancora, la situazione e il contesto sono degenerati. Negli ultimi 2 anni sono nati un'infinita' di nuovi gruppi parlamentari, che a loro volta hanno generato un'infinita' di nuovi partiti. Dapprima si sono ricostitituiti i partiti che sembravano spariti nelle due coalizioni: i verdi, i popolari, il CCD, il Cdu, il Svp, poi si sono spaccati molti di questi gruppi, raddoppiando di numero: e' successo ai comunisti e agli ex-democristiani, in particolare, e al
cuni partiti nuovi hanno cominciato a sostituire i vecchi. Sono persino nate nuove mini-coalizioni, di 10-15 deputati. Sono venuti fuori l'udeur, l'Udr, il cdr, Rinnovamento Italiano, il Trifoglio, per non dire dei socialisti, che hanno almeno 4 nuovi partiti a se stanti. Ci sono ora circa 40 gruppi parlamentari.
I partiti si formano e si riformano DOPO la consultazione elettorale, anche a mesi e mesi di distanza. E nessuna legge elettorale puo' porre rimedio a questo sfascio.
Secondo i sostenitori del maggioritario, ai quali, fatto gravissimo, si sono uniti i democratici di sinistra (partito delĺ'attuale primo ministro), che da sempre si erano reclamizzati profondamente avversi a questo sitema, dichiarandosi per 70 anni e oltre, proporzionalisti; secondo i radicali, An e i Ds, e secondo quasi tutta l'informazione giornalistica e opinionistica, la colpa del gran numero di partiti e dell'ingovernabilita' risiede in quella quota sopravvissuta di proporzionale.
Secondo invece Forza Italia, primo partito dell'opposizione, e secondo tutti i mini-partiti, la colpa risiede proprio nel maggioritario: calcola Giuliano Urbani (FI) che, fosse rimasto in vigore il sistema proporzionale, i partiti attualmente non sarebbero piu' di 5 o 6.
A questo punto, possiamo guardare ai motivi veri del maggioritario.
Col sistema anglosassone, a ogni collegio terrioriale, corrisponde un collegio elettorale, e a ogni collegio elettorale corrisponde un posto in Parlamento. E' questa la chiave: la politica non e' piu' nazionalistica. Infatti, tutti i regimi totalitatari dell'occidente, prima di instaurarsi, erano preceduti da un sistema proporzionale, che e' nazionalistico. Questo vale per la Spagna, la Germania, l'Italia e la Russia. Prima di Hitler, c'erano 22 partiti. E' il proporzionale che permette ad Heider (oltre alla suggestione provocata dall'assonanza del suo cognome con quello del fuhrer) di prendere voti mediante la propaganda neo-nazista. Invece, in Inghilterra e in Usa, la politica si decide nel singolo collegio. I candidati per essere eletti devono vincere le singole elezioni. I candidati devono rispondere ad un numero e ad una qulita' di elettori circoscritta, culturalmente e geograficamente.
E' grande esempio di democrazia, perche' la singola persona puo' candidarsi senza dover far parte di uno schieramento politico. Non c'e' bisogno di presentarsi in un numero prestabilito di circoscrizioni. Col proporzionale, paga fare parte di un partito che si presenta in tutto il territorio. In Inghilterra, i liberali hanno il 20% dei voti sull'intero territorio, ma un numero assai esiguo di deputati, perche' non vincono le singole dispute nelle singole moderne agora'. E' il collegio terrioriale che importa: il sistema uninominale anglosassone e' la molitplicazione su scala ripetuta dell'agora' greca; i candidati devono rispondere alle stesse persone che li hanno eletti.
E allora perche' i 40 partiti?
Non c'entra la legge elettorale, ma il sistema. Gli italiani non partecipano attivamente alla politica. I candidati vengono scelti nelle segreterie di partito, non dagli elettori. L'eletto non ha alcun legame con chi lo elegge, ne' di natura morale ne' democratica.
Il sistema italiano e' stato ribattezzato "partitocratico": e' il governo e il dominio non tanto dei partiti, quanto delle loro segreterie. I candidati non rispondono e nessuno, e a niente corrispondono, se non alla propria struttura burocratica e partitocratica.
Stiamo assistendo ad una versione antidemocratica del maggioritario. Abolendo il 25% di proporzionale, i partiti raddoppieranno ancora, arriveranno ad 80 e la colpa verra' attribuita ingiustamente proprio alla legge maggioritaria. E tutti vorranno tornare al proporzionale, nazionalistico antidemocratico che a suo modo alimenta e si fa alimentare dai partiti.
(nota: un partito con lo 0.002%, in regime proporzionale, non puo' dare noia a nessuno; col maggioritario invece puo' sbilanciare da una parte o dall'altra l'elezione in un singolo collegio)
La cosa piu' grave e' che con il proporzionale non c'e spazio per chi voglia offrirsi svincolato dalle logiche di parito.
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