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Conferenza Rivoluzione liberale
Radio Radicale Sergio - 20 febbraio 2000
Il presidente si lamenta: "Sembro troppo festaiolo". Ai dipendenti: "Basta far politica"
Rai, Zaccaria: mi rifaccio l'immagine

[il Messaggero Domenica 20 Febbraio 2000]

di ALBERTO GUARNIERI

ROMA - "Permettetemi anche un'annotazione personale. Tra le cose da fare nel nostro secondo mandato c'è anche un deciso restyling della mia immagine dell'immagine del presidente. Non è possibile che io venga dipinto come un festaiolo quando invece sono impegnato in appuntamenti istituzionali dell'azienda".

C'è spazio anche per queste tematiche nel discorso di saluto che Roberto Zaccaria, confermato presidente della Rai, Pierluigi Celli direttore generale e tutti i consiglieri hanno fatto, dal vivo a viale Mazzini e collegato in teleconferenza con le sedi periferiche, con tutti i dipendenti della tv pubblica.

E non è un atto marginale. Tanto che poche ore dopo il direttore della Comunicazione Marcello Del Bosco presenta correttamente le sue dimissioni. Basta poco perchè la crisi rientri, ma certo non si assorbe l'immagine complessiva di una Rai che, pure con un vertice appena rinnovato e pieno di progetti, sembra investita dal virus del pettegolezzo salottiero, dove è in voga lo sport di fare e disfare organigrammi virtuali e dove il "taglia e cuci" è il piatto forte della serata, con contorno di piccole camarille.

Che il clima sia pesante e qualcuno esca dal gioco di squadra lo conferma anche un altro importante passaggio del discorso del presidente. "Qualcuno in azienda - dice Zaccaria - sta accreditandosi come rappresentante politico di una o più forze. Non mi illudo che questi comportamenti cessino del tutto. Ma è bene sappiate che noi siano stati riconfermati dai presidenti di Camera e Senato. Siamo noi i garanti del pluralismo in azienda, un pluralismo non partitico. E se qualcuno deve parlare, mediare, con il mondo politico questi sono solo i vertici aziendali".

Celli ha disegnato il futuro che attende la tv pubblica, in parte a voce, in parte in un articolo che ha scritto per il "Sole 24 ore". Il direttore generale si è anche soffermato a lungo sul concetto di servizio pubblico, con idee che hanno incontrato il favore di Alberto Contri, spesso in querelle con Celli proprio su questo tema.

""La nostra missione di servizio pubblico - dice Celli - è più della somma dei singoli obblighi che abbiamo. E' l'attribuzione di una responsabilità nei confronti dell'identità culturale della società italiana. E' un vincolo nei confronti del Paese".

Per quanto riguarda le strategie, il direttore generale conferma la necessità di una Rai forte, in grado e con la necessità di muoversi a vasto raggio sul mercato. Pronta anche ad andare in Borsa, magari quotando in un'unica "scatola" tutte le sue attività nei new media. "la strada è stretta ma la direzione grazie al cielo è ormai chiara" conclude nel suo scritto Celli.

Presidente, direttore e consiglieri hanno anche riservato un accenno al pluralismo: per dire, in termini pacati, che nel medio e lungo periodo la Rai non accetta lezioni da nessuno e comunque renderà trimestralmente pubblici i dati della presenza dei politici nei programmi. Infine, confermati al momento tutti i direttori.

 
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