sabato 19 febbraio 2000 pag. 4Note per Silvio Berlusconi e Forza Italia per giungere al »progetto comune che le includa e dissolva
Solo concependo e realizzando
un nuovo »possibile si potrà vincere con-vincendo:
è la Rivoluzione liberale e federalista
Noi siamo da anni, oggi più di ieri, pronti ad allearci con Silvio Berlusconi e Forza Italia, Gianfranco Fini e Alleanza Nazionale, per realizzare un preciso, puntuale, concreto, articolato »progetto 2000 di radicale alternativa al regime.
Fino ad oggi, i nostri tentativi in questa direzione erano falliti. Oggi sembrano, o sono sembrati ad alcuni, prendere forma e corpo. Ed è stata subito rivolta pressoché isterica, sgangherata, urlata, apparentemente contro di noi radicali, sol perché la »suocera Berlusconi intendesse.
»Rivoluzione liberale e federalista , indicano concordi Berlusconi e Bonino? »Ma siamo matti? , esclamano quelli. »Ma come? Negli ultimi mesi Berlusconi ha fatto scelte moderate e democristiane, e ora? D'un tratto si tornerebbe alla Rivoluzione liberale? . E giù a invocare il cielo dei »valori eterni, imperituri, discriminanti, di coscienza, e chi più ne ha più ne metta.
Da laici quali siamo (ci dicono, a volte, ma non ce ne intendiamo, in profonda sintonia con il Concilio Vaticano II e Papa Giovanni XXIII), da laici intransigenti, rifiutiamo di proporre »valori da mettere ai voti, da affidare a Cesare, allo Stato, al potere. Il solo »valore politico di cui disponiamo è quello di obiettivi politici, legislativi (non: »etici ), di concrete riforme per l'oggi, concernenti le »regole e i diritti storicamente e mondanamente acquisiti come opportuni e saggi, nell'esercizio dell'insopprimibile umiltà della democrazia. In politica, insomma, non accetteremmo l'esclusione di »valori altrui, anche perché saremmo certamente contrari alla inclusione dei loro presunti opposti, anche se fossero i nostri; la libertà e la responsabilità degli individui, ricchi di finitezza e di contraddizioni, non ci consentirebbero di scatenare guerre, nemmeno pacioccone, per il »giusto dei fondamentalisti, islamici, clericali, fascisti o comunisti che siano.
ciò detto, anche per lasciar cadere i toni corruschi, lo sferragliare di armi, le urla per incutere paura e accecare i più, passiamo a quel che crediamo ci unisca, o almeno speriamo che ci possa unire a Silvio Berlusconi (e a Gianfranco Fini, probabilmente), nella fatica che, questa volta insieme, stiamo compiendo.
Percorso:
Veniamo al dunque, ad un »percorso possibile.
Il 16 aprile: elezione delle quindici Assemblee Costituenti dei quindici Stati-Regione italiani.
Il 21 maggio: voto dei sette referendum (residui del golpe di Corte, per il quale l'Italia verrà un giorno certamente giudicata dalla giurisdizione comunitaria e internazionale). Il popolo ci darà ragione.
In autunno (o nella primavera del prossimo anno, se si giungerà al termine naturale della legislatura): elezioni politiche.
Nel 2001: voto dei nuovi referendum di Rivoluzione liberale proposti da cinque Regioni neo-elette.
Nel 2002: nuove elezioni regionali secondo gli Statuti dei quindici Stati-Regione eletti il 16 aprile, subito dopo i previsti referendum di approvazione degli Statuti stessi.
Contenuti:
Sui contenuti e gli obiettivi della Rivoluzione liberale e liberista è qui inutile tornare. Evochiamo solamente. Liberazione delle nuove forme di lavoro (e di impresa): part time, a domicilio, interinale, a tempo determinato. Potenziamento e riforma del sistema sanitario liberalizzato. Pensioni di "giovinezza" a partire dai 57 anni. Abrogazione dei finanziamenti pubblici dei sindacati, dei patronati, del parastato assistenzialista "culturale", ricreativo, sportivo-agonistico e via disdicendo.
Sono obiettivi urgenti e necessari per i disoccupati, i non garantiti, i giovani, le donne, i pensionati al minimo, per le attività "intellettuali", per la libertà economica dell'individuo (basta con le sole "libertà borghesi"!!!), per l'alternativa del Terzo Stato contro l'attuale ancien regime.
Quanto ai contenuti della Rivoluzione federalista (oltre le sennate, spesso comuni rivendicazioni dei "federalisti" dei due Poli): elezione diretta uninominale ad un turno dei Presidenti-Governatori e degli eletti nei Parlamenti-Consigli; attribuzioni "americane" (immediate o da perseguire) di competenze e funzioni; e, inoltre, sistema referendario "svizzero" (con principio di sussidiarietà a partire dai cittadini, dai Comuni, dai Dipartimenti-Province).
E' questa la »simulazione alla base del nostro contributo alla ricerca di un'intesa alta, concretamente rivoluzionaria liberale e nonviolenta, per l'alternativa, che ci ha fin qui unito nello sforzo, insieme a Silvio Berlusconi, di concepire il »nuovo possibile , anziché raschiare il fondo della botte del »vecchio possibile .
Da due giorni disponiamo di un documento progettuale inviatoci da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, che stiamo analizzando e che ci sembra possa integrarsi e mutualmente arricchirsi con la nostra »simulazione . Il tempo è drammaticamente poco. Ma di quel »poco è necessario fare tesoro.
Gianfranco Fini ha dichiarato poche ore fa di sospettare che »Pannella stia trattando anche con il centro-sinistra . Non lo sospetti, ma ne sia certo. Non nel senso di »trattare , di trattative in corso. No di certo. Ma che questa »simulazione e tutta la nostra iniziativa politica siano, da anni e oggi, dirette anche al »centro-sinistra , alla sua base sociale, non vi è dubbio. Di che »Terzo Stato , di che »Rivoluzione mai parleremmo, se ci rivolgessimo unicamente a chi si presuma aver di già maturato la possibilità della scelta »rivoluzionaria ? Gli »scontenti , che rovinano sempre più numerosi nel rifiuto, nell'astensione, appartengono a tutti e due gli schieramenti, non ad uno solo di essi. Ed è loro che occorre raggiungere e intendere.
Walter Veltroni ci ha pubblicamente proposto un appuntamento per il dopo-elezioni regionali. Ne siamo lieti, poiché è certamente meglio il »tardi che il »mai . Quanto a noi, Polo e radicali, abbiamo avuto sei anni almeno di vantaggio. Speriamo di saperne fare tesoro, tardi ma in tempo.
Oppure, non ci resta che attendere. Per gestire il declino (peraltro nemmeno da loro gestibile), è già maturo un ticket di sicuro valore: quello formato da Cofferati e da Callieri. Al quale -per affinità e omogeneità profonda di concreta cultura- non sarebbe serio non riconoscere dignità e forza maggiori di conservazione che a qualsiasi altro.
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