Lunedì prossimo il segretario dei Democratici di Sinistra Valter Veltroni partirà per un lungo viaggio in Africa, cinque tappe, dalla Guinea Conakry al Sud Africa, passando per Angola, Mozambico e Kenia: tre fra i paesi dove con maggior incidenza fame, denutrizione e malattie mietono veri e propri stermini.
Veltroni aveva annunciato questa sua iniziativa anche al congresso dei DS di Torino; e in precedenza - ricordo un'affollata assemblea-dibattito a un liceo romano - aveva detto che la questione della fame nel mondo e i rapporti Nord-Sud dovevano diventare uno dei valori fondanti della sinistra. Giovedì scorso intervenendo a "Porta a Porta" è tornato sulla questione, e tra l'altro ha auspicato che il popolo della sinistra, dopo le manifestazioni di vent'anni fa per il Cile e il Vietnam che si volevano "liberi", ma soprattutto "rossi", si facciano manifestazioni e cortei per la fame nel mondo. Ha perfino parafrasato il Talmud ("Chi salva una vita, salva il mondo intero"), sostenendo che se da queste mobilitazioni si salverà anche una sola vita, ne sarà valsa la pena.
Un piccolo neo, nei discorsi veltroneschi.
Mobilitazioni, e di massa, in passato ci sono state. Il PCI di allora guardava un po' indifferente, un po' schizzinoso: cose "sovrastrutturali", capitava di sentirsi dire mentre si organizzavano le prime manifestazioni, le famose marce di Pasqua fino a piazza San Pietro; "capucinades" si liquidavano i digiuni e le iniziative di Marco Pannella; finché venne il presidente Pertini con il suo "svuotate gli arsenali, riempite i granai", slogan ripreso - quando si dice - dal presidente amerikano Dwight Eisenhower (proprio lui: Ike. il generale repubblicano, ex comandante supremo della NATO). Impossibile che queste cose Veltroni le ignori. Una parola per riconoscere meriti ed errori passati non avrebbe stonato. Sarà, anche questo, dopo le elezioni regionali.
I radicali elaborarono un documento - poi sottoscritto da un centinaio di premi Nobel di ogni razza, credo e religione - che costituisce ancora adesso il primo e unico documento politico sulla questione della fame nel mondo. Rileggerlo - o leggerlo - ancora oggi può riservare qualche sorpresa e comunque fornire indicazioni preziose. Ed è lettura che forse dovremmo consigliare, ufficialmente, senza spirito di provocazione, a Veltroni: prezioso nutrimento per il suo "I care".