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Conferenza Rivoluzione liberale
Partito Radicale Rinascimento - 15 febbraio 2000
REFERENDUM, BONINO REPLICA A COFFERATI
Roma, 15 febbraio 2000

Dichiarazione di Emma Bonino :

» Accusandomi di promuovere referendum che vanno contro l'Unione Europea (part-time e tempo determinato in particolare), Sergio Cofferati ha perso una buona occasione per tacere. E' tipico dei neofiti dell'europeismo, quale egli si dimostra, agitare acriticamente l'Europa come un totem buono per tutte le occasioni. Cofferati sogna un'Europa ipersindacalizzata, burocratica e standardizzata, in cui la diversità nei sistemi economici e nelle soluzioni adottate non sia, come io credo, un elemento di confronto vitale per la crescita e lo sviluppo dei 15, bensì un'anomalia da cancellare progressivamente. Cofferati vorrebbe estendere all'Unione Europea il meccanismo asfissiante della concertazione tra i rappresentanti degli interessi costituiti, quello stesso che produce in Italia vantaggi per pochi » inclusi e disoccupazione o declino per milioni di » esclusi dai vari » tavoli concertativi ; a cominciare dai piccoli imprenditori, i disoccupati e i giovani. Chi da vent'anni ha lavorato e lavora per un'Europa

federalista e liberale, sa che questo rischio di un'Europa burocratica, chiusa e protezionista è reale.

Quanto al merito delle accuse di Cofferati, ricordo al Segretario della CGIL che le Direttive comunitarie in materia di lavoro fissano determinati obiettivi e alcune linee quadro entro le quali il legislatore nazionale conserva ampia autonomia. Invocare le Direttive europee - per altro non ancora recepite dal nostro paese - per sottrarre al voto degli italiani i referendum sul mercato del lavoro come ha fatto la Consulta, rappresenta una pericolosa » innovazione . Forse che anche al legislatore ordinario, oltre che a quello referendario, sarà precluso l'intervento sulla normativa oggetto di direttiva comunitaria?

Il caso della nuova legge Salvi sul part-time é esemplare: si poteva, facendo salvo il principio della non discriminazione inserito nella direttiva, arrivare ad una piena liberalizzazione, che consentisse all'Italia di raggiungere l'obiettivo di una maggiore diffusione del part-time e di recuperare il terreno nei confronti di paesi virtuosi come l'Olanda, in cui la straordinaria diffusione del part-time ha consentito di sconfiggere la disoccupazione. L'esito finale, invece, é una legge ancora vincolistica e piena di rinvii al ruolo dei sindacati, che si prefigge il modestissimo obiettivo di centomila nuovi contratti a part-time in tre anni al costo di 600 miliardi di incentivi. Con la liberalizzazione del referendum, compatibile con la Direttiva, si poteva tranquillamente puntare ad un obiettivo di cinque o magari dieci volte superiore .

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