Roma, 21 febbraio 2000
"Vorrei pregare Gianfranco Fini di fare, almeno lui (e Berlusconi), la persona seria. Noi, nella provocazione su droga, famiglia, aborto, divorzio, matrimonio degli omosessuali, eutanasia, bioetica e via litaniando, riconosciamo a voi la caratteristica di partito cattolico-italiano, e ci teniamo la nostra. Diciamo pure irrinunciabili l'una e l'altra. Infatti questo problema non l'abbiamo mai posto né pubblicamente né privatamente, né ieri né lo porremo domani.
Anche perché noi "siamo" l'antiproibizionismo da sempre e probabilmente
"per sempre". Regoleremo i nostri conti, come per divorzio, aborto, diritti civili, in altra sede e in altro modo.
La verità, allora? Diciamola. Da un mese tra di voi si è alzato un fuoco di sbarramento contro l'accordo fra radicali e polisti, per impedire che i veri problemi venissero affrontati e risolti.
In termini di programma e di progetto, con il massimo di pubblicità, abbiamo proposto di cercare un accordo sulle regionali e sulle politiche a partire da due necessità: la prima, scegliere il tipo di Stato-Regione da configurare e votare nelle Regioni di eventuale maggioranza di alternativa federalista e liberale; la seconda, concordare quali richieste di referendum, oltre a quelli sociali, sulla sanità e sulle pensioni, sarebbero immediatamente avanzate perché si tengano (elezioni politiche permettendo) nella primavera del 2001, o nell'autunno.
C'è poi tutto quanto, insieme, possiamo immaginare e decidere.
Finito l'ostruzionismo con il quale si è fin qui ritardato un'efficace ricerca di soluzioni politiche comuni, con il massimo di urgenza e di trasparenza affrontiamo il nocciolo vero, duro di una intesa politica alta, forte, vittoriosa".